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Strage di Orlando: l'abbraccio di Obama alle famiglie

Il presidente degli Stati Uniti si reca al Pulse, luogo della follia omocidia di Omar Mateen. E invoca unità politica contro l'uso delle armi

E dove, ha detto il presidente, "dopo il peggio dell'umanità, ha risposto il meglio dell'umanità".

Il presidente lo ha fatto lontano dai riflettori. Questo è il momento di portare un messaggio intimo, di mostrare - con accanto il vicepresidente Joe Biden - come gli americani "restano uno al fianco l'uno dell'altro", come l'America si stringe attorno ad Orlando. "Non c'è modo più tangibile di manifestare il suo sostegno se non recandosi nella città dove ha avuto luogo questo orrendo episodio", ha spiegato la Casa Bianca.

E di tangibile Obama a Orlando trova il dolore: in corteo verso il luogo dove incontra la comunità per oltre due ore, a due miglia circa dal Pulse, scorrono davanti agli occhi del commander in chief giunto da Washington i segni profondi lasciati dalla violenza scatenata da Omar Mateen, tra le bandiere arcobaleno e quel cartello affisso da una rivendita di Harley-Davidson: "Pregate per Orlando".

Così, dopo il monito fermo e determinato dei giorni scorsi con cui ha puntato il dito contro l'intolleranza e la violenza guardando dritto negli occhi degli oppositori politici, oggi è il giorno dell'unità e dell'appello accorato.

Alla famiglie delle vittime ''non interessa la politica, e non interessa neanche a me''. Non le divisioni politiche, che invita ancora una volta il Congresso adesso a superare, spingendo per maggiori controlli per le armi. Il giorno dell'unità.

A dimostrarlo le immagini dell'arrivo del presidente in Florida: scende dalla scaletta dell'Air Force One seguito da Marco Rubio.

Il senatore repubblicano della Florida ed ex candidato per la nomination repubblicana che contro Obama si è scagliato con vigore durante la sua campagna, ha volato con lui dalla capitale fino al suo Stato.

I due hanno parlato, senza dubbio, ma di ciò che in queste ore è l'unico argomento possibile: "Questo è un momento in cui democratici e repubblicani possono dimostrare che, quando negli Stati Uniti d'America una comunità viene attaccata, gli Stati Uniti d'America restano uniti", commenta la Casa Bianca come a spiegare il senso di questa giornata.

Mentre le prime prove di unità sono in corso al Congresso dove si intravedono i segnali di un'intesa tra democratici e repubblicani per una stretta sulle armi.

La svolta dopo l'intervento fiume di quasi 15 ore del senatore democratico del Connecticut Chris Murphy: era già mattina quando si è conclusa la maratona guidata da Murphy e quando il senatore ha reso noto che ci sono adesso i presupposti per una intesa con i repubblicani disposti a votare alcune misure chiave sui controlli, consentendo quindi l'approvazione di emendamenti che prevedono maggiori verifiche sui singoli acquirenti di armi e il divieto di vendita a sospettati di terrorismo.

Intanto, mentre Obama promette che gli Stati Uniti combatteranno senza sosta i gruppi terroristici, continuano le indagini sulle dinamiche dell'attacco al club gay ed emergono altri dettagli su Omar Mateen e sulla strage: secondo quanto emerge il killer scambiava sms con la moglie durante l'attacco.

Non è chiaro tuttavia se la donna fosse consapevole di quanto stesse accadendo. Lo riferisce la Cnn citando fonti, mentre è all'analisi degli esperti l'uso intenso che Mateen faceva dei social media, luogo privilegiato dove scatenare tutto il suo odio. Al punto che adesso si chiede l'aiuto di Mark Zuckerberg, il fondatore di Facebook, per tracciare e capire l'attività del killer. (ANSA)

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SAUL LOEB/AFP/Getty Images
Un uomo con un cartello contor l'uso facile delle armi in America nel giorno della visita del presidente Obama a Orlando, Florida - 16 giugno 2016

"Queste famiglie sono parte delle famiglia americana". Per la nona volta durante il suo mandato presidenziale Barack Obama ferma tutto e parte per portare il suo sostegno ad una comunità colpita al cuore dalla violenza cieca.

Questa volta la destinazione è Orlando, in Florida, dove è giunto per abbracciare i familiari delle vittime della strage al Pulse, per portare il suo conforto ai sopravvissuti dilaniati dal dolore e dalla "colpa" di essere sfuggiti alla mano omicida, per ringraziare di persona chi ha prestato i primi soccorsi, i medici, gli infermieri, le forze dell'ordine precipitatesi nella notte tra sabato e domenica al night club da cui giungeva il grido d'aiuto.

La strage di Orlando

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ANSA/ SITE/ RITA KATZ
Omar Seddique Mateen in una foto postata sul suo profilo Twitter da Rita Katz, direttrice del Site, il sito di monitoraggio delle attività jihadiste in rete. I jihadisti, riferisce il Site, lodano il killer, tuttavia, riferisce la stessa Katz, non ci sono al momento rivendicazioni della strage. 12 giugno 2016.

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