Vacanze in crociera: economiche ma poco sicure
Le 40 colombe in cerca di autore della Costa Concordia
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Vacanze in crociera: economiche ma poco sicure

Aumentano il numero delle cabine e dei passeggeri ma si riduce la sicurezza. Ecco cosa c'è dietro al lusso low cost

Vacanza in crociera. Non importa dove ma a bordo dei grandi giganti del mare. Perché? Costa meno. Ma la vacanza in nave è davvero sicura? Il naufragio della Costa Concordia, lo scorso 13 gennaio, ha sollevato una serie di interrogativi sulla sicurezza delle imbarcazioni in caso di evacuazione e sulla preparazione degli equipaggi. E le risposte non sono poi così rassicuranti.      

Dario Farabegoli, comandante e perito navale, le grandi compagnie curano la sicurezza delle proprie navi?
Le compagnie più grandi come la Carnival di cui la Costa Concordia è proprietà, prima di imbarcare i loro equipaggi operativi effettuano un training di due settimane ove tutti i nuovi assunti seguono corsi antincendio, simulazioni di soccorso in piscina e quanto previsto dalle norme internazionali sulla formazione di equipaggi per navi da crociera. Il corso termina con un training a bordo di circa una settimana dove i nuovi assunti familiarizzano con la nave ed il suo complesso sistema.
A bordo regolarmente insieme ai passeggeri vengono effettuate simulazioni di abbandono nave o incendio a bordo. La sicurezza del sistema è affidata ad appositi ufficiali che curano il dettaglio dei mezzi di soccorso e di quanto necessario a fronteggiare l emergenza

Quali sono le failure più importanti e ricorrenti su navi capaci di trasportare 4 mila persone alla volta?
Le più importanti a mio parere sono due.
La prima è di non avere il tempo materiale ad informare i nuovi passeggeri che imbarcano nei vari scali,  delle procedure di emergenza, e come comportarsi in caso di incendio o abbandono nave. Unita alla grandezza della nave che non permette ai nuovi arrivati di orientarsi facilmente e meno che mai nei casi estremi.
La seconda, la difficoltà di comunicazione tra i membri d equipaggio ove molti sanno a mala pena due o tre parole di inglese. Negli ultimi mesi le compagnie stanno cercando di colmare il gap, imbarcando istruttori di inglese al fine di migliorare le comunicazioni tra la babele di etnie che compongono il personale di bordo. Che però a quanto mi risulta è ancora poco incisivo. Non comprendere gli ordini può essere fatale al funzionamento del sistema di sicurezza della nave, ove ogni componente dell’equipaggio in caso di emergenza ha compiti specifici

Quanto incide la sicurezza nel Bilancio di una società armatrice?
Sul sito della Carnival Corporation sono pubblicati semestralmente i bilanci di spesa che vanno dal costo del singola piccola vite al più costoso degli apparati di bordo. Potrei dire che per la sicurezza non si spende mai abbastanza. Quello che invece è da rivedere è come spendere quei soldi, esempio, per capire come evacuare 4000 persone in casi estremi, visto che non tutto ha funzionato a dovere sulla Costa Concordia e solo la vicinanza alla costa e diciamo anche l’addestramento dell’equipaggio ha evitato maggiori lutti.

Per proporre tariffe così "low cost" e  "all inclusive", le società "sacrificano" la sicurezza in "virtù" del concetto di ridondanza? Un po' come accade per la manutenzione degli aerei....      Il concetto è molto semplice e già contenuto nella domanda: più cabine = più passeggeri; + cabine e passeggeri = meno spazio per apparati, equipaggio, maggiore complessità della planimetria della nave con percorsi tortuosi dalle cabine più basse; concentrazioni degli apparati vitali per il funzionamento della nave in locali attigui (alle cabine ndr.) con conseguenze catastrofiche in caso di allagamento o incendio; riduzione dei sistemi di emergenza e tanto altro.E’ un business e come tale il profitto è la base.

Perché occorre aspettare che si verifichino incidenti navali per scoprire le carenze manutentive?

Il processo ci dirà se vi sono state carenze tecniche o manutentive, ma personalmente il tutto va racchiuso in un gravissimo errore umano e professionale, seguito da una pessima gestione dell’ora successiva all’urto da parte della compagnia e come con gli aeroplani, solo con le tragedie si riesce a capire se  l’errore è stato tecnico o umano. Nel caso Costa Concordia, l’errore umano è stato primario, nessuno poteva immaginare e pensare ad un così grave incidente per questi alberghi galleggianti. Le compagnie avranno di che meditare.

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Nadia Francalacci