Venti anni di migrazioni
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Venti anni di migrazioni

I flussi di migranti sono rimasti stabili dal 1995 ad oggi, non sono i poverissimi a trasferirsi più spesso, e la regione più richiesta è il Medio Oriente

Milioni di persone si sono spostate da un capo all'altro del mondo negli ultimi vent'anni, ma non è mai stato facile riuscire a elaborare delle statistiche affidabili per capire chi è andato dove, quando e perché.

Per dare una risposta a domande fondamentali per monitorare il flusso degli essere umani da un continente all'altro, le Nazioni Unite hanno deciso di raccogliere una serie di dati specifici relativi agli ultimi vent'anni da duecento paesi affidandone poi l'interpretazione e un gruppo di esperti geografi.

Il loro studio è stato pubblicato un paio di giorni fa dalla rivista americana Science , e i risultati sono a dir poco sorprendenti. Anzitutto i numeri dimostrano che il tasso di migrazione è rimasto più o meno stabile dal 1995 ad oggi, e che, proporzionalmente, si sono spostate più persone dal 1990 al 1995. Per evitare distorsioni nei risultati, i flussi sono stati tutti ricalcolati tenendo conto del taso di crescita della popolazione mondiale

Altra scoperta interessante è quella dei luoghi di provenienza della maggior parte dei migranti. Non si spostano i più poveri per trasferirsi nei paesi ricchi, ma le persone che provengono da quelli che la ricerca ha definito "paesi in transizione", vale a dire nazioni comunque povere, ma che hanno già inizito a prestare maggiore attenzione a istruzione di base e formazione professionale. Non solo, analizzando l'evoluzione dei flussi migratori, i geografi delle Nazioni Unite si sono accorti che tanti paesi continuano ad "esportare" tantissimi migranti anche quando raggiungono un discreto livello di sviluppo, trasformandosi paradossalmente in nazioni che accolgono immigrati dall'estero prima di aver "rimpatriato" i propri. Il caso più significativo da questo punto di vista è quello della Germania. Esportatore netto un paio di decenni fa, è stato in grado di ridurre progressivamente la quota dei suoi migranti aumentando contemporaneamente il suo appeal nei confronti di quelli stranieri.

Sconfessano tutti i falsi miti dell'invasione cinese in Europa e negli Stati Uniti, la ricerca mostra anche che il flusso migratorio più abbondante è quello che si è spostato dal Sudest Asiatico al Medo Oriente, mentre il flusso bilaterale più consistente è ancora quello che coinvolge Messico e Stati Uniti. Infine, gli spostamenti all'interno dell'Africa sono molto più abbondanti di quanto sia mai stato immaginato, ed esistono paesi, come Messico e Nuova Zelanda, che hanno un unico sbocco per quel che riguarda le migrazioni. Stati Uniti il primo e Australia il secondo. E dopo aver evidenziato tutte queste connessioni, c'é chi dice che l'obiettivo delle Nazioni Unite debba diventare quello di ricostruire i flussi delle loro rimesse.

 

 

   

 

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Claudia Astarita

Amo l'Asia in (quasi) tutte le sue sfaccettature, ecco perché cerco di trascorrerci più tempo possibile. Dopo aver lavorato per anni come ricercatrice a New Delhi e Hong Kong, per qualche anno osserverò l'Oriente dalla quella che è considerata essere la città più vivibile del mondo: Melbourne. Insegno Culture and Business Practice in Asia ad RMIT University,  Asia and the World a The University of Melbourne e mi occupo di India per il Centro Militare di Studi Strategici di Roma. Su Twitter mi trovate a @castaritaHK, via email a astarita@graduate.hku.hk

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