L'Ucraina in fiamme è sull'orlo della guerra civile
Kirill Chubotin/Kommersant Photo via Getty Images
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L'Ucraina in fiamme è sull'orlo della guerra civile

Otto ore di tregua tra manifestanti anti-governativi e forze di polizia, mentre l'ex pugile Klitschko, leader dell'opposizione, negozia con il governo le elezioni anticipate - Foto

Sangue e morti. L'Ucraina è scossa dalla guerra esplosa tra forze dell'ordine e manifestanti in piazza che chiedono elezioni anticipate e un passo indietro al presidente Viktor Yanukovich. Il bollettino di questa antivigilia di guerra civile è già pesante. Si parla di tre morti e di decine di feriti, sia tra la polizia che tra i manifestanti. Al momento il leader dell'opposizione, l'ex pugile Vitaly Klitscho, ha annunciato una tregua per negoziare con il governo, ma ha promesso che stasera tornerà sulle barricate per annunciate i risultati del dialogo con il presidente Yanukovich.

La violenza a cui abbiamo assistito negli ultimi tre giorni in Ucraina non ha precedenti. Il paese sembra essere spaccato, ma se si guarda sotto le pieghe delle immagini che arrivano dal cuore di Kiev, ci si rende conto che mai come oggi l'Ucraina è lontana dall'Europa. Le manifestazioni iniziate a fine 2013 per chiedere a Yanukovich di stringere la mano a Bruxelles invece che a Mosca si sono trasformate in qualcosa di diverso. E proprio i russi avevano immaginato uno scenario del genere.

A ottobre del 2013, in occasione del forum euroasiatico che si è tenuto a Verona, Evgeny Utkin ha pubblicato un'analisi su Expert , il principale settimanale russo, nel quale si ipotizza un futuro di "guerra civile" in Ucraina, e si paragona il contesto politico di Kiev a quello della ex Yugoslavia, con tutto quello che ne potrebbe seguire in termini di stabilità per l'Europa e anche per la Russia. 

Quel che è certo è che oggi a Kiev l'estrema destra ha infiltrato un movimento pacifico ed europeista che, già di per sé, non aveva mai rispecchiato la maggioranza della popolazione ucraina, che - sia culturalmente che politicamente - si sente tuttora più vicina al Cremlino di Putin che non alla Commissione europea guidata da Barroso.

Ma, l'entrata in scena degli estremisti ha portato a un'escalation fatale di violenza, che lascia sul terreno molte vittime e che infiamma ancora di più il clima politico in Ucraina. Per questo la necessità di una "tregua" per provare a riprendere i fili di un dialogo interrotto bruscamente da domenica scorsa.

Certo è che anche i rappresentanti dell'opposizione non usano parole di pace. In molti si sono detti pronti a ricevere "un proiettile in testa" qualora Viktor Yanukovich non annunci elezioni anticipate. Elezioni che - stando ai sondaggi - se si tenessero oggi assegnerebbero la presidenza all'ex pugile Klitschko, che ha spronato i suoi, gridando in piazza che se le urne non si apriranno l'opposizione "andrà di nuovo all'attacco".

"Se dobbiamo combattere, combatterò insieme a voi. Se ci sarà da ricevere proiettili, allora li riceverò con voi". Queste le parole del combattente Klitschko alla folla di piazza Maidan. Attorno a lui uno scenario da guerra civile. Copertoni come barricate bruciati per tenere lontane le forze dell'ordine. Poliziotti schierati a testuggine pronti ad attaccare. L'Europa non è a piazza Maidan, ma è molto lontana.

Il presidente Yanukovich ha dichiarato in un comunicato ufficiale di "non volere lo spargimento di sangue né l'uso della forza", ma il governo non sembra pronto a scendere a patti con l'opposizione, tanto che il primo ministro Mykola Azarov ha definito i manifestanti dei "terroristi", e ha aggiunto che i morti sono responsabili del loro destino, insistendo sul fatto che il governo non aveva altra opzione che non fosse l'uso della forza. 

Intanto, dall'Europa agli Stati Uniti sono fioccate dure condanne per il governo di Kiev. L'ambasciata americana in Ucraina ha revocato i visti a numerosi funzionari legati ai poliziotti che si sono macchiati delle violenze ai danni dei manifestanti e ha annunciato che Washington sta seriamente considerando l'ipotesi di mettere in campo ulteriori mosse contro il governo ucraino. 

E il premier Azarov, che doveva parlare venerdì al World Economic Forum di Davos, non lo farà più, perché il suo intervento è stato cancellato dagli organizzatori proprio a causa delle violenze esplose a Kiev. 

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Anna Mazzone