Washington contro Caracas: quanto reggerà il Venezuela?
(Credits: JUAN BARRETO AFP)
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Washington contro Caracas: quanto reggerà il Venezuela?

Il presidente Maduro chiede poteri speciali per rispondere alle nuove sanzioni USA. Ma questa sfida rischia di far collassare l'economia nazionale

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L’ennesimo scontro diplomatico tra Caracas e Washington questa volta non lascerà indifferenti i Paesi dell’UNASUR, l’Unione delle Nazioni Sudamericane. La prossima settimana l’organizzazione terrà un vertice tra i massimi rappresentanti degli Stati membri per rispondere a quella che il presidente ecuadoriano Rafael Correa ha definito una “ingerenza grottesca e illegale” degli Stati Uniti nei confronti del Venezuela.

Correa si riferisce alle parole usate il 9 marzo dal presidente americano Barack Obama nel comunicare i dettagli di un nuovo piano sanzionatorio adottato dal Congresso per colpire sette figure in vista dei vertici della sicurezza venezuelana, accusate dalla Casa Bianca di violazione reiterata dei diritti umani nelle proteste del 2014 in cui persero la vita 43 persone. In quell’occasione Obama ha puntato il dito contro il Venezuela, definendo il Paese una “minaccia straordinaria” per la sicurezza degli Stati Uniti, e annunciato che alle persone sanzionate (tra questi vi sono il capo dei servizi di intelligence, un pubblico ministero e il capo della polizia) verranno congelati i beni e impedito l’ingresso negli USA.

Giovedì 12 marzo i ministri degli Esteri di UNASUR si incontreranno a Montevideo per un incontro preliminare nel corso del quale, ha precisato Correa, “verrà predisposto un piano per rispondere al tentativo ingiustificato degli Stati Uniti di intervenire negli affari interni del Venezuela”.

Ieri, martedì 10 marzo, come era prevedibile è arrivata la reazione del presidente venezuelano Nicolas Maduro, il quale ha chiesto all’Assemblea Nazionale poteri speciali per rispondere alle nuove sanzioni americane. Da quando è stato eletto presidente nel 2013, è già la seconda volta che Maduro presenta questa richiesta in parlamento. Secondo il leader dell’opposizione centrista, Henrique Capriles, con questa mossa Maduro starebbe solo tentando di distrarre l’opinione pubblica dalle gravi condizioni in cui versa il Paese. Oltre che al crollo del prezzo del petrolio, la principale risorsa energetica di cui dispone il Venezuela, il governo di Caracas deve infatti far fronte all’impennata dell’inflazione al 60%, alla svalutazione del bolivar sui mercati internazionali e alla scarsità di beni di consumo di prima necessità nei supermercati.

 

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La posizione di Cuba
Il fatto che gli Stati Uniti siano pronti a replicare il modello sanzionatorio già applicato per certi aspetti contro Paesi nemici come Iran e Siria, desta però non poche perplessità. Dubbi che sono stati espressi anche dal governo cubano, nonostante il graduale disgelo dei rapporti tra Washington e L’Avana. “Come può un Paese lontano migliaia di chilometri, privo di armi strategiche e senza grandi risorse cospirare contro l’ordine costituzionale degli Stati Uniti?”, si chiedono a Cuba. E ancora: “Le dichiarazioni di Obama sono poco credibili e anzi rivelano i verti obiettivi degli Stati Uniti dietro questa strategia”.

Gli interessi degli USA e la strategia di Maduro
Gli obiettivi reali di cui parla il governo cubano rimandano chiaramente agli interessi energetici che legano Stati Uniti e Venezuelana. Gli USA restano infatti il primo partner commerciale del Venezuela, e l’acquisto di greggio nel mese di febbraio è addirittura salito fino a toccare la quota di 796.000 barili al giorno. Appare evidente, dunque, che con queste sanzioni Washington intende alzare il tiro delle sue richieste nel tentativo di ottenere un trattamento migliore per l’acquisto di petrolio.

Maduro, dal canto proprio, spera che questi scambi di accuse possono avere degli effetti positivi in termini elettorali. Il presidente conta di stimolare il sentimento nazionalista della base chavista ancora maggioritaria nel Paese e di tenere unite le tante anime del Partito Socialista in vista del voto parlamentare che si terrà entro la fine dell’anno. Resta da capire se e quanto il sistema economico e sociale del Venezuela, duramente messo alla prova negli ultimi mesi, riuscirà ancora a reggere questa sfida a distanza.

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Rocco Bellantone