Afghanistan: salgono a 51 i caduti italiani
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Afghanistan: salgono a 51 i caduti italiani

Pesante il bilancio degli 11 anni di guerra

Con la morte del carabiniere scelto Manuele Braj salgono a 51 i caduti italiani in undici anni di guerra afghana.

Il militare è rimasto  ucciso nell’esplosione di un ordigno che ha ferito alle gambe altri due carabinieri (il maresciallo capo Dario Cristinelli e il carabiniere scelto Emilano Asta che sono fuori pericolo) della base di Adraskan, centro situato lungo la Ring Road  60 chilometri a sud di Herat utilizzato dall’Arma per addestrare la polizia afghana.

Sulle cause della tragedia italiani e afghani non concordano. "E’ stato un attentato, lo hanno confermato i rilievi. E' stato lanciato un razzo dall'esterno del campo, andato a impattare nei pressi di una garitta di osservazione” installata a ridosso della linea di tiro del poligono ha detto il portavoce del contingente italiano, il colonnello Francesco Tirino. Notizia supportata dal ritrovamento di “diversi  pezzi e frammenti'' di un razzo da 107 millimetri rinvenuti dagli artificieri italiani e americani che hanno effettuato i rilievi tecnici confermando l’ipotesi dell’attacco talebani.

Razzi di questo tipo sono frequentemente usati insieme ai mortai in attacchi a basi e postazioni dalla coalizione internazionale e dalle forze di sicurezza afgane. Solo tre giorni fa, secondo quanto è stato possibile apprendere, un attacco con un razzo da 107 millimetri era stato compiuto nei confronti della base italiana di Shindand, senza provocare alcun danno. Il 19 giugno un altro razzo dello stesso tipo aveva sorvolato la stessa base addestrativa di Adraskan mentre in passato armi di questi genere cadevano spesso anche all’interno del perimetro della base di Camp Arena a Herat. Il 24 marzo scorso, questa volta utilizzando mortai, i talebani uccisero il sergente Michele Silvestri all’interno della base Ice in Gulistan.

Diversa la versione della polizia afghana. Il responsabile del Centro di addestramento di Adraskan, colonnello Fazl Ahmad Khalili, sostiene invece che l’incidente è stato provocato "da una erronea manipolazione di un ordigno che ha riguardato unicamente gli addestratori italiani".

L’ufficiale sostiene che "nella base c'è una torretta dove ogni giorno addestratori stranieri vanno per controllare la zona di tiro del poligono addestrativo" e "l'incidente è stato il frutto dell'esplosione di una bomba a mano, e a causa di essa, un militare è morto, due sono stati feriti ed un quarto è rimasto illeso". Il colonnello Khalili ha escluso categoricamente che un poliziotto afghano in addestramento potesse essere la causa dell'incidente, "perché nella torretta gli italiani erano soli e si erano chiusi dentro".

A smentire con decisione questa versione è il tenente colonnello Alessandro Lingeri, comandante delle forze di coalizione della base di Adraskan. ''Abbiamo concluso tutti i rilievi tecnici e non c'è alcun dubbio: è stato un razzo da 107 mm sparato da una distanza di circa 4 km a colpire la torretta. Mi meravigliano le dichiarazioni di Khalili''.

Diversi frammenti del razzo sono stati rinvenuti e, ha proseguito, ''è evidente da come si presenta la torretta quanto accaduto: c'è il foro d'entrata che ha colpito i sacchi di sabbia appoggiati alla parete e poi purtroppo il petto del ragazzo che si trovava proprio li', insieme ad altri tre suoi compagni per un briefing''. L'equivoco, ha osservato l'ufficiale, ''forse può essere nato dal fatto che non si è sentito il sibilo del razzo''.

Un’agenzia afghana aveva riferito che era stata una recluta della polizia ad attaccare gli italiani (ipotesi credibile dal momento che sono già 22 gli istruttori  alleati uccisi dall’inizio dell’anno dai loro “allievi” dell’esercito e della polizia afghana) ma in serata sono stati i talebani a confermare la versione italiana rivendicando l’azione. Un portavoce degli insorti ha dichiarato che si è trattato di “un'operazione condotta dai nostri mujaheddin''.

Per i talebani i carabinieri costituiscono un obiettivo pagante e simbolico poiché i piani per la transizione prevedono che l’avvio del ritiro delle truppe alleate coincida con il potenziamento dell’addestramento delle forze di Kabul.

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Gianandrea Gaiani