De Michelis: "Il no all'Europa fu il più grave errore della Thatcher"
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De Michelis: "Il no all'Europa fu il più grave errore della Thatcher"

L'ex ministro degli Esteri socialista racconta una colazione di lavoro durante la quale cercò di convincere l'ex premier inglese ad ammorbidire il suo no all'unificazione europea: "Fu inutile. La sua carrierà terminò con un'impuntatura"

Il ricordo più vivo di Margaret Thatcher che Gianni De Michelis sceglie di consegnare ai nostri lettori risale al secondo semestre del 1990, quando Roma (che presideva la Commissione Europea)  provò a convincere la Lady di Ferro ad ammorbidire il suo no al trattato di Maastricht e, più in generale, a qualsiasi progetto di unificazione europea. «Era metà ottobre. Eravamo alla vigilia delle due conferenze intergovernative tra i capi di Stato e di governo  europei per far partire il processo di unificazione monetaria e politica del vecchio continente. L'ostilità della signora era nota» spiega De Michelis, che allora ricopriva la carica di ministro degli Esteri.

«Ricordo che in quell'occasione accompagnai il presidente Cossiga  a una colazione di lavoro a Downing Street numero 10 offerta dalla signora Thatcher - continua. «Lei siedeva alla mia destra. Cercai di spiegarle che, pur di avere il Regno Unito tra i soci della nascente costruzione europea,  le avremmo fatto concessioni ben più sostanziose di quanto non intendesse Delors. Ricordo anche che ne seguì una discussione piuttosto vivace. Finché fosse rimasta lei primo ministro, ci rispose, la moneta unica non sarebbe mai partita. La signora era irremovibile. Era convinta che le differenze tra i dodici erano troppo profonde perché il progetto  potesse davvero prendere il via. Si sbagliava lei, evidentemente. Tanto che, poco dopo il successo di Roma 1 e Roma 2, fu costretta a dimettersi. La sua carriera politica, ora possiamo dirlo, terminò per quell'impuntatura. Non capì, proprio lei che aveva in qualche modo anticipato la fine della guerra fredda, che il processo di unità europea era la logica conseguenza della caduta del muro di Berlino», racconta l'ex ministro.

I suoi ricordi si allargano poi a quello che gli disse, dopo l'incontro, l'allora ministro della Difesa inglese Tom King, con cui De Michelis aveva un rapporto abbastanza stretto cementato dalla comune esperienza quali ministri del Lavoro di Italia e Regno unito nei primi anni 80. È un ricordo che ancora conserva con molto piacere e che rivela il tratto decisionista della signora Thatcher: "È la prima volta che vedo la signora Thatcher discutere con qualcuno. Lei non parla né con Kohl né con Mitterand, tantomeno con noi Tories che facciamo parte della sua squadra. Figurarsi coi laburisti. Ma coi voi...", gli disse King dopo l'incontro. L'eredità della Iron Lady? «Fu una grande anticipatrice di quello che sarebbe avvenuto alle relazioni sociali e sindacali dopo la fine del blocco sovietico. Fu la prima, nel 1980, a capire che il modello sociale europeo non poteva essere eterno».

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