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Virus Cinese, cosa sappiamo, come difendersi

Aumentano i casi di contagio e le vittime. Controlli negli aeroporti di tutto il mondo. Ma il rischio contagio in Europa sarebbe basso

Il Virus Cinese (o, meglio, coronavirus) 2019-NcoV, isolato il 31 dicembre 2019 a Wuhan nella metropoli da 11 milioni di abitanti nella Cina centrale, si trasmette da uomo a uomo. È questa la preoccupante novità confermata dal Ministero della Salute cinese. A 21 giorni dalla sua comparsa, il coronavirus, che provoca febbre, mal di gola e problemi respiratori e il cui focolaio è collegato al Huanan seafood market, il mercato del pesce (chiuso dall'1 gennaio) della città cinese, sta preoccupando il mondo. E se le autorità del Paese per ora ammettono solo 258casi e sei morti, l'ultimo annunciato nella notte appena trascorsa, il sospetto degli scienziati dell'Imperial College di Londra sulla base di un calcolo effettuato sul numero dei voli in partenza dall'aeroporto di Wuhan e sui tre casi di contagio estero (in Corea del Sud, Thailandia e Giappone) è che i malati possano essere più di 2 mila. Non più localizzati solo nella provincia di Hubei, ma anche in quella di Guangdong e in quella di Zhejiang, oltre che nella capitale, Pechino. Un turista britannico di 32 anni, inoltre, è in isolamento a Brisbane: sarebbe stato contagiato dopo un viaggio a Wuhan.

L'allarme è quindi alto, tanto che l'Oms ha convocato un vertice straordinario a Ginevra per capire se il virus possa costituire, e fino a che punto, una minaccia planetaria. Le autorità sanitarie cinesi, come informano I Centers for disease control (Cdc) di Atlanta, hanno postato l'intera sequenza genomica del virus nella banca data GenBankexternal icon (dei National Institute of Health americani) in modo che ogni scienziato possa studiarne i geni. Il timore non è tanto per la situazione attuale (il tasso di mortalità appare basso) quanto per un eventuale scenario simile a quello che accadde con la SARS: l'epidemia che negli anni 2002/2003 uccise circa 650 persone con migliaia di contagi in tutto il pianeta. La malattia, che provocava una grave polmonite, era causata anch'essa da un coronavirus e il suo focolaio era il mercato di animali vivi. Ma venne drammaticamente sottovalutata dal governo cinese, che impedendo inizialmente la diffusione delle notizie agevolò la circolazione del virus.

Oggi la Cina sembra intenzionata a non compiere lo stesso errore e a «contenere con risolutezza» il virus, come ha assicurato il presidente Xi-Jinping. Nel frattempo, gli aeroporti del mondo stanno iniziando a prendere precauzioni: anche a Fiumicino (come a New York, Hong Kong, Los Angeles e San Francisco), dove ogni settimana atterrano tre voli diretti provenienti dall'aeroporto di Wuhan, si è deciso di controllare la temperatura a tutti i passeggeri in arrivo; in caso di sospetto contagio, ci sarà il trasferimento «in alto bio contenimento» all'ospedale Spallanzani di Roma.

Secondo Massimo Galli, past president della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit), «È stato calcolato che le probabilità che una persona con l'infezione possa imbarcarsi su un volo internazionale sarebbe di 1 a 574. Poiché sono già tre le persone contagiate scese da un volo che le ha portate fuori dalla Cina, il conto totale è presto fatto: 574 x 3 = 1.722 infettati. Questo però non significa che sia probabile trovarci prossimamente il virus "in casa"».

L'Oms, al momento, non ha deciso alcuna restrizione e una nota di ottimismo proviene anche dall'ECDC ( il centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, agenzia dell'Unione europea con sede in Svezia) secondo cui il rischio di diffusione in Europa sarebbe molto basso.

L'incognita resta il «Capodanno lunare» cinese, in cui aumenteranno in materia esponenziale gli spostamenti dentro e fuori dalla Cina: milioni di cinesi si sposteranno durante la settimana che inizia il 24 gennaio, in quella che è conosciuta come una delle più grandi «migrazioni» dell'umanità. Il Ministero della salute italiano invita tutti a «rimandare viaggi a Wuhan non necessari», e a vaccinarsi contro l'influenza almeno due settimane prima di partire. La situazione è però in costante evoluzione. E, al momento, nessuno è in grado di dire se il nuovo virus cinese potrà potenzialmente innescare una pandemia.

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Maddalena Bonaccorso