L'Italia non è più un paese per stranieri
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L'Italia non è più un paese per stranieri

Crisi economica, affitti troppo alti, difficoltà a farsi regolarizzare: e gli immigrati scappano

C'è almeno un milione di stranieri che dall'ultimo anno manca all'appello. Nonostante siano il 6,3% della popolazione residente in Italia - 5 milioni i regolari, 500mila gli irregolari – in realtà dovrebbero essere molti di più. Cosa sta accadendo? Semplice. Il nostro paese non è più tra le mete preferite da chi, in fuga, tenta di costruirsi altrove un futuro migliore.

Colpa della crisi economica, soprattutto. Ma non solo. “Molti giovani maghrebini fuggiti in Italia all'epoca della Primavera araba, stanno tornando indietro – spiega Fiorella Farinelli, insegnante di italiano della Rete Scuolemigranti di Romanon solo perché qui c'è crisi, ma anche perché si aspettavano di arrivare in un Paese più democratico e meno razzista.”

Secondo Farinelli è accertato che, da almeno un paio di anni, il numero di stranieri non sta più aumentando e che è in atto un rientro consistente soprattutto da parte di quelle comunità provenienti dall'Europa. “Gli asiatici difficilmente si imbarcano in un viaggio che li costringe ad attraversare il mondo un'altra volta”.

Sono albanesi, romeni e ucraini – oltre ai nord africani – i più propensi ad andarsene. Molti lo hanno già fatto. “Gli albanesi, per esempio, che, guadagnati due soldi qua, hanno ormai la possibilità di aprirsi una qualche attività a casa loro, dove, già da diverso tempo, si riesce a campare molto più decentemente di prima”.

Romeni in fuga, invece, soprattutto dal Nord dove stanno chiudendo le fabbriche che prima reclutavano il 18% di forza lavoro proprio tra di loro. Meno massiccio il fenomeno in città come Roma dove il numero di arrivi resta piuttosto costante.

“Ma la crisi occupazionale – aggiunge Farinelli  - inizia a colpire anche le badanti”. Cresce, infatti, la concorrenza da parte delle italiane che se prima snobbavano questo tipo di attività adesso iniziano a considerarla un'opportunità interessante, anche se non ancora nella forma classica delle 24 ore al giorno.

“Per tutto luglio ho fatto lezione di italiano nella mia scuola e lì ci sono persone, regolari e irregolari, molte badanti ucraine e romene, che mi dicevano di non sapere se ci saremmo rivisti a settembre”.

Chi invece è costretto a restare sono i rifugiati in attesa di riconoscimento della protezione umanitaria. “Molti di loro non hanno scelto l'Italia come paese di approdo definitivo e tendono a raggiungere il Nord Europa dove spesso già risiedono altri familiari”.

E sarebbero proprio i rifugiati e richiedenti asilo a fare eccezione rispetto a trend generale. “A noi risulta che gli arrivi sono in aumento continuo – spiega Aldo Canestrari dell'associazione Senza Confine – ma stiamo parlando di persone che arrivano in Italia con motivazioni completamente diverse da chi lo fa per ragioni meramente economiche. Per questi ultimi il nostro non è più uno dei paesi in cima alla lista delle mete più desiderate. E non lo è per vari motivi”. Quali? “Innanzi tutto perché in Italia è ormai difficilissimo trovare lavoro mentre nel Nord Europa ci sono possibilità maggiori e molti hanno parenti che possono aiutarli ad integrarsi; poi è qui da noi è quasi impossibile trovare una sistemazione abitativa decorosa a prezzi contenuti come anche accedere ai servizi assistenziali”.

Ma c'è anche un'altra ragione se il numero di stranieri in Italia ha smesso di crescere e dipenderebbe dal fatto che per la maggior parte di loro orami  è quasi impossibile farsi regolarizzare o semplicemente avere un affitto regolare. La conferma arriva da Bachcu, presidente dell’associazione dei bengalesi a Roma Dhuumcatu. “Molti immigrati non hanno partecipato volutamente all'ultimo censimento — dice Bachcu - per evitare problemi con le Asl e i municipi di zona, perché spesso vivono in 10-12 dentro una stessa casa, in nero, senza contratti d’affitto regolari. Però è anche vero che molti sono andati via: negli ultimi tre anni per colpa della crisi molti capifamiglia, di Paesi africani, asiatici, hanno rimandato a casa le mogli e i figli. E nonostante ciò, un terzo degli stranieri che manca all’appello, secondo me, è costituito da donne”.

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Claudia Daconto