Ucraina, la guerra a Est scoppierà per davvero?
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Ucraina, la guerra a Est scoppierà per davvero?

Kiev inizia le operazioni militari contro i separatisti di Slovyansk, che abbattono due elicotteri uccidendo i piloti. La Russia reagisce con forza, ma solo a parole. La sensazione è che tutti stiano aspettando il voto del 25 maggio

Prove tecniche di guerra. I separatisti ucraini filo-russi hanno abbattuto due elicotteri militari di Kiev, uccidendo due persone, mentre si intensificano le operazioni dell'esercito ucraino a Slovyansk, nell'area orientale del Paese e 38 persone sono morte in un incendio scoppiato nella città ucraina di Odessa. Da Mosca il presidente russo Vladimir Putin e il suo ministro degli Esteri Sergey Lavrov reagiscono a muso duro, dichiarando di essere "profondamente preoccupati" per la piega che la situazione ha preso a poche settimane dal voto in Ucraina, che deciderà chi sarà il nuovo presidente e quale sarà la composizione della rada, il Parlamento di Kiev.

"Simili azioni irresponsabili e aggressive dell'attuale governo ucraino possono portare a conseguenze catastrofiche", ha detto il capo della diplomazia russa , che ha aggiunto che "Misure punitive contro il suo stesso popolo testimoniano il fallimento della leadership di Kiev nell'adempiere ai suoi obblighi ai sensi della Dichiarazione di Ginevra del 17 aprile, a favore di una rapida fine di ogni violenza e per avviare un ampio dialogo nazionale che coinvolga tutte le regioni e le forze politiche". La posizione di Mosca è chiara: se le provocazioni continueranno i russi scenderanno in campo in maniera effettiva, laddove oggi sono rimasti apparentemente "dormienti".

Sul fronte ucraino è il ministro della Difesa a parlare, per confermare che due elicotteri Mi-24 e due piloti sono stati abbattuti dai separatisti, e un terzo militare sopravvissuto è stato catturato. La situazione nell'Ucraina orientale continua ad essere surriscaldata e quello che si teme è la reazione dei russi, che non avrebbero problemi "tecnici" ad intervenire, avendo già rafforzato tutte le basi militari ai confini.

La guerra ad Est scoppierà per davvero, con tutte le sue drammatiche conseguenze? Al momento nessuno è in possesso della palla di cristallo, ma ci sono degli appuntamenti cruciali che, almeno fino alla fine del mese di maggio, ci faranno assistere a una escalation di provocazioni, ma - presumibilmente - senza l'esplosione effettiva di un conflitto.

La Nato è pronta a un intervento militare e a proteggere i confini dei Paesi alleati, ma dal quartier generale di Bruxelles l'Alleanza atlantica non ha ufficialmente dato il via ad alcuna operazione militare. Insomma, siamo ancora alla fase della prova di forza e dei muscoli da mostrare, anche se l'operazione di Kiev potrebbe accelerare i tempi.

Due sono le date cruciali da segnare sul calendario: 11 e 25 maggio. L'11 maggio i separatisti di Slovyansk e Donetsk hanno annunciato di voler tenere un referendum sulla falsariga di quello in Crimea, per sancire "ufficialmente" il loro passaggio alla Federazione russa. Dopo due settimane, il 25 maggio, a Kiev si vota e l'Ucraina avrà un nuovo governo, che i russi dovranno accettare come legittimo.

In primo luogo, il referendum dell'11 maggio non è detto che dia gli stessi risultati di quello della penisola della Crimea. I russi nell'area orientale dell'Ucraina sono in numero nettamente inferiore rispetto a quelli in Crimea, quindi è difficile che i separatisti possano contare su un plebiscito in loro favore. E questo cambia notevolmente le carte in tavola. Insomma, per i russi Donetsk non è Sebastopoli.

In secondo luogo, Barack Obama ha ricevuto Angela Merkel a Washington per parlare anche della situazione in Ucraina ed è possibile che la Cancelliera e il presidente Usa si accordino su una linea più dura da seguire per quanto riguarda nuove sanzioni economiche a Mosca, che già di suo non sta vivendo un buon periodo, perché l'economia della Federazione di certo non va a gonfie vele.

Il Cremlino al momento non riconosce il governo provvisorio di Kiev, ma subito dopo le elezioni non potrà non considerarlo legittimo e, quindi, è possibile che sia più facile per Mosca sedersi al tavolo dei negoziati con le teste che realmente contano e non con dei leader ad interim.

E non possiamo nemmeno dimenticare che il 25 maggio si vota per il Parlamento europeo. Come ne uscirà il Ppe, il partito popolare che di fatto è in mano alla Cancelliera tedesca? Angela Merkel sarà indebolita dai risultati delle europee o ne uscirà ancora più forte? Dare una risposta a questa domanda è fondamentale, dal momento che la Germania è in prima linea sulla crisi ucraina e il suo ex Cancelliere, Gerhard Schröder, è sul libro paga dei russi di Gazprom e recentemente si è distinto per un abbraccio caloroso all'amico Putin , invitato vip per il suo 70esimo compleanno, cosa che ha fatto andare su tutte le furie proprio la Merkel.

Insomma, se guerra sarà non sarà immediata. Al momento non conviene a nessuna delle parti in gioco premere sull'acceleratore. L'operazione militare di Kiev è servita per "battere un colpo", a fronte delle polemiche degli ultimi giorni sul fatto che la parte orientale del Paese è ormai fuori dal controllo delle forze di sicurezza. La Nato fa la voce grossa ma assume un atteggiamento attendista. Stessa cosa vale per l'Europa. La Russia si esprime a parole e si esercita militarmente lungo i confini, ma di fatto non si muove. Insomma, dobbiamo aspettare la chiusura delle urne il 25 maggio per capire quali saranno le prossime mosse sul complicato scacchiere ucraino. Ma una cosa è certa, la crisi sarà lunga.

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Anna Mazzone