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Siria, Save the Children: dobbiamo aiutare i bambini assediati

Vivere e morire nelle aree circondate, un rapporto shock. “Bisogna garantire l’accesso libero e permanente agli aiuti umanitari”

“Infanzia sotto assedio” in Siria. Save The Children ha pubblicato mercoledì 9 marzo un rapporto sulla condizione di bambini e ragazzi nel paese martoriato dalla guerra.

Si stima siano almeno 250mila i minori che vivono nelle città assediate.
In queste aree il 47% delle vittime sono ragazzi con meno di 14 anni, gravemente malnutriti perché meno dell’1% della popolazione riesce a ricevere aiuti alimentari, o gravemente malati perché solo il 3% è in grado di usufruire di assistenza sanitaria.

Nel 2015 nel 22% dei casi, i bombardamenti effettuati sul paese hanno interessato aree assediate.

Secondo il rapporto molti bambini confluiscono nelle file dei combattenti, arruolati giovanissimi, anche a 8 anni, almeno tra coloro che non sono riusciti a fuggire.

Per inquadrare: stiamo parlando di un paese dove circa 6,6 milioni di persone sono sfollate nelle aree interne e 4,7 milioni fuggite nei Paesi confinanti e in Europa.

“Le immagini del bambino che muore di fame a Madaya nel gennaio scorso hanno scosso il mondo, ma lontano dalle macchine fotografiche ci sono molte comunità che stanno vivendo la stessa situazione e la stessa disperazione”, afferma Valerio Neri, Direttore Generale di Save the Children.

I cecchini che sparano
“I bambini stanno morendo per mancanza di cibo, di medicine o per cause assurde — spiega — come l’ingestione accidentale di veleni mentre scavano alla ricerca di qualcosa da mangiare. E a pochi chilometri da loro ci sono magazzini colmi di aiuti. I bambini vivono in vere e proprie prigioni a cielo aperto, dove i cecchini sparano a chiunque tenti di scappare. Sono tagliati fuori dal mondo, insieme alle loro famiglie e circondati da gruppi armati che utilizzano l’assedio ai civili come arma di guerra. Questi bambini stanno pagando il prezzo dell’immobilismo del mondo”.

I medici uccisi
In Siria, informa ancora il rapporto di Save the Children, molti medici sono stati uccisi, arrestati o risultano essere sfollati, anche se sono numerosi quelli che hanno deciso di restare nel Paese. Ma in generale nel 2015 meno del 10% delle richieste di accesso alle aree assediate da parte delle Nazioni Unite ha avuto esito positivo e alcune aree ricevono aiuti solo una volta l’anno, altre anche meno. La popolazione di Darayya, ad esempio, non riceve soccorsi da ottobre 2012. 

I gruppi armati approfittano della disperazione dei bambini e li reclutano per andare a combattere sulla linea del fronte, perché per loro è l’unico modo di avere garantito un pasto al giorno. E alcuni pagano fino a 150 dollari al mese, altri solo 50 dollari. 

Serve accesso libero per gli aiuti
“Tutto questo è troppo. Dopo quasi 5 anni di conflitto in Siria — afferma Neri — è necessario porre fine agli assedi. Per questo chiediamo che venga consentito immediatamente l’accesso libero e permanente agli aiuti umanitari e che cessino gli attacchi su scuole, ospedali e infrastrutture civili vitali”. 

Save the Children chiede poi ai leader mondiali che la distribuzione di aiuti umanitari non sia legata agli accordi di pace e non venga utilizzata come merce di scambio nei negoziati politici.

(Ansa, Save The Children)

Thakaa with her baby Reem
Sam Tarling /Oxfam
Profughe siriane a Zarka, Giordania, 8 settembre 2015

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