In Siria il massacro è anche tra i ribelli
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In Siria il massacro è anche tra i ribelli

Nel conflitto che fa 5 mila vittime al mese i miliziani moderati si scontrano con gli ultrà filo Al Qaeda. La posta in gioco è il controllo della resistenza

I ribelli siriani si stanno scannando fra loro. Nel paese martoriato da oltre due anni di un’atroce guerra civile, che non vede soluzioni all’orizzonte, l’Esercito libero siriano, la formazione più moderata e filooccidentale, è sempre più spesso coinvolto in scontri armati con i miliziani di Al Qaeda giunti dall’Iraq e da altri paesi arabi. L’11 luglio è stato assassinato Kaamal Hamami, nome di battaglia di Abou Bassir al-Jeblaouis, famoso comandante dell’Esercito libero siriano. Si stava recando nella zona di Latakya per incontrare altri gruppi ribelli.

A un posto di blocco della formazione armata araba che si chiama Stato islamico in Iraq e del Levante è scoppiata la faida. Prima di venire colpito a morte, il comandante
siriano avrebbe detto ai miliziani di Al Qaeda: «Venite nel nostro paese ad aiutarci o a creare problemi?». Pochi giorni dopo sono scoppiati combattimenti fra moderati e ultrà anti Assad con una dozzina di vittime.

Dall’inizio dell’anno la tensione all’interno della galassia ribelle si sta impennando. A Raqqa, una roccaforte degli insorti nel nord-ovest della Siria, i miliziani filo Al Qaeda hanno espulso dalla città la brigata Farouq, con l’accusa di tradimento e comportamenti immorali. A Dana, vicino al confine turco, gli ultrà hanno decapitato due comandanti ribelli rivali. La popolazione è scesa in strada per protestare contro i metodi di Al Qaeda. Ben presto è scoppiata una sparatoria fra ribelli, che ha colpito anche i manifestanti con gli striscioni «Al-Nusra (la costola siriana di Al Qaeda, ndr) non mi rappresenta».

Ad Aleppo un ragazzino di 15 anni è stato giustiziato in piazza perché aveva ironizzato su Maometto. L’imposizione dell’Islam duro e puro da parte dei miliziani che sognano il califfato sta esacerbando i sunniti meno fondamentalisti. Secondo l’Onu, ogni giorno 6 mila siriani scappano dal paese e ogni mese si contano circa 5 mila vittime. Una media che non si registrava da 20 anni, ai tempi del genocidio in Ruanda.

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Fausto Biloslavo