Una guida per capire la conferenza di pace sulla Siria
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Una guida per capire la conferenza di pace sulla Siria

L'incontro tra i capi di governo a Montreux, in Svizzera: ecco le questioni sul tappeto

 

I ribelli, alla fine, parteciperanno, ma l'hanno fatto sapere solo all'ultimo, lo scorso weekend. Gli Stati Uniti, che a questa conferenza di pace tengono molto, manderanno una delegazione di altissimo profilo, guidato dal capo della diplomazia John Kerry. Assad non ci sarà ma manderà il ministro degli esteri Walid Mualleme la sua donna di fiducia Bouthiana Shaaban. Ci saranno la Russia e i paesi arabi, e tutte le principali nazioni europee, Italia inclusa.

 

La conferenza internazionale per la pace in Siria si apre questo mercoledì a Montreux, in Svizzera. Ecco un po' di cose da sapere, per cercare di capire che cosa aspettarsi.

 

Perché Montreux?
L'idea era organizzare una conferenza a Ginevra, la sede europea delle Nazioni Unite, ma poi la prima fase degli incontri è stata trasferita a Montreux... Perché in questi giorni Ginevra ospita una fiera internazionale dell'orologeria di lusso. Il fatto che si sia scelto di dare la precedenza alla fiera degli orologi, è di per sé indicativo delle scarse aspettative che si ripone nella conferenza, hanno fatto notare gli scettici.

 

Chi partecipa?
Le parti siriane sono rappresentate da una delegazione del governo di Bashar al Assad, e da una delegazione della  Coalizione Nazionale Siriana delle forze dell’Opposizione e della Rivoluzione, l'organo riconosciuto dall'Occidente come rappresentante dei ribelli, ma che non rappresenta e non e' riconosciuto da gruppi estremisti comeal Nusra e l'ISIS, che si ispirano ad al Qaeda e sul campo contano molto.

Inoltre, partecipano altre trenta nazioni, oltre all'Onu e alla Lega Araba. Saranno presenti i principali sostenitori dei ribelli, ossia Qatar, Arabia Saudita e Turchia, e i paesi arabi confinanti come il Libano e l'Iraq, molto provati dalla crisi dei profughi siriani. Tra gli sponsor di Assad, sarà presente la Russia, con il ministro degli Esteri Sergei Lavrov, il grande artefice dello smantellamento delle armi chimiche siriane. Mentre l'Iran sarà il grande assente. Tra le nazioni europee, Francia, Spagna, Regno Unito e Italia.

 

Perché l'Italia partecipa?
Oltre al fatto che tutte le nazioni europee sono coinvolte, l'Italia ha un motivo particolare per svolgere un ruolo quanto più attivo possibile sulla questione siriana. E non solo perché per il nostro paese il Medio Oriente rappresenta il cortile di casa, ma anche perché i negoziati siriani sono legati a doppio filo con quelli sul nucleare iraniano. Infatti nei mesi scorsi l'Iran ha accettato di aprire un negoziato sul suo programma atomico, dopo un lungo lavoro delle diplomazie di tre nazioni europee, Francia, Gran Bretagna e Germania. Nonostante sia il secondo partner commerciale in Europa dell'Iran, dopo la Germania, l'Italia non ha partecipato a questi pre-negoziati ( che al tempo dell'amministrazione Bush non piacevano affatto agli americani) e dunque si è trovata un po' fuori dai giochi. Ma il ministro degli Esteri Emma Bonino ha espresso l'intenzione di rientrarci. Se pero' si vuole avere un ruolo sull'Iran, è nessario avere un ruolo in Siria.

 

Perché allora l'Iran non partecipa?
L'Iran è uno dei principali sostenitori di Assad, insieme alla Russia. È possibile che, in cambio dell'apertura dei negoziati sull'atomica, i paesi occidentali abbiano chiesto a Teheran di mantenere un basso profilo sulla conferenza per la Siria.

 

Cosa aspettarsi?
I ribelli hanno a lungo tentato di porre come precondizione le dimissioni di Assad, ma in vano. Che la conferenza porti alla fine del regime siriano pare altamente improbabile, Assad e' convinto di potere negoziare da una posizione di forza, e potrebbe non sbagliarsi. I ribelli sono molto divisi tra loro, e gli Usa li hanno in parte già scaricati, mentre pare che anche il presidente turco Abdullah Gul voglia ridurre il sostegno. Ammesso e non concesso che alla conferenza si trovi un accordo, e' probabile che sia una formula che permetta ad Assad di restare al potere. Da qui a dire che un accordo siglato in Svizzera possa davvero porre fine alla guerra in Siria, poi, resta tutto da vedere. Alcuni importanti gruppi di ribelli neppure riconoscono la conferenza, e continueranno a combattere.

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Anna Momigliano