Libertà religiosa: crescono le violazioni nel mondo
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Libertà religiosa: crescono le violazioni nel mondo

Presentato il Rapporto annuale di Aiuto alla Chiesa che soffre. Osservati speciali: Afghanistan, Arabia Saudita, Egitto, Iran, Iraq, Cina, Corea del Nord.

“Gli atti di violenza commessi in nome della religione continuano a dominare la scena dei media internazionali. È forte la sensazione che il terrorismo a sfondo religioso non sia soltanto ampiamente diffuso, ma anche in netto aumento”, è quanto afferma l’annuale rapporto sulla libertà religiosa nel mondo presentato oggi da Acs, Aiuto alla Chiesa che Soffre.
In quasi tutti i Paesi, i cambiamenti registrati nelle condizioni delle minoranze religiose, corrispondono a un aggravamento della situazione. A volte il peggioramento si deve a discriminazioni di ordine giuridico o costituzionale oppure è causato da ostilità religiose, spesso legate a tensioni etniche o tribali. In altri casi, vi è un gruppo religioso che opprime – o, addirittura, cerca di eliminarne – un altro o c’è uno Stato autoritario che cerca di limitare le attività di un particolare gruppo religioso.

Tensioni religiose in aumento anche nei Paesi occidentali
Nei Paesi occidentali, le tensioni religiose sono in aumento a causa di fenomeni recenti come “l’ateismo aggressivo”, il laicismo liberale e le ondate di migranti e rifugiati che appartengono a fedi e culture diverse da quelle del Paese ospitante. Cambiamenti sono stati rilevati in 61 dei 196 Paesi analizzati dal Rapporto. Tuttavia, soltanto in sei di essi è stato registrato un miglioramento: Cuba, Emirati Arabi Uniti, Iran, Qatar, Taiwan e Zimbabwe. Peraltro, ad eccezione di Taiwan e Zimbabwe, anche in queste nazioni si riscontrano limitazioni elevate o medie alla libertà religiosa. Inoltre spesso i miglioramenti sono il frutto di iniziative locali, più che segnali di un progresso nazionale. della posizione delle minoranze religiose, mentre, in altri 55, si riscontra un peggioramento; ciò significa che in quasi il 30% dei Paesi esaminati – nel periodo compreso fra l’ottobre 2012 e il giugno 2014 – la situazione dei gruppi religiosi è peggiorata, anche in modo significativo. Inoltre, sono individuati 26 Paesi in cui il grado di violazioni della libertà religiosa sono state valutate come “medie” o “elevate”, dove però, negli ultimi due anni, non sono stati riscontrati cambiamenti. Se a questi 26 Paesi si aggiungono i 55 dove vi è stato un peggioramento, si arriva a un totale di 81 Paesi su 196 – poco più del 40% – in cui la libertà religiosa è limitata o è in declino.

Estremismo islamico principale indiziato
Sono comunque 56 i Paesi con un livello “medio” o “elevato” di violazione della libertà religiosa – poco meno del 30% del totale – e questo indipendentemente dal fatto che la situazione sia migliorata, peggiorata o rimasta invariata nel corso del periodo esaminato. I miglioramenti sono spesso il risultato di iniziative locali, anziché il segno di progressi a livello nazionale. In totale, 20 Paesi sono stati identificati come luoghi di luoghi di “elevato” grado di violazione della libertà religiosa, in quanto in essi la libertà religiosa non esiste. I 14 Paesi in cui la persecuzione a sfondo religioso è legata all’estremismo islamico sono: Afghanistan, Arabia Saudita, Egitto, Iran, Iraq, Libia, Maldive, Nigeria, Pakistan, Repubblica Centrafricana, Siria, Somalia, Sudan e Yemen. La persecuzione religiosa è invece perpetrata da regimi autoritari negli altri 6 Paesi, ovvero: Azerbaigian, Myanmar, Cina, Corea del Nord, Eritrea e Uzbekistan.

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Ignazio Ingrao

Giornalista e vaticanista di Panorama, sono stato caporedattore dell’agenzia stampa Sir e diretto il bimestrale Coscienza. Sono conduttore e autore della trasmissione A Sua Immagine su RaiUno

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