Stav Shafir, la rossa che sfida Netanyahu
La star della sinistra israeliana spiega, a poche settimane dal voto, perché lo Stato ebraico deve voltare pagina : "Tagliare i fondi ai coloni, darli ai più poveri"
Di Aldo Baquis e Massimo Lomonaco (ANSA)
I giorni al potere di Benyamin Netanyahu sono contati: "La sua politica si basa sulla paura. Sollevare i timori, in politica, puo' essere uno strumento forte. Ma noi pensiamo che gli israeliani meritino qualcosa di molto meglio. La nostra è una politica di speranza, una politica di soluzioni. E in questo testa a testa abbiamo buone probabilità di avere la meglio".
Lo afferma, a quasi una settimana dalle elezioni, Stav Shafir, la 29enne 'star' laburista conosciuta come 'la rossa' sia per il colore elettrico della capigliatura, sia per il fervore dei suoi interventi: nel 2011, alla guida degli 'indignati' impadronitisi del centro di Tel Aviv, e dal 2013 alla Knesset, il parlamento. L'ANSA l'ha incontrata nella zona industriale di una città periferica, Pardes Hanna (a nord di Tel Aviv), all'ingresso di un piccolo locale, il 'Putsch': un nome di qualche auspicio per la sua lista 'Campo Sionista', guidata da Isaac Herzog e Tzipi Livni. Sulle pareti immagini del 'Che' e di Jimi Hendrix, e davanti a Shaffir decine di giovani molto incerti se lanciarsi come lei nella politica attiva perche' disgustati dai ripetuti casi di corruzione politica. In 40 minuti a perdifiato la 'rossa' li ha spronati a rendersi conto che "la politica è lo strumento che trasforma i sogni dei giovani in realtà".
D. Quali lezioni ha appreso nei mesi della protesta sociale?
R. La protesta ha dimostrato che gli israeliani non hanno perso la fiducia di poter cambiare il proprio futuro. In quei mesi magici abbiamo constatato che c'e' un chiaro consenso generale sulla direzione che va impressa al nostro Stato: occorre maggiore responsabilita' sociale. Sta al governo garantire quella rete sociale di sicurezza, fatta di sanita', edilizia, educazione, previdenza sociale.
D. Entrata poi alla Knesset, come ha portato avanti il suo impegno?
R. Finche' dimostravamo, ci veniva detto dalle autorità che non c'erano fondi a sufficienza per tutto, che non dovevamo essere 'viziati'. Io sono entrata nella Commissione Finanze e ho scoperto che i fondi c'erano, eccome.
D. Ma dove erano nascosti?
R. Ho scoperto che nel nostro Paese ci sono due bilanci. Uno è quello che viene approvato formalmente. Ma ce ne è anche un secondo: un canale segreto da cui transitano molti miliardi di shekel, anche in contrasto con le finalita' del governo, anche verso mete poco chiare. Ad esempio, le colonie ricevono 'bonus' sostanziosi, cosi' pure associazioni politiche legate alla Destra. In un anno e mezzo, oltre ai fondi ufficiali, le colonie hanno ricevuto per vie traverse altri 300 milioni di euro. Quando prenderemo il potere, cambieremo subito il lavoro in quella commissione. Contro la corruzione lotteremo con la trasparenza. Vorremo sapere con certezza che i fondi non sono sperperati, ma vanno a beneficio del pubblico. L'obiettivo è a portata di mano.
D. In un discorso alla Knesset ha enunciato la sua visione del sionismo, in alternativa a quella della destra. Dov'è la differenza?
R. La destra israeliana si trova in una condizione in cui è disposta a mettere in questione il carattere democratico ed ebraico di Israele e tutto per la sua insistenza nel non volersi separare da un lembo di terra. Per noi il futuro di Israele e del sionismo dipendono invece dalla separazione dai palestinesi, da compromessi territoriali, da un accordo di pace, dalla cooperazione con i vicini, con i Paesi occidentali, col mondo esterno. La nostra è una strada seria, razionale, pragmatica, mentre i nostri rivali ci trascinano verso un futuro nebuloso.