Le armi Usa contro i jihadisti libici
News

Le armi Usa contro i jihadisti libici

Missili da crociera, droni e forze speciali per la campagna contro Al Qaeda in Libia

L’Unione Africana lo aveva previsto nella primavera dell’anno scorso: l’intervento militare contro Gheddafi trasformerà la Libia in una nuova Somalia. Una previsione già avveratasi per quanto concerne il caos istituzionale, le divisioni settarie su base tribale con oltre 70 milizie armate, i secessionismi di Cirenaica e Fezzan e il radicamento di gruppi terroristici islamici legati ad Al Qaeda.

La probabile risposta militare statunitense all’attacco al consolato statunitense a Bengasi e all’uccisione dell’ambasciatore Chris Stevens e di altri tre americani rischia ora di portare la campagna militare anti terrorismo statunitense sulle sponde del Mediterraneo, a pochi chilometri dalle coste italiane.

Le armi messe in campo da Washington rientrano nelle “operazioni discrete” con le quali Barack Obama ha rimpiazzato le guerre in grande stile di George Bush. Operazioni a basso costo e mirate contro leader e campi di Al Qaeda ormai di routine in Afghanistan, Pakistan, Somalia, Malì, Yemen ma che potrebbero svilupparsi presto anche  in Cirenaica, in particolare nella zona di Derna, culla dell’estremismo islamico libico.  
I cacciatorpediniere classe Arleigh Burke dotati di missili da  crociera BGM 109 Tomahawk possono colpire in profondità i campi e le basi dei terroristi individuate dai satelliti, dagli aerei spia EP-3 Aries , dai velivoli teleguidati Preadator, Reaper e i grandi Global Hawk in grado non solo di osservare ma anche di intercettare le comunicazioni.

I “droni” sono inoltre impiegabili per condurre attacchi con missili Hellfire e bombe a guida satellitare come quelli effettuati l’anno scorso contro le forze di Gheddafi. Per raids contro gli uomini di al-Qaeda e il loro capo in Libia, Abdulbasit Azuz, sono disponibili anche team di forze speciali, il Fleet anti-terrorism security team (Fast) de i Marines e i Navy Seal presenti nelle basi di Rota (Spagna) e Sigonella.

La base siciliana costituisce già il fulcro delle numerose operazioni condotte nel Sahel dall’Africa Command statunitense e potrebbe avere un ruolo di primo piano nelle operazioni contro al-Qaeda in Cirenaica che potrebbero però esporre l’Italia al rischio di rappresaglie terroristiche.

I più letti

avatar-icon

Gianandrea Gaiani