Talebani: come cambierà la strategia con Haibatullah Akhundzada
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Talebani: come cambierà la strategia con Haibatullah Akhundzada

Il chierico sostituirà il mullah Akhtar Mansour alla guida dell’organizzazione. Aprirà al dialogo o inaugurerà una nuova stagione di tensione?

Per Lookout news

A pochi giorni dalla notizia della morte del mullah Akhtar Mansour, ucciso da droni americani nella provincia pakistana sud-occidentale del Baluchistan, i talebani hanno nominato un nuovo leader. È il mullah Haibatullah Akhundzada, vice di Mansour, influente figura religiosa in Afghanistan, in passato a capo del sistema dei tribunali talebani e autore negli ultimi anni di una serie di fatwa che ha portato a sanguinari attacchi contro le truppe governative afghane e le forze internazionali presenti nel Paese. La scelta, ha spiegato il portavoce dell’organizzazione Zabihullah Mujahid che per la prima volta ha confermato la morte di Mansour, è stata presa all’unanimità a Quetta, in Pakistan, dal Consiglio della Shura dei talebani.

 Inizialmente era stato ipotizzato un periodo più lungo per la nomina del nuovo capo dei talebani, alla luce delle tensioni interne che dividono i vertici dell’organizzazione dalla morte del mullah Omar, annunciata alla fine del luglio 2015 ma avvenuta nel 2013, e dalla discussa nomina a suo successore del mullah Akhtar Mansour.

La decisione di puntare su Haibatullah Akhundzada potrebbe dunque essere stata presa per evitare nell’immediato altre scissioni e respingere sul nascere le velleità autonomiste di quei signori della guerra che non si sono mai riconosciuti in Mansour e che, in alcuni casi, hanno abbracciato il progetto della formazione di un Emirato Islamico del Khorasan nell’orbita del Califfato di Abu Bakr Al Baghdadi.

Chi è il Mullah Haibatullah Akhundzada
Il Mullah Haibatullah Akhundzada potrebbe avere tra i 45 e i 50 anni. Appartiene alla tribù dei Noorzai che risiedono nellaroccaforte talebana del distretto Panjwai nella provincia di Kandahar. La sua provenienza e le credenziali religiose che vanta (finora ha diretto il Consiglio religioso degli Ulema), potrebbero consentirgli di avere un maggiore controllo sull’intera organizzazione, compresi i rami più periferici, a differenza del suo predecessore al quale non è mai stato riconosciuto in modo unanime il ruolo di guida spirituale.

 I suoi vice saranno Sirajuddin Haqqani, signore della guerra di etnia pashtun e leader della rete degli Haqqani responsabile di attacchi e attentati di alto profilo a Kabul negli ultimi anni, e Muhammad Yaqub, il figlio maggiore del Mullah Omar.

 Gli analisti sono divisi sul “programma di governo” su cui punterà il nuovo leader dei talebani. Per alcuni potrebbe optare per un trasversale cambio di strategia rispetto a Mansour riaprendo gradualmente i negoziati di pace con il Gruppo di Coordinamento Quadrilaterale formato dai governi Afghanistan, Pakistan, Stati Uniti e Cina.

 

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(La struttura organizzativa dei talebani fino alla morte del mullah Akhtar Mansour)

 

Altri invece sostengono che potrebbe decidere di inaugurare il suo mandato con una serie di offensive per vendicare la morte di Mansour e assumere così una presa di posizione forte in chiave anti-occidentale per mandare un avvertimento chiaro a tutti gli scissionisti.

 

Le ingerenze di Pakistan e Iran
In questo quadro Haibatullah Akhundzada dovrà fare i conti anche con le ingerenze in Afghanistan di quelle potenze regionali che hanno contribuito in buona parte a destabilizzare la già precaria leadership di Mansour. Da una parte c’è il Pakistan, che ufficialmente promuove i negoziati tra Kabul e i talebani ma che, attraverso i suoi potenti servizi segreti, ha sostenuto la leadership di Mansour e continua a chiudere un occhio sul fatto che da anni a Quetta, capoluogo del Baluchistan, trovino rifugio i più influenti leader talebani afghani. Dall’altra parte c’è l’Iran, che stando a quanto dichiarato da funzionari dell’ISI (Inter-Services Intelligence, servizio di intelligence interno del Pakistan), almeno dal settembre del 2015 avrebbe avviato contatti con i fedelissimi di Abdul Qayyum Zakir, ex capo del consiglio militare dei talebani e principale oppositore di Mansour, con l’obiettivo di reclutare miliziani da inviare a combattere in Siria, Iraq e Yemen.

 Al momento di certo c’è che lo scarso appeal internazionale del Mullah Haibatullah Akhundzada, e il fatto che non sia un comandante militare, non ne fanno un leader carismatico. E la sua nomina, al pari di quella di Al Zawahiri per il post Bin Laden alla guida di Al Qaeda, potrebbe proiettare i talebani verso una fase di lento ma irreversibile declino.

 

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Rocco Bellantone