Le spese "pazze" della Farnesina lette con dei buoni occhiali
La sede del Ministero degli Affari Esteri a Roma
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Le spese "pazze" della Farnesina lette con dei buoni occhiali

Siamo davvero sicuri che tutte le spese del Ministero degli Affari Esteri vadano considerate "inutili e ingiustificati sprechi"?

Criticare, dall'esterno, è sempre molto facile . Si punta il dito contro le professioni più facilmente definibili "da privilegiati", si raccolgono un po' di dati e numeri a caso e si tirano le somme. Senza fare domande, ed evitando accuratamente ogni tipo di confronto con la controparte. Succede un po' a tutti i livelli e per tutte le professioni "doc". Questa settimana è toccato ai funzionari della Farnesina, diplomatici e non.

Premesso che in un momento di crisi come quello che stiamo attraversando ognuno dovrebbe fare la sua parte e quindi accettare quei tagli agli sprechi che avrebbero dovuto essere approvati molto tempo fa, non è giusto servirsi strumentalmente di una serie di informazioni solo per mettere all'angolo una categoria. A prescindere dal fatto che si tratti dei notai, degli avvocati, dei politici o, come in questo caso, dei diplomatici.

I COORDINATORI NON SERVONO

Il Mae sbaglia ad avere coordinatori per il mare, lo spazio, l'ambiente e l'energia? Chi ne è convinto forse non si è accorto che in Italia ad occuparsi di tematiche come quella delle politiche del mare o dello spazio sono in molti, ognuno nel settore specifico di cui ha maggior conoscenza e su cui ha maggiori competenze. Ci sono ricerche universitarie, attività di esplorazione, operazioni di sfruttamento delle risorse: tutte, prima o poi, acquisiscono una dimensione internazionale e la presenza di un coordinatore diventa necessaria. Altrimenti, tutti si muoverebbero alla rinfusa. Anche le attività che così spesso ridicolizzate non sono irrilevanti: la comunicazione delle attività di cooperazione allo sviluppo, nell'ambito della politica estera di un Paese, non è certo secondaria. Quando si aiuta un Paese in via di sviluppo, è bene che si sappia: perché si acquisisce prestigio nelle sedi internazionali, perché i cittadini possono sapere come vengono impiegate le risorse utilizzate per azioni umanitarie e per tanti altri ovvii motivi. Chi porta avanti queste attività guadagna troppo? Innanzitutto, sono redditi trasparenti e vengono forniti in valori lordi (al netto delle tasse è la metà); in secondo luogo il termine di paragone per decidere cosa è troppo quale è? Probabilmente il reddito complessivo i tutti i coordinatori non supera quanto versato a seguito di un patteggiamento su un contenzioso fiscale da un noto presentatore televisivo non più di qualche giorno fa.

I DIRIGENTI SONO TROPPI

Il numero di posti dirigenziali al Mae è inferiore a quello previsto dalla legge. Il Sindacato Flp - una sigla fortemente minoritaria e perciò spesso prona a toni accusatori - accomuna diplomatici e titolari di posizioni dirigenziali, dimenticando che la politica estera e la diplomazia si fa con i professionisti e che i diplomatici hanno un trattamento specifico, proprio perché il loro lavoro è molto particolare. Basti pensare che nel contratto dei diplomatici non è previsto un orario di lavoro - possono essere chiamati a qualsiasi ora del giorno e della notte, e spesso, al di là dei cliché, li si trova alla scrivania a orari improbabili. L'autore dell'articolo "Le spese pazze della Farnesina" e i (pochi) sindacalisti di Flp sembrerebbero intendere che avremmo bisogno di meno diplomatici. Anche su questo punto, non è chiaro quale sia il criterio di raffronto. I diplomatici italiani sono meno dei loro colleghi dei Paesi di dimensioni comparabili alla nostra e, spesso, sono investiti di compiti più ampi. Fuori dai nostri Consolati ci sono le code - segno inequivocabile di una forte richiesta di servizi - e la soluzione sarebbe quella di ridurre chi quei servizi li eroga? Ci lamentiamo della scarsa proiezione internazionale dell'Italia - e di nuovo la soluzione sarebbe quella di rendere ancor più esigue le pattuglie chiamate a sostenerla? Oppure l'obiettivo è quello di sostituire professionisti addestrati con figure di altra provenienza, magari selezionati tra le seconde file delle formazioni e dei movimenti politici di turno? Lo può sostenere solo chi è sicuro di non aver mai bisogno dell'aiuto di un'Ambasciata o di un Consolato, perché ciascuno di noi preferisce affidarsi alle cure di un professionista. Del resto, quando vogliamo riparare un rubinetto, chiamiamo un buon idraulico; quando ci difendiamo in Tribunale, vogliamo un bravo avvocato. E allora perché quando vogliamo esportare l'Italia nel mondo non dovremmo affidarci a dei diplomatici esperti? E perché dobbiamo ritenere che chi esegue un lavoro altamente qualificato non debba avere diritto a una retribuzione proporzionata? Lo sappiamo o no che il nostro ex Console a Bengasi ha salvato la pelle per miracolo, perché sotto la sua vettura era stata messa una bomba da miliziani che è tata scoperta per caso? Non è abbastanza per essere retribuiti quanto un professionista di altri settori - che so, un architetto o un avvocato - che lavorano seduti su comode scrivanie?

5MILA ASPIRANTI DIPLOMATICI ALL'ULTIMO CONCORSO

Siamo proprio sicuri che, lo scorso maggio, al concorso diplomatico si siano presentati 5mila ragazzi perché allettati dallo stipendio oppure perché, di questi tempi, con la disoccupazione giovanile alle stelle, tutti tentano tutto pur di trovare un lavoro? A prescindere dalle difficoltà del momento, sarebbe corretto ricordare che il concorso diplomatico è sempre stato molto popolare ed ha sempre attirato i migliori laureati delle facoltà di Scienze Politiche e Giurisprudenza: alzi la mano chi non conosce uno studente universitario particolarmente brillante che non abbia espresso il desiderio di fare il diplomatico "da grande". L'enorme (e difficilissima) selezione permette che a entrare nella carriera diplomatica siano solo i più bravi, persone che non avrebbero difficoltà a trovare un lavoro retribuito altrettanto bene anche altrove. Lo Stato deve tenerseli stretti. E infatti affida loro compiti di responsabilità: chi è andato a gestire gli uffici consolari in Venezuela, Australia e Albania, dove ogni giorno, con risorse umane e finanziarie insufficienti, centinaia di connazionali che chiedono un passaporto, assistenza e supporto quando sono indigenti, quando vengono arrestati, quando si trovano di fronte all'imprevisto? Pensiamo agli italiani che si sono trovati qualche anno fa nelle zone dello Sri Lanka travolte dallo Tsunami e cui la prima mano tesa è stata quella di qualche diplomatico, spesso di giovane età. Ma non dimentichiamoci delle piccole emergenze di ogni giorno.

IL PERSONALE DELLA FARNESINA

Piuttosto che puntare il dito contro i diplomatici, occorrerebbe fare una rifelssione più seria sul ruolo del resto del personale della Farnesina, magari facendosi spiegare da qualcuno che non sia un sindacato alla ricerca di notorietà a cosa serve inviare all'estero archivisti e segretarie pagati quasi quanto i loro diretti superiori quando analoghe professionalità sono disponibili e pronte ad essere assunte a cifre nettamente inferiori. E invece i dirigenti del Mae sbagliano anche quando cercano di far risparmiare lo Stato. Perché si grida allo scandalo per gli stipendi dei contrattisti locali (senza farsi nemmeno venire il dubbio che, magari, questi salari sono bassi se confrontati con quelli del Capo Missione perché relativi a personale locale inquadrato secondo la legislazione locale, o che magari si tratti di compensi ben più generosi di quelli che queste persone percepirebbero in qualsiasi altro ufficio locale. Infine, mi chiedo con quale logica sia possibile confrontare lo stipendio di un Ambasciatore con quello di una segretaria o di un autista. Forse nelle aziende private c'e' uniformità tra i compensi degli Amministratori Delegati e quelli delle loro segretarie? E ancora, siamo davvero sicuri che tagliando del 10 per cento gli stipendi dei diplomatici salveremmo le sedi consolari in chiusura (sempre trascurando il Mae ha deciso di riorganizzare la rete per far fronte alle esigenze di oggi, chiudendo gli uffici che non servono piu' e aprendone di nuovi in realta' emergenti)? Chi mette in correlazione questi due fattori ha mai provato a calcolare i costi di una sede?

L'INDENNITA'

Infine, puntuale come un orologio, arriva l'indignazione per l'indennità, un importo che, forse, gli addetti ai lavori e pochi altri hanno davvero capito a cosa serve e come funziona. I nostri Ambasciatori all'estero sono dei privilegiati? Ci siamo dimenticati che il rappresentante francese a Roma vive a Palazzo Farnese, quello brasiliano a Piazza Navona e quello spagnolo a Piazza di Spagna? L'Ambasciatore dovrebbe presentarsi agli incontri ufficiali guidando personalmente la sua auto? Dovrebbe indossare jeans e t-shirt per risparmiare, o invitare Obama & co. a mangiare un trancio di pizza al taglio in residenza, possibilmente apparecchiando la tavola con tovagliette di carta usa e getta, perché l'Italia si indigna per un'indennità che deve coprire, oltre ai costi di gestione della casa, che sono alti, anche quelli del personale di servizio di cui, in queste occasioni, l'etichetta non permette di fare a meno? Ma insomma, un po' di ritegno anche quando si critica. Vogliamo davvero farci ridere dietro da tutto il mondo?

Come ogni ambiente, anche quello diplomatico ha le sue regole. Che ci piaccia o no, vanno rispettate. Ci sono dei codici, delle consuetudini, delle regole di protocollo, che non possiamo ignorare, a meno che non ci interessi perdere altro peso e credibilità in un contesto internazionale che poche persone conoscono per esperienza diretta. Forse qualcuno sa che vent'anni fa i diplomatici in servizio all'estero percepivano la stessa indennità incassata dai diplomatici di oggi? Sono passati due decenni!!! Siamo proprio sicuri anche nel resto dell'Europa i compensi siano rimasti gli stessi per così tanto tempo? Non solo, autisti, domestici e alloggio pagato non sono certo un pacchetto garantito a tutti i 910 diplomatici precedentemente citati. Con l'eccezione di un paio di paesi, tutte le feluche pagano un affitto, e tutti si portano in giro per il mondo i loro mobili perché il Ministero chiede loro di scegliere, nelle varie sedi, una casa "di rappresentanza", arredata "in maniera adeguata". Quindi niente alloggio semplice o mobili e piatti Ikea, ma abitazione impegnativa con corredo, servizi e argenterie (da lucidare) incluse. Tutto a carico del funzionario ovviamente. Che, tuttavia, non sarebbe così scontento di vivere in maniera normale (come succede a Roma del resto, dove questo tipo di esigenze non ci sono), dimezzando i costi di affitto e bollette e vivendo in maniera più sobria. E magari non costringendo i figli a cambiare scuola ogni quattro anni e mandandoli in istituti che non richiedano il pagamento di rette da migliaia e migliaia di Euro.

Qualcuno sa che in alcuni paesi i diplomatici italiani vengono considerati, da chi frequenta questi ambienti, come funzionari di serie B perché "cucinano e servono in tavola da soli, sparecchiano e lavano i piatti, guidano la macchina, si occupano dei figli, fanno la spesa", ovvero vivono come persone normali? Poi certo, quando arriva il 2 giugno devono mettersi un abito più elegante, e lo stesso vale per una serie di altre cerimonie in cui l'assenza sarebbe interpretata come uno sgarbo dal paese che li ospita o dalla comunità italiana che fa riferimento a loro. Ai tedeschi viene pagato un periodico rinnovo del guardaroba - del resto, si tratta di un'attività in cui la cura dell'immagine è uno dei ferri del mestiere e non una questione di vanità.

Le cifre fornite nell'ultimo pezzo contro la Farnesina sembrano implicare che qualsiasi spesa sia uno spreco, senza dire perché. Il semestre europeo implica l'organizzazione di migliaia (esatto: migliaia!) di riunioni ed incontri in tutto il mondo. Alla Rappresentanza presso l'Unione Europea se ne ospitano molte tutti i giorni, a tutte le ore. E' uno sforzo particolare, che richiede da sempre risorse aggiuntive - ai tempi del governo Berlusconi, probabilmente ne sono servite meno, anche perché le risorse "ordinarie" del Ministero non avevano ancora subito la serie di cure dimagranti che sono stata imposte dai governi dell'austerity che si sono susseguiti negli anni successivi. Un'ultima notazione: molte delle cosiddette auto blu del Ministero sono Fiat Bravo...

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