Franz e Franziska. L'amore contro il nazismo
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Franz e Franziska. L'amore contro il nazismo

Oggi, giorno della memoria, vogliamo ricordare la storia di una coppia il cui affetto è andato oltre la società, la storia, la morte

Franziska e Franz erano avanti anni luce. Classe 1907 lui, 1913 lei, un amore autentico che li porta all’altare, non più giovanissimi, nel ‘36, il giovedì santo alle sei di mattina, giorno insolito per un matrimonio. Un’anomalia così come nessuna tradizionale festa di nozze a seguire, ma subito in partenza per un lungo viaggio, il loro viaggio, a Roma e in Vaticano, a vedere il Papa, e poi ancora giù, a godere del sole di Napoli e del mare di Sorrento, fino ad allora soltanto immaginato.

A St. Radegund, una manciata di case poco lontano da Salisburgo, ne avrebbero parlato per un bel pezzo e Franz già diceva che avrebbe festeggiato il decimo anniversario di matrimonio con la sua Fani con un altro bel viaggio.
 

Il lavoro in fattoria, al quale erano destinati, avrebbe aspettato.
 

Bel tipo lui, il primo ad avere una moto in paese, acquistata durante gli anni di lavoro in miniera, le ragazze che ne parlavano, qualche pugno ben assestato all’occorrenza. Donna di fede lei, tempra forte, occhi che vedono dentro.
 Alla fine dell’estate dell’anno successivo nasce la primogenita Rosalia, esattamente un anno dopo Maria e, a guerra già cominciata, l’ultima figlia, Aloisia.

Quasi in contemporanea, Franz viene chiamato all’addestramento militare nella Wermacht in previsione di un invio al fronte. Saranno due brevi periodi lontano da casa. Poi, nel ‘43, quella maledetta lettera di arruolamento. Ma quella guerra folle non poteva combatterla, non voleva combatterla. Nessun dubbio. Non avrebbe demandato ad altri una responsabilità che era solo sua. Decisione sofferta, quel “difficile passo”, che tuttavia non avrebbe tolto nulla all’amore per l’ amatissima moglie e le adorate bambine.
  Il suo sguardo ampio, allineato alla coscienza, andava oltre. Così quello di Franziska. È in questo che erano avanti anni luce. In proposito, il francese Christian Bobin così scrive: «Quelli che sanno amarci ci accompagnano fin sulla soglia della nostra solitudine, e qui si fermano, senza fare un passo in più. Quelli che pretendono di proseguire oltre in nostra compagnia restano di fatto molto più indietro».
 
 In un primo momento lei ci prova a dissuaderlo, ma comprende che non è ciò di cui lui ha bisogno e mai metterà una volta la famiglia in contrapposizione alla scelta del marito, pur consapevole che sarebbe rimasta presto sola con tre bambine piccole e una fattoria da mandare avanti. Nonostante questo, continueranno a “farsi compagnia” nella gioia del loro incontro e di ciò che hanno vissuto fino ad allora. Lo dimostrano le tante lettere spedite l’uno all’altra in quegli anni, fino alle ultime scritte da Franz nel carcere di Berlino,dove verrà giustiziato per essersi opposto al regime di Hitler. Tradotte da Lucia Togni, sono raccolte nel saggio “Una storia d’amore, di fede e di coraggio. Franz e Franziska Jägerstätter di fronte al nazismo”, recentemente pubblicato a cura del sociologo Giampiero Girardi per i tipi del gruppo editoriale “Il Pozzo di Giacobbe”.
 
 «Se anche il cuore è triste, noi sappiamo che la nostra tristezza si trasformerà in gioia. Potessimo anche prolungare la nostra vita fino a cent’anni, cosa sarebbero rispetto all’eternità?» scriveva Franz dal carcere di Linz e poi ancora «Come sono adesso i campi? È evidente che a un uomo interessi sempre come vanno le cose a casa se ama la propria famiglia». L’aggettivo “amatissimo”, “amatissima” non manca mai eppure non si legge disperazione per il futuro a loro negato. «Se sapessimo ciò che sa Dio, vorremmo ciò che lui vuole! » gli risponde la moglie.
 
 Il 9 agosto 1943, alle quattro del pomeriggio Franziska sente una stretta al cuore che la induce a guardare l’ora. Saprà in seguito che quello è stato il momento della decapitazione del suo Franz, colpevole di non aver rinnegato la propria coscienza.
 Incomincia così il calvario di Franziska che oltre al dolore per la perdita del suo amato deve affrontare l’ostilità della suocera e dei compaesani che la ritengono in parte responsabile del destino del marito. Passeranno vent’anni per la prima biografia del “contadino contro Hitler”, ad opera di un sociologo americano, e altri venti perché Jägerstätter venga annoverato tra i martiri come “autentico esempio di vita cristiana”.
 Franziska muore centenaria dopo aver visto il suo Franz salire alla gloria degli altari nel 2007.

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Annalisa Borghese

Di origini lombardo-piemontesi-siciliane, giornalista, una laurea in lingue, due figli, tre saggi pubblicati e tradotti per alcuni paesi europei e del Sud America, diversi programmi culturali curati e condotti per tv regionali e per Rai Radio Due del Trentino Alto Adige, counselor con il progetto "Attraverso la mezza età"dedicato alle donne dai 40 ai 60 anni, da alcuni anni torno a scrivere con l’intento di contribuire alla riflessione sui temi del Femminile e del Maschile e alcuni brani del diario della mia maternità vengono utilizzati dalla regista Alina Marazzi per il suo film "Tutto parla di te".
Sono una romantica realista, convinta che il "conosci te stesso" degli antichi greci sia condizione imprescindibile per sentirsi abbastanza vivi ogni giorno.

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