Lo scandalo dei veterani rischia di colpire Obama
Barack Obama davanti al Memoriale per i soldati americani caduti nella Guerra del Vietnam (Getty Imagines / Chip Somodevilla)
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Lo scandalo dei veterani rischia di colpire Obama

Una lista segreta d'attesa per i veterani di guerra, alcuni decessi in attesa delle terapie mediche. Sembrava un caso isolato e invece ce ne sono altri

Il gioco l'ha fatto scoprire Sam Foote, un medico di Phoenix, che, dopo 24 anni di lungo servizio nel sistema sanitario federale, il giorno in cui ha lasciato il suo lavoro ha deciso di parlare ai media di quei quaranta veterani di guerra che erano morti in attesa dell'inizio della terapia medica di cui avevano disperato bisogno.

Erano stati messi tutti su di una lista di attesa segreta dell'ufficio del Veterans Affairs della città dell'Arizona. Parcheggiati lì, lasciati da soli con le loro malattie e patologie, alcuni delle quali contratte proprio quando erano al fronte: in Vietnam, in Iraq o in Afghanistan. Su quella lista c'erano circa 1.500 nomi. L'altra, quella ufficiale, ne conteneva molti meno.

Le liste segrete

Chi era nella prima, in quella segreta, poteva aspettare anche un anno prima di essere chiamato per la visita che aveva richiesto. Gli altri, invece, erano i fortunati. Nel giro di due settimane al massimo iniziavano le cure. Non c'erano particolari criteri per trovarsi tra i sommersi o i salvati. La questione non era personale, ma numerica. Il Dipartimento degli Affari dei Veterani di Guerra voleva dimostrare di essere molto efficiente, di funzionare come una perfetta macchina. Quindi, ufficialmente non potevano risultati lungaggini, ma solo brevi attese.

Si pensava che Phoenix fosse un caso isolato, ma non lo era. Le rivelazioni di Sam Foote hanno permesso di scoprire che le indicazioni di redarre liste segrete arrivavano dell'alto. Proprio dal ministero. La prova è nel fatto che in almeno altri sette centri d'assistenza per veterani sparsi negli Stati Uniti veniva seguita la stessa procedura. Liste segrete e liste pubbliche, ex soldati morti in attesa del medico. Insomma, il sistema funzionava così.

Un sistema occulto

Dopo il taglio del budget federale, per risparmiare, le visite venivano procrastinate e i nomi dei richiedenti inseriti nella lista segreta. Ma per mantenere un'apparenza di efficienza, rimanevano le liste ufficiali con gli appuntamenti che si potevano dare nel giro di pochi giorni. Nelle prime, centinaia di nomi; nelle seconde, solo poche decine.

Questa è stata la risposta dell'amministrazione federale al sempre maggior numero di ex soldati che hanno bussato alla porta dei centri medici del Dipartimento degli Affari dei Veterani di Guerra. Quelli che hanno combattuto in Vietnam sono ora anziani e il loro bisogno di cure è aumentato con il passare dell'età. A loro si vanno a sommare i numerosi reduci dell'Iraq e dall'Afghanistan. Sono 970.000 i veterani che hanno diritto all'assistenza medica.

Il budget per loro è aumentato da 73 miliardi di dollari nel 2006 ai 153 attuali, ma il numero delle visite richieste è passato dai 43 milioni del 2002 agli 83 milioni del 2012. Troppe per i costi da sostenere.

Le prime dimissioni

La prima vittima politica dello scandalo è Robert Petzel, sottosegretario alla salute; ha rassegnato le dimissioni. Richard Griffin, l'ispettore del dipartimento che ha condotto un'inchiesta, ha ammesso che potremmo trovarci di fronte a un caso dai riscolti penali.

La scandalo può arrivare alla Casa Bianca. Barack Obama sicuramente non sapeva del sistema delle liste segrete, ma il suo governo può essere messo sotto accusa. L'atteggiamento del Congresso potrebbe essere molto severo. I soldati sono venerati a Capitol Hill. Da entrambe le parti. democratici e repubblicani.

La storia di Thomas

Thomas Breen aveva 71 anni. Era stato in marina. Il 28 settembre del 2013 si accorse di avere sangue nelle urine. Chiamò il centro di Phoenix per avere un appuntamento urgente entro una settimana, come da procedura. Nessuno lo richiamò. In ottobre e in novembre il telefono rimase muto, nonostante tutte le sollecitazioni fatte dalla figlia Sally.

La telefonata arrivò in dicembre. "Abbiamo la possibilità di prenotare la visita" - disse la voce dall'altra parte della cornetta. "Mi dispiace, sweetheart, arrivate in ritardo. Mio padre è morto" lrisposte Sally. Thomas aveva un tumore in stato avanzato. Forse ci sarebbe stato poco da fare, forse si sarebbe potuto fare molto. Se non fosse finito sulla lista segreta d'attesa.

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Michele Zurleni

Giornalista, ha una bandiera Usa sulla scrivania. Simbolo di chi vuole guardare avanti, come fa Obama. Come hanno fatto molti suoi predecessori

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