Tunisia: anche gli islamisti nel nuovo governo
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Tunisia: anche gli islamisti nel nuovo governo

Il premier tunisino cerca nuove alleanze per formare un governo di consenso nazionale. Trovato l’accordo con gli islamisti di Ennahda

Di Marta Pranzetti per Lookout news

È in corso oggi, mercoledì 4 febbraio, il voto di fiducia in parlamento della nuova squadra di governo presentata il 2 febbraio dal primo ministro Habib Essid: in totale 26 ministri, un segretario generale dell’esecutivo e 14 ministeri senza portafoglio.

 A differenza del precedente tentativo, Essid apre le porte ai partiti di Ennahda (che si aggiudica il ministero della Formazione Professionale e dell’Impiego e tre ministeri di Stato) e Afek Tounes (che ottiene i ministeri delle Donne, dello Sviluppo, Investimenti e Cooperazione Internazionale e delle Tecnologie della Comunicazione). I dicasteri più importanti vanno ai membri di Nidaa Tounes, il partito del presidente Beji Caid Essebsi. Nel governo rientrano anche Unione Patriottica Libera (UPL) e Fronte di Salvezza Nazionale. I partiti costituzionali, come Al Moubadara, sono stati invece esclusi, così come la Corrente Democratica e il Congresso per la Repubblica (il partito dell’ex presidente Moncef Marzouki), che dunque si schiereranno all’opposizione insieme al Fronte Popolare.

 Con queste modifiche apportate appare ormai assicurato il voto in parlamento a favore della fiducia. Essid è infatti riuscito a garantirsi l’appoggio dei maggiori partiti: considerando gli 86 seggi di Nidaa Tounes, i 69 di Ennahda e i 16 dell’UPL, dovrebbero essere certi a suo sostegno almeno 170 voti (la maggioranza richiesta è di 109).

 L’unico rischio che corre il premier è una rottura all’interno di Nidaa Tounes. In segno di dissidenza nei confronti di Essid, alcuni deputati potrebbero decidere di schierarsi al fianco dell’opposizione. Non è chiaro infatti come figure quali Taïeb Baccouche (ministro degli Esteri) e Saïd Aidi (ministro della Sanità) collaboreranno nel nuovo governo insieme agli islamisti di Ennahda.

 Al tempo stesso, resta da vedere se reggerà l’accordo tra Essebsi e il leader degli islamisti Rached Ghannouchi, stretto segretamente nell’agosto del 2013 a Parigi e concretizzatosi nelle ultime scelte del nuovo primo ministro. Innanzitutto il partito islamista potrebbe rivelare la propria insoddisfazione di fronte al fatto di essersi aggiudicato un solo ministero rispetto ai tre riservati ad Afek Tounes (a dispetto dei soli 8 seggi in parlamento che detiene il partito liberale). Inoltre, Ghannouchi dovrà mantenere salde le redini del partito islamista per fronteggiare le fronde interne.

 Nonostante le modifiche apportate, non sono mancate le critiche alle scelte di Essid. La formazione presentata il 2 febbraio segue quasi unicamente una logica di compromesso e di consenso nazionale. Se nell’insieme il processo decisionale è stato più inclusivo e condivisibile rispetto al passato, restano però seri dubbi su alcune nomine.

 Mohamed Najem Gharsalli è stato riconfermato all’Interno, nonostante la sua vicinanza all’ex presidente Ben Ali. Anche la nomina di Farhat Horchani (esperto costituzionalista) alla Difesa ha fatto discutere, non per la sua persona quanto per il fatto che andrà a guidare un dicastero così importante senza avere alcuna esperienza in materia. C’è poi anche da considerare che l’attesa parità di genere all’interno del nuovo governo non è stata affatto rispettata. Un’altra promessa non mantenuta dal nuovo esecutivo.

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