Terrorismo islamico: nel mirino una base militare e la stazione di Brescia
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Terrorismo islamico: nel mirino una base militare e la stazione di Brescia

La Digos ha arrestato due presunti terroristi che stavano progettando attentati nella Capitale ma anche in siti sensibili presenti in territorio lombardo

"Siamo nelle vostre strade. Siamo ovunque. Stiamo localizzando gli obiettivi, in attesa dell'ora X". Questi alcuni dei messaggi, in italiano, arabo e francese, su foglietti tenuti in mano e, sullo sfondo, luoghi simbolo come il Colosseo, il Duomo o la stazione di Milano. Immortalati anche mezzi della Polizia di Stato e della Polizia locale, fermate della metropolitana, tratti autostradali e bandiere dell'Expo. Un tunisino e un pakistano avevano creato, solo tre mesi fa, l'account twitter 'Islamic_State in Rom' e, in contemporanea, a progettare azioni terroristiche.

L'indagine della Digos e del servizio Polizia postale, che ha portato questa mattina al loro arresto è stata rapidissima ed è scattata dopo le prime segnalazioni della Polizia postale su quei messaggi minatori online. Il 26 aprile scorso, infatti, avevano iniziato a circolare sul web foto con testi minatori e di propaganda jihadista il cui messaggio, in sostanza, era "siamo nelle vostre strade", ossia si sosteneva che l'Isis era arrivato anche a Roma e Milano.

I due arrestati di 27 e 35 anni, accusati di associazione con finalità di terrorismo anche internazionale e di eversione dell'ordine democratico, lavoravano da anni in Italia, uno come operaio manovale e l'altro nel settore delle pulizie. Avevano entrambi i documenti in regola e vivevano a Manerbio, nel bresciano.

Ma quali erano gli obiettivi di questi terroristi che pare non fossero legati ad alcun gruppo e che si muovessero da soli?
I due parlavano di colpire la base militare di Ghedi, nel bresciano, e anche la stazione ferroviaria di Brescia. Ma stavano pianificando, ovviamente, anche attentatati nel capoluogo lombardo e nella Capitale. L'unica loro preoccupazione era quella di non avere una preprarazione militare. Infatti, per cercare di risolvere il problema avevano scaricatoil manuale dello "jihadista occidentale" e pianificato un viaggio in territorio siriano.

"Erano consapevoli di non avere un addestramento militare consolidato- ha detto il procuratore aggiunto di Milano Maurizio Romanelli- ma si sa che ci sono azioni che comunque non necessitano di addestramento militare".

"Adesso basta, serve un giro di vite come quello che in Lombardia abbiamo attuato con la Legge sui nuovi luoghi di culto. E ogni riferimento alle moschee non è puramente casuale". Lo ha detto Viviana Beccalossi, assessore regionale al Territorio e Urbanistica, dopo l’arresto avvenuto a Brescia. "Tutti i soloni che predicano nel nome dell'integrazione sempre e comunque - continua l'assessore- oggi devono quantomeno riflettere. Li abbiamo regolarizzati, gli abbiamo dato una casa e per tutta risposta scopriamo che un pakistano e un tunisino utilizzavano la lingua italiana, ovvero l'unico modo per capirsi, per progettare attentati a Milano e Roma. Se questo è il modello di accoglienza tanto auspicato da Renzi, dal suo Governo e dal centrosinistra, non possiamo dormire sonni tranquilli".

Il deputato Angelo Antonio D'Agostino, vice presidente vicario di Scelta Civica, invece, ribatte: "Chi sosteneva che il nostro Governo avesse abbassato la guardia contro il terrorismo di matrice islamica è continuamente smentito dalle operazioni di polizia che assicurano i fiancheggiatori alle patrie galere. E' evidente che gli attacchi dell'Isis si prevengono con un'intensa attività di intelligence e non certo con dichiarazioni polemiche strumentali che lasciano, come sempre, il tempo che trovano”.


Alcune delle immagini mostrate questa mattina dalla Questura di Milano durante una conferenza stampa in cui Ë stata spiegata un'operazione antiterrorismo che ha portato al fermo di due persone nel bresciano, 22 luglio 2015. ANSA / MATTEO BAZZI

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Nadia Francalacci