Telefoni sotto controllo: un nuovo scandalo scuote il governo Obama
News

Telefoni sotto controllo: un nuovo scandalo scuote il governo Obama

L’Agenzia per la Sicurezza Nazionale “ha spiato le telefonate di milioni di cittadini” attraverso la compagnia Verizon

 Per Lookout news

Il tornado che ha sconvolto Oklahoma City sembra esser passato anche da Washington, se mettiamo in fila tutti danni subiti in queste settimane dall’Amministrazione Obama. E l’ultima delle catastrofi (che potrebbe presto diventare nota come “il caso Verizon”) è un vero disastro di politica interna, che sembra essersi abbattuto senza alcun preavviso sulla Casa Bianca.

Oggi, mentre il presidente degli Stati Uniti aveva appena nominato il suo nuovo consigliere per la sicurezza nazionale, Susan Rice, già ambasciatore USA alle Nazioni Unite (prenderà il posto di Tom Donilon, che si dimetterà a luglio), e quando il presidente stigmatizzava l’intervento di Iran ed Hezbollah in Siria all’indomani della presa di al-Qusayr, ecco che il britannico Guardian scoperchiava il vaso di Pandora sulla scrivania della Stanza Ovale denunciand che la NSA, l’Agenzia per la Sicurezza Nazionale del governo degli Stati Uniti, sta raccogliendo le registrazioni telefoniche di decine di milioni di americani a loro insaputa.

Secondo il quotidiano inglese, un’ordinanza segreta del FISA, il Tribunale di sorveglianza dell’intelligence straniera, emessa dal giudice Roger Vinson, avrebbe imposto alla compagnia telefonicaVerizondi consegnare  la lista dei meta-dati di tutte le chiamate fatte dagli utenti “sia all'interno degli Stati Uniti sia tra gli Stati Uniti e altri Paesi”. Ovvero di tutti i numeri telefonici composti in entrata e in uscita, così come i codici IMEI e la durata delle chiamate, al fine di mappare i flussi di comunicazione del Paese.

Non sarebbero stati consegnati i nomi e gli indirizzi corrispondenti agli utenti, ma tanto è bastato per far scoppiare il caso. Certo, lo “spionaggio” indiscriminato dei dati relativi ai cittadini americani è un sistema teoricamente legalizzato, che trova la sua giustificazione nel famoso Patriot Act approvato dall'amministrazione Bush poco dopo l'attacco al World Trade Center dell’11 settembre 2001. Ma l'US Center for Constitutional Rights ha affermato, in merito, che questa sembra essere “l'ordinanza di sorveglianza più ampia di sempre” e per di più applicata senza un motivo concreto o cogente che ne giustificasse un suo utilizzo e, dunque, a prescindere dall’esistenza di una minaccia esplicita o del sospetto di illeciti.

Eppure, il Tribunale di sorveglianza d’intelligence ha disposto l’acquisizione dei meta-dati per tutto il periodo che va dal 25 aprile fino al 19 luglio prossimo, allegandovi anche un ordine di bavaglio, nel quale si afferma che “nessuno può rivelare ad altre persone che l'FBI e NSA hanno chiesto o ottenuto prove tangibili”. L’FBI e l’NSA si sono rifiutati di commentare il caso, in attesa di una linea concordata con l’inquilino della Casa Bianca, sempre più nervoso e isolato.

Gli scandali interni del governo USA
Il Patriot Act, promulgato nell’ottobre 2001 e prorogato nel 2005, prevedeva in effetti la possibilità di effettuare intercettazioni telefoniche e servirsi delle informazioni personali dei cittadini. Ma il punto sconvolgente per gli americani è un altro: e cioè scoprire come nulla sia cambiato dai tempi di Bush, il presidente che volle quella legge e che numerosi cittadini hanno odiato anche per tale ragione. Associare Obama a Bush non solo mina la fiducia che i cittadini avevano riposto nel presidente democratico, che ha fatto della discontinuità con il suo predecessore un cavallo di battaglia, ma adesso tutto questo rischia di generare una “causa di divorzio” con i suoi elettori, visto che l’opinione pubblica americana è molto sensibile sulla privacy.

Ad ogni modo, questo è solo l’ultimo di numerosi scandali che hanno colpito l’Amministrazione Obama nel 2013: già il Tea Party biasima il presidente per il caso dell’Agenzia delle Entrate (IRS) che ha deliberatamente indagato con “eccessivo zelo” sui conservatori, e anche se Obama ha affermato di “non dover chiedere scusa a nessuno”, sa che l’opinione pubblica era già sconvolta dal precedente scandalo dello spionaggio da parte del governo di una ventina di giornalisti dell’Associated Press.

La popolarità dell’Amministrazione Obama
Un recentissimo sondaggio pubblicato della NBC News/Wall Street Journal mostra che il 55% degli americani ha seri dubbi circa l’onestà e l’integrità dell'amministrazione Obama (mentre l’altro 45% non ha mai creduto in lui). E la percentuale sale al 58% quando la domanda si rivolge allo scandalo di  Bengasi, dove trovò la morte l’ambasciatore USA in Libia, Chris Stephens (caso inizialmente coperto dalla CIA). E il sondaggio nazionale di Bloomberg pubblicato martedì sera rivela come il 47% degli americani non creda più ad alcuna affermazione di Obama circa la sua estraneità al caso IRS-Tea Party, mentre solo il 40% ha ancora fiducia nel presidente.

Obama, insomma, rischia di finire nella polvere per l’eccessiva disinvoltura con la quale ha gestito e gestisce il proprio potere, in particolare in relazione alla sicurezza della nazione: se i cittadini americani arriverebbero a giustificare anche un intervento in Siria e chissà quale altra iniziativa bellica oltreoceano in ragione della propria incolumità, non accetteranno mai l’ingerenza del governo nella loro sfera privata. La politica interna determinerà, probabilmente, il futuro posto nella storia del presidente Obama. E chi grida all’impeachment, accostando il presidente democratico nientemeno che a Richard Nixon, oggi ha un motivo in più per ottenerlo.

I più letti

avatar-icon

Luciano Tirinnanzi