Decadenza Berlusconi: basta attese. Serve chiarezza
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Decadenza Berlusconi: basta attese. Serve chiarezza

Il paese non sopporta più tira e molla, votazioni ad o contra personam, polemiche. Che si proceda, in un senso o nell'altro - I retroscena

Gli italiani non comprendono la battaglia sulla decadenza di Berlusconi o, meglio, la battaglia sui tempi della decadenza di Berlusconi: il tira e molla sull’incastro delle scadenze, le estenuanti disquisizioni legali, tutte quelle discettazioni in commissione per decidere dell’onore o disonore di Silvio Berlusconi condannato per frode fiscale. Non capiscono, anche perché il destino e l’onore di Berlusconi non dipendono dal suo permanere o meno nella carica, ma dalla capacità di essere ancora, senatore o meno, il leader del centrodestra italiano. Come Grillo lo è del Movimento 5 Stelle.

Fa male tutto questo. Fa male a un paese che affronta ogni giorno problemi troppo gravi per sopportare di vedere le proprie sorti appese al braccio di ferro sulla “decadenza” di un singolo. A una data o un’altra del “giudizio di dio” che dovrebbe o no abbattersi su Berlusconi e espellerlo dal Senato.

Fa male vedere che in televisione, invece di parlare di come rilanciare l’economia o garantire un futuro ai giovani che pagano oggi i contributi pensionistici e sanno che non avranno mai una pensione degna di questo nome, invece di parlare di sanità e ricerca, si parla e straparla di giustizia uguale o disuguale per tutti (alias eliminazione per via giudiziaria di uno soltanto), come se il sacrosanto richiamo all’illibatezza del parlamentare potesse non tenere conto del fatto che in Italia la giustizia è minata dal pregiudizio personale (prima ancora che politico) ed è poi negata alla gran parte dei cittadini.

La beffa ultima è questa vittoria per 7 a 6 contro il Cavaliere nella Giunta del regolamento sul voto palese (il voto segreto darebbe a Berlusconi una chance in più, perché qualcuno a volto coperto non perderebbe la faccia col suo elettorato se votasse contro la decadenza). Una beffa perché la motivazione ufficiale della decisione di Linda Lanzillotta (Scelta Civica) che è stata l’ago della bilancia, è che il voto segreto dovrebbe esserci se si votasse sulla persona di Berlusconi e non sul suo status di parlamentare. Ma come si può affermare che il voto su Berlusconi, questa persona che divide Paese e parlamento, non sia un voto eminentemente ad personam? Come si fa a far dipendere le sorti del governo, della legge di stabilità, il voto anticipato e gli impegni europei dell’Italia, da un conflitto tutto e solo focalizzato su Silvio? Come si può non riconoscere il palese, tutt’altro che segreto, accanimento verso Berlusconi, e al tempo stesso non concentrarsi su ciò che conta per tutti e non soltanto per lui: riforme, taglio della spesa, rilancio dell’economia? 

Verrebbe voglia di dire basta, andiamo al voto al più presto. Vogliamo un governo politico senza ricatti reciproci. Vogliamo chiarezza. Berlusconi viene ghigliottinato? Che lo sia, e gli italiani abbiano la possibilità di dire se hanno più fiducia in lui, pur ghigliottinato, o in coloro che manovrano la ghigliottina continuando ipocritamente a sostenere che la testa che cade non è quella di un uomo ma del suo status (per poi nascondere il fatto che si vuole la testa del rivale in politica). Vogliamo le riforme che nessuno fa, perché tutti impegnati a ghigliottinare o a non ghigliottinare Silvio. 

Ma continuiamo a essere il paese delle chiacchiere inutili, delle vendette vigliacche, dell’incoscienza, della farsa. E a farci del male. 

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Marco Ventura

Inviato di guerra e cronista parlamentare de Il Giornale, poi  collaboratore de La Stampa, Epoca, Il Secolo XIX, Radio Radicale, Mediaset e La7, responsabile di uffici stampa istituzionali e autore di  una decina fra saggi e romanzi. L’ultimo  "Hina, questa è la mia vita".  Da "Il Campione e il Bandito" è stata tratta la miniserie con Beppe Fiorello per la Rai vincitrice dell’Oscar Tv 2010 per la migliore  fiction televisiva. Ora è autore di "Virus", trasmissione di Rai 2

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