Terrorismo: la rete di Al Qaeda in Italia preparava un attentato in Vaticano
I 18 arrestati avevano organizzato l'attentato di Peshawar, che provocò oltre 100 morti. Tra loro c'era un kamikaze
Dalle conversazioni intercettate tra i componenti della cellula di Al Qaida smantellata in Sardegna, è emersa la presenza in Italia di un kamikaze e l'ipotesi che si progettasse un attentato in Vaticano. Lo hanno riferito gli inquirenti, l'ipotesi di progetto risalirebbe al marzo del 2010, durante la permanenza in Italia del kamikaze pakistano.
Anzi, proprio a Olbia fu organizzato l'attentato al mercato di Peshawar costato la vita a più di cento persone nell'ottobre del 2009. Lo scrive nell'ordinanza di custodia cautelare il gip del tribunale di Cagliari. Contestando a cinque dei nove arrestati il delitto di strage il magistrato spiega che questi "in concorso tra loro e con altri soggetti non ancora identificati" facevano "deflagrare un potente ordigno nel mercato cittadino Menena Bazar".
L'indagine
L'indagine della procura distrettuale di Cagliari coordinata dal Servizio operativo antiterrorismo e che ha coinvolto le Digos di 7 provincie ha portato all'arresto di 18 persone. Tra gli arrestati ci sono gli autori di numerosi e sanguinari atti di terrorismo e sabotaggio in Pakistan compresa la strage del mercato di Peshawar, Meena Bazar, avvenuta ad ottobre 2009 in cui vennero uccise più di 100 persone. Due degli appartenenti al gruppo facevano parte, secondo gli investigatori, dell'organizzazione di fiancheggiatori che in Pakistan proteggeva lo sceicco Osama Bin Laden.
Le raccolte di denaro
Un imam e formatore coranico che operava tra Brescia e Bergamo era l'esponente dell' organizzazione fondamentalista addetto alla raccolta dei fondi da destinare per attentati terroristici in Pakistan. L'uomo, un dirigente del movimento pietistico Tablig Eddawa (Socieà ' della Propaganda) stimolava le donazioni presso le comunità pakistano-afghane radicate nel territorio italiano. I fondi raccolti venivano poi inviati in Pakistan mediante membri dell'organizzazione. In un caso è stato riscontrato il trasferimento di 55.268 euro mediante un volo per Islamabad in partenza da Fiumicino.
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I trasferimenti
I membri dell'organizzazione viaggiavano su comuni voli - nel caso dei 55mila euro con un collegamento per Islamabad in partenza da Roma Fiumicino - oppure i soldi circolavano in maniera occulta con il sistema cosiddetto "hawala". Si tratta di un meccanismo di trasferimento valutario e occulto, basato sul legame fiduciario diffuso nelle comunità islamiche europee. Tale sistema consente di trasferire una somma di denaro all'estero consegnandola ad un terminale presente nello Stato estero, detto "hawaladar", che fornisce un codice identificativo segreto. I beneficiari della rimessa, tramite tale codice, possono prelevare la somma presso l'"hawaladar" della sede di destinazione.
Il traffico di migranti
La rete era anche impegnata nel traffico di migranti. Pakistani e afghani venivano introdotti illegalmente in Italia per poi proseguire il loro viaggio verso il nord Europa. L'ingresso in Italia avveniva attraverso imprenditori compiacenti che fornivano falsi contratti di lavoro. In altri casi l'organizzazione forniva documenti falsi da cui i migranti risultavano vittime di persecuzioni etniche o religiose. Il network forniva anche supporto logistico e finanziario ai migranti, assicurando loro patrocinio presso gli uffici immigrazione e istruzioni sulle dichiarazioni da rendere per ottenere l'asilo politico, apparecchi telefonici e sim.