Torna la censura su Piazza Tiananmen
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Torna la censura su Piazza Tiananmen

Durante uno spettacolo del Cirque du Soleil mostrate alcune foto dei massacri del 1989. E scatta il divieto della autorità

Usciti per godersi il mega spettacolo con cui Cirque du Soleil già da mesi sta facendo rivivere ai quattro angoli del mondo la storia e i successi dell'icona pop Michael Jackson, 15.000 cinesi si sono ritrovati faccia a faccia con l'immagine simbolo del massacro di Piazza Tiananmen del 1989: quella del ragazzo che, nella mattina del 5 giugno, cercò di fermare i carri armati con una mano.

I cittadini saranno rimasti certamente sconcertati di fronte a una fotografia che, ormai, è sempre più difficile capire se sia davvero così sconosciuta oppure no. Questo perché da quando hanno iniziato a moltiplicarsi le testimonianze di chi ha finalmente trovato il coraggio di raccontare il proprio passato, è chiaro che i cinesi conoscono la storia della Repubblica popolare molto meglio di quanto credano gli uffici di propaganda, ma anche che preferiscono non parlarne, sia in pubblico sia in famiglia, per evitare qualsiasi tipo di problema.

Sarebbe invece stato molto più interessante, per non dire divertente, guardare, nell'istante in cui lo scatto di questo grande carro armato compariva sul palcoscenico, le espressioni dei politici e degli addetti alla pubblica sicurezza. Che avrebbero probabilmente preferito che in quel momento lo spettacolo venisse interrotto per "cause di forza maggiore", di qualunque tipo.   

Quattro secondi terribili durante i quali molti dei funzionari che si stavano godendo la melodia di They don't care about us saranno improvvisamente sobbalzati sulla sedia. Lo spettacolo è andato avanti come se non fosse successo nulla, ma la polizia di internet è stata subito mobilitata per evitare che qualcuno facesse circolare in rete uno scatto di questo tragico momento della serata. E infatti quasi tutti i commenti e le immagini che denunciavano l'accaduto sono stati cancellati pochi secondi dopo essere stati postati, e quasi nessuno all'estero si è accorto di questo incidente.

Domani lo stesso spettacolo verrà allestito a Shanghai, dove è certo che durante la canzone di Michael Jackson che si interroga sulla questione razziale verranno di nuovo proiettate le immagini delle proteste di ieri e di oggi organizzate in tutto il mondo, ma senza nessun carro armato cinese. Resta da vedere cosa succederà lunedì a Hong Kong, dove una censura preventiva potrebbe alimentare il malcontento in una città che già ritiene di essere troppo dipendente dagli umori, e dalla censura, di Pechino.

Restano da capire, infine, i motivi che hanno indotto il governo a non presentare nessuna protesta formale o a richiedere l'interruzione del tour, quanto meno all'interno del territorio cinese. Oggi la Repubblica popolare ha un problema di malcontento sociale profondo e diffuso, e in un contesto di questo tipo, soprattutto dopo essersi resa conto che non tutto il paese ha dimenticato, riaprire la ferita di Tiananmen potrebbe rivelarsi controproducente. Reagendo in maniera più intransigente, il Partito avrebbe di fatto contribuito ad aumentare il mistero su quello che è successo nel 1989. Eppure, anche il coraggio di Cinque du Soleil non può non essere lodato. Perché se solo se ne fosse accorta prima, non è detto che la crasse dirigente avrebbe reagito come ha fatto oggi. 

 

 

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Claudia Astarita

Amo l'Asia in (quasi) tutte le sue sfaccettature, ecco perché cerco di trascorrerci più tempo possibile. Dopo aver lavorato per anni come ricercatrice a New Delhi e Hong Kong, per qualche anno osserverò l'Oriente dalla quella che è considerata essere la città più vivibile del mondo: Melbourne. Insegno Culture and Business Practice in Asia ad RMIT University,  Asia and the World a The University of Melbourne e mi occupo di India per il Centro Militare di Studi Strategici di Roma. Su Twitter mi trovate a @castaritaHK, via email a astarita@graduate.hku.hk

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