Uzbekistan, test del Dna per scovare i futuri olimpionici
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Uzbekistan, test del Dna per scovare i futuri olimpionici

Le promesse di calcio, nuoto e canottaggio possono essere scoperte a dieci anni. E' tutta una questione di geni

Vincere un oro olimpico è prestigioso, tanto per gli atleti quanto per le nazioni che rappresentano. Soprattutto quando queste sono talmente sconosciute da finire con l'essere ricordate solo quando scoppia una guerra, una grave carestia, o quando si verifica una qualsiasi altra catastrofe.

Ebbene, come è naturale che sia, è forte il desiderio da parte di tutti questi paesi di essere ricordati per qualcosa di positivo, come un oro, un argento, o anche un bronzo olimpico. E quando il desiderio sfuma, alcuni rinunciano, ma altri raggiungono un livello di accanimento tale che li porta a fare scelte se non sbagliate, quanto meno discutibili.

E' questo il caso dell'Uzbekistan, che qualche tempo fa ha elaborato un nuovo test cui sottopone tutta la popolazione dai dieci anni in giù per scovare "in tempo" i campioni di domani. Lo ha annunciato Rustam Muhamedov, il direttore del laboratorio di genetica dell'Istituto Uzbeko di Chimica Organica, sottolineando che all'inizio del 2015, con la supervisione dell'Accademia delle Scienze Uzbeka e il Comitato Olimpico Nazionale, partiranno i primi test, volti a selezionare le giovani promesse di calcio, nuoto e canottaggio.

The Atlantic ha scoperto che l'Uzbekistan ha iniziato a studiare il Dna dei suoi atleti migliori circa due anni fa, scoprendo quelli che ama definire i "cinquanta geni" dei campioni. I ricercatori del team di Muhamedov non hanno fatto altro che affinare i risultati già raggiunti nei laboratori statunitensi ed europei, dove lo studio del genoma umano ha permesso di risalire alle caratteristiche del Dna riconducibili alle performance in uno o più sport. Ponendosi però un nuovo obiettivo: quello di analizzare il Dna di tutti i bambini per poter "suggerire" ai genitori verso quale attività fisica indirizzarli.

Una follia? Per l'Uzbekistan certamente no. Di fatto si evita una perdita di tempo, risorse, ed energie, affermano gli addetti ai lavori, perché se i ragazzini verranno aiutati a individuare presto lo sport per il quale sono più portati si ritroveranno a sostituire fallimenti e frustrazioni con ben più gratificanti successi.

Non c'è nulla di illegale in questo, ecco perché è realistico immaginare che tanti altri paesi a caccia di campioni, come Cina, India e Corea del Nord, tanto per fare alcuni esempi, possano seguire a ruota l'esempio dell'Uzbekistan. Tuttavia, dovremo spettare almeno altri dieci anni per capire se l'intuizione Uzbeka può davvero permetterci di scovare nuovi talenti oppure no.

 

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Claudia Astarita

Amo l'Asia in (quasi) tutte le sue sfaccettature, ecco perché cerco di trascorrerci più tempo possibile. Dopo aver lavorato per anni come ricercatrice a New Delhi e Hong Kong, per qualche anno osserverò l'Oriente dalla quella che è considerata essere la città più vivibile del mondo: Melbourne. Insegno Culture and Business Practice in Asia ad RMIT University,  Asia and the World a The University of Melbourne e mi occupo di India per il Centro Militare di Studi Strategici di Roma. Su Twitter mi trovate a @castaritaHK, via email a astarita@graduate.hku.hk

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