Massimo Bossetti
ANSA/ UFFICIO STAMPA POLIZIA
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L'unico segreto del presunto assassino di Yara

Massimo Giuseppe Bossetti aveva una passione per le lampade abbronzanti. Un particolare di cui la moglie non sapeva nulla e che potrebbe avere attinenza con il caso Gambirasio

Massimo Giuseppe Bossetti aveva un solo segreto con la moglie: l’assidua frequentazione del centro estetico. La donna ha scoperto soltanto adesso la passione nascosta del marito per le lampade solari. Che fosse estate piena, autunno o inverno, con cadenza regolare, due volte a settimana, il presunto assassino di Yara, di rientro verso casa dopo una lunga giornata di lavoro, faceva tappa e si concedeva una pausa dentro un lettino abbronzante. Gradazione massima, livello quindici, per dieci minuti.

Per carità, una abitudine che non dovrebbe neppure essere degna di nota, figurarsi un articolo di giornale. Se non fosse che questi particolari assumono una duplice valenza ai fini dell’indagine: sulla dinamica che porta al sequestro della ragazza, e nel tentativo di delineare la personalità dell’uomo accusato dell’omicidio.

Nell’epoca in cui Yara è sparita nel nulla, il centro estetico si trovava in via Gotti, a Brembate di Sopra, a circa cento metri di distanza dall’abitazione dei Gambirasio. Per raggiungerlo, Bossetti passava con la sua auto nella strada che Yara abitualmente percorreva per raggiungere la palestra. Al riguardo, assumono estremo interesse le parole del fratellino di Yara, che ha raccontato agli inquirenti la confidenza della sorella su un "un signore in macchina che andava piano e la guardava male quando lei andava in palestra e tornava a casa". Un signore "che aveva una barbettina come fosse appena tagliata" e "una macchina grigia lunga". Come quella di Bossetti. La proprietaria del centro estetico, che nel frattempo ha cambiato sede, non ricorda con esattezza quando, ma racconta che Bossetti ha smesso di frequentare il suo negozio nel periodo successivo alla scomparsa della tredicenne.

Ma c’è un secondo aspetto che merita una riflessione. Bossetti fa il muratore, passa tutto il giorno dentro i cantieri, quasi sempre all’aperto: proprio il genere di occupazione in cui ci si può abbronzare lavorando. Eppure lui sente il bisogno di fare un salto al centro estetico, dove arriva, saluta, si mette sotto i raggi artificiali, si riveste, paga, esce. Poche parole, di circostanza. Poi torna a casa, si siede sul divano, gioca con i figli, cena, guarda la televisione, va a letto. Mai una sbavatura, una serata alla pazza gioia, un’amante, una uscita in discoteca, niente, nulla di nulla. La sua è una cura del corpo e dell’estetica fine a se stessa. Che non è certamente un indizio per disegnare il ritratto di un assassino, ma è l’unica sbavatura, l’unico aspetto della sua vita, l’unico segreto che aveva nei confronti della moglie.

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Carmelo Abbate