Obama, per i romani un Forrest Gump de' noantri
Ettore Ferrari/Ansa
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Obama, per i romani un Forrest Gump de' noantri

Il presidente Usa lascia Roma. I cittadini non gli perdonano la battuta sul Colosseo

Vista con gl occhi di Barack Obama, Roma deve essere apparsa davvero non solo come una città meravigliosa, ma quasi come il migliore dei mondi possibili.

Pulita, ordinata, libera dai camion bar e dai venditori ambulanti di ombrellini usa e getta e paccottiglia varia.

Peccato che si trattasse solo di una sua ridottissima porzione e che l'effetto set cinemtgrafico sia durato tanto poco. Giusto appunto il tempo della visita del presidente americano. Già da oggi, infatti, i centurioni sono tornati al loro posto davanti al Colosseo, i commercianti abusivi in via della Concliazione a ridosso del Vaticano, le auto rigorosamente in doppia fila.

Una realtà quotidiana cui i cittadini di Roma sono fin troppo abituati, e anche un po' rassegnati, ma che acquista risalto soprattutto quando, in occasioni come questa, l'amministrazione (anche comprensibilmente) cerca di nascondere un po' di polvere sotto il tappetto.

Generando un'inevitabile (e altrettanto comprensibile) indignazione mista al solito sferzante sarcasmo romano. “Obama in un giorno ha risolto il problema del traffico nella Capitale. Roma è deserta. Barack sindaco subito”, “Città quasi deserta senza traffico, grazie Obama quando ritorni?” sono alcuni dei commenti postati su Twitter.

Non tutti, però, si sono sentiti altrettanto riconoscenti. C'è chi l'ha presa a ridere ipotizzando un presunto incontro tra Obama e il sindaco Marino in cui il primo annuncia di aver deciso di regalare alla città eterna un paio di svincoli di Los Angeles, “quelli belli belli che si vedono nei film americani”, per collegare l'Olimpica direttamente al Nuovo Stadio “bypassando Tor di Quinto”.

Chi ha proposto, per la prossima volta, di utilizzare Skype e risolvere tutto con una video conferenza.

Per altri “ci mancava Obama per fare un po' di traffico a Roma”, mentre qualcuno è ha parlato addirittura di “regressione feudale”. “Io devo capire perché – lo sfogo affidato a Facebook - una città come Roma deve essere semiparalizzata dalla visita di Obama. E poi, per quale motivo il Colosseo deve essere chiuso per consentire ad Obama di visitarlo. Se ci sono problemi di ordine pubblico salta la visita lui, no migliaia di turisti che sono a Roma”.

La chiusura del Colosseo ai normali visitatori è stato, senza dubbio, il rospo più indigesto da ingoiare, soprattutto per l'infelice commento del capo della Casa Bianca che ha paragonato l'Anfiteatro Flavio a un campo da baseball.

“Permettersi di accostare il Colosseo ad uno stadio di baseball vuol dire non avere cultura, storia, tradizioni come, in effetti, sono gli Stati Uniti - è il rimbrotto infarcito di orgoglio capitolino - Una cosa è certa: noi non abbiamo la consapevolezza di vivere in un Paese così straordinario ed unico”.

“A ognuno il suo Forrest Gump” la battuta che c'è da augurarsi non arrivi mai alle orecchie dell'uomo più potente del mondo spingendolo bombardarci con i suoi F35 che tanti, quasi tutti, non sopportano debba imporci di acquistare, “quando con quei soldi sarebbe molto più utile fare asili, strade e rimettere a posto la Panoramica che continua a franare”.


Tanto da spingere qualcuno a lanciare una vibrante implorazione: “OK, fatemi un favore, la prossima volta Obama portatelo in gita a Firenze”.

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Claudia Daconto