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Siria, un cessate il fuoco pieno di dubbi

In vigore entro sette giorni. La Russia continuerà i bombardamenti sui ribelli moderati. Assad: "Riprendere Aleppo a tutti i costi"

Dubbi e un po’ di scetticismo sono subito calati sull’accordo di Monaco fra gli Stati Uniti e la Russia per un cessate il fuoco in Siria.

Il dubbio decisivo riguarda le vere intenzioni della Russia. Le cui azioni, da quattro mesi a questa parte, quando intervenne nel conflitto, sono apparse più orientate a sostenere il regime di Assad, insieme all’Iran, che ha colpire l’Isis. Il che si traduce nel fatto che i maggiori bersagli delle bombe russe siano stati i ribelli sunniti “moderati”, quelli sostenuti dall’occidente, dalla Turchia e dagli Stati Arabi del Golfo.

Ora, l’accordo di questa notte prevede che le ostilità non si fermeranno nei confronti dei “terroristi”, concetto che finora i russi hanno interpretato con una certa disinvoltura, in modo da adattarlo ai nemici di Assad. Tutti i nemici di Assad.

Inoltre, come sottolinea questa mattina l’Economist, anche se i Russi fossero così ben disposti da applicare alla lettera l’accordo per colpire solo i terroristi, sarà spesso difficile, in pratica, distinguere.
Perché in varie zone del paese è in atto una complessa rete di alleanze fra gruppi diversi di ribelli, nella quale Jabhat al-Nusra, (in pratica al Qaeda, esplicitamente indicato nell’accordo di Monaco come “gruppo terroristico”), combattono in collaborazione con gruppi più moderati.

Tutto ciò è peraltro lo sfondo della catastrofe umanitaria siriana, con epicentro in questi giorni ad Aleppo, dove le forze filo Assad, sostenute da devastanti bombardamenti russi -devastanti anche per la popolazione civile- stanno incalzando i ribelli, riconquistando parte della città e generando un flusso decine di migliaia di civili in fuga verso il confine della Turchia.

Intanto, un duro colpo alla possibile attuazione dell’accordo di Monaco è stato inferto dallo stesso presidente siriano Bashar al-Assad che, in un’intervista all’agenzia AFP poche ore prima che Lavrov e Kerry annunciassero l’intesa, si è detto certo di riuscire a riconquistare il controllo su tutto il territorio, anche se questo richiederà un lungo periodo di tempo.

Sarà possibile porre fine alla guerra, in meno di un anno, solo se si taglieranno le linee di rifornimento dei ribelli dalla Turchia, dalla Giordania e dall’Iraq. Esattamente quello che il presidente siriano sta ottenendo grazie all’intervento dei bombardieri russi. La battaglia principale, ha aggiunto, riguarda la strada fra Aleppo e la Turchia, “principale arteria di rifornimento dei terroristi”. 

Conferma di queste affermazioni, e del fatto che l’accordo di Monaco non implichi la cessazione dei bombardamenti russi, viene considerato il fatto che venerdì nel nord del paese l’aviazione di Mosca fosse all’opera come nei giorni precedenti.

IL PUNTO
Nella notte infatti gli Stati Uniti e la Russia hanno annunciato a Monaco di Baviera un accordo che prevede l’invio immediato degli aiuti umanitari alle città siriane assediate e un cessate il fuoco entro una settimana in Siria.

La tregua non comprenderà le azioni difensive e le operazioni militari contro i gruppi terroristici.

L’intesa è stata raggiunta dopo più di sei ore di colloqui nella riunione del Gruppo internazionale di sostegno, nella città della Baviera.

Un gruppo di lavoro per trasformare il cessate il fuoco in una tregua "duratura"
In una conferenza stampa congiunta, il segretario di Stato Usa John Kerry e il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov hanno annunciato inoltre la costituzione, sotto l'ombrello Onu, di un gruppo di lavoro guidato da Mosca e Washington, che lavorerà all'obiettivo di trasformare il cessate il fuoco al momento provvisorio in una tregua "duratura".

Coordinamento delle operazioni militari
"Abbiamo deciso un processo e fissato un calendario e siamo d'accordo di fare tutto il possibile per raggiungere l'obiettivo", ha spiegato Kerry. Lavrov ha sottolineato che una delle decisioni più importanti prese a Monaco è il coordinamento tra le operazioni militari russe e di quelle della coalizione a guida Usa.

I bombardamenti russi continuano
Si tratta in realtà di un accordo con molte ombre e necessità di chiarimenti. Il ministro degli esteri russo Lavrov, subito dopo la sigla dell'intesa ha specificato che la Russia continuerà con gli attacchi aerei in Siria: le ostilità in sostanza non cesseranno, ha detto, contro lo Stato islamico e al Nusra, affiliata ad al Qaeda.
Resta da chiarire, per esempio come si comporterà l'aviazione di Mosca dei confronti dei ribelli anti Assad moderati e ostili all'Isis. Ribelli contro i quali gli aerei russi hanno condotto in questi mesi pesanti bombardamenti.

L'opposizione siriana ha accolto con soddisfazione l'accordo per un cessate il fuoco entro una settimana raggiunto a Monaco di Baviera, ma ha precisato che sarà pronta a riprendere i negoziati di pace solo se l'intesa sarà messa in pratica.

Lo ha comunicato un membro dell'Alto comitato negoziale, Salim al-Muslat. "Se vedremo che l'accordo sarà rispettato, ci rivedrete presto a Ginevra", ha precisato.

La Turchia: i curdi del Pyd sono terroristi, con loro nessuna sospensione delle ostilità
La Turchia ha invece subito manifestato i propri dubbi sul cessate il fuoco, in particolare rispetto la posizione dei curdi siriani dell'PYD-YPG.
Il premier Ahmet Davutoglu ha dichiarato che "se la Turchia dovesse sentirsi anche minimamente minacciata, il nostro esercito è pronto a fare tutto ciò che è necessario".
Davutoglu, in partenza per l'Aja, ha questa mattina ribadito il punto di vista di Ankara sui curdi siriani: "Ho sempre detto che sono più che evidenti i link tra PYD e Pkk (separatisti curdi turchi) e alla minima minaccia reagiremo".

Il premier turco ha poi voluto sottolineare che del caos in Siria e Iraq "l'Isis e il Pyd-Pkk sono stati gruppi che ne hanno beneficiato maggiormente". Una risposta al governo degli Stati Uniti, che aveva nei giorni scorsi definito il PYD "un alleato importante", suscitando una dura reazione da parte di Ankara.
Secondo Davutoglu, non si può giustificare l'esistenza di un gruppo terroristico solo perché sta combattendo l'Isis, "se così fosse dovremmo legittimare anche Al Nusra" ha poi concluso Davutoglu.

(Agi, Ansa, The Economist, The Guardian)

Fuga da Aleppo

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Siria. Profughi fuggiti da Aleppo al confine con la Turchia, 5 gennaio 2016

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