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Siria: elezioni surreali in un Paese in guerra

È un voto senza opposizioni e non riconosciuto dall'Onu quello che eleggerà 250 deputati del parlamento

Per Lookout news

Presidenziali del 3 giugno 2014, legislative del 13 aprile 2016. A meno di due anni in Siria va in scena una nuova tornata elettorale. Il copione, però, è a sommi capi sempre lo stesso. Stesso favorito, vale a dire il presidente Bashar Assad e il suo partito Baath. Stesse polemiche: quelle dei partiti di opposizione, che ha definito il voto una “farsa”, e della comunità internazionale, che non riconoscerà l’esito delle elezioni. E, con ogni probabilità, anche stesso risultato, con il profilarsi di una vittoria schiacciante dei candidati espressione del regime di Damasco, considerato che si vota praticamente solo nelle aree del Paese controllate dalle truppe governative, ossia un terzo del territorio nazionale dove risiede circa il 60% dell’intera popolazione.

Per la cronaca in Siria si vota per il rinnovo dei 250 deputati dell’unica Camera del parlamento siriano. La chiamata alle urne rispetta formalmente i limiti di mandato previsti dalla Costituzione. I candidati sono 3.450.

Inizialmente erano più di 11.300, ma molti si sono ritirati seguendo le indicazioni delle forze di opposizione che hanno deciso di boicottare il voto poiché mancano le condizioni basilari per garantire un regolare svolgimento delle consultazioni. Difficile dargli torto, considerato che alla calma apparente del centro di Damasco, tappezzata di manifesti dei candidati filogovernativi, fanno da contraltare quei due terzi della Siria dove la guerra di fatto non è mai cessata nonostante sia in vigore una tregua da sei settimane. La provincia settentrionale di Raqqa resta saldamente nelle mani dello Stato Islamico, che sta tentando anche di sfondare nel governatorato di Deir al-Zour. A Idlib ci sono Jabhat Al-Nusrae altri gruppi islamisti alleati dei qaedisti.

La guerra in Siria

I riflettori dei media internazionali sono però puntati su Aleppo, dove sono in corso i preparativi per nuovi combattimenti tra l’esercito di Assad, Jabhat Al Nusra e fazioni di ribelli siriani. Nelle ultime ore, proprio mentre la Commissione elettorale annunciava con enfasi a dir poco surreale che i seggi potrebbero restare aperti oltre le 12 ore previste in caso di assembramenti alle urne, il governo ha dato notizia di una nuova offensiva nella parte meridionale di Aleppo.

Forti dell’appoggio dei caccia russi e di sofisticate unità robotiche inviate a combattere sul terreno da Mosca, i governativi hanno aggredito nella giornata di ieri, martedì 12 aprile, la parte est della città effettuando raid aerei “senza precedenti” ma sono stati respinti da Al Nusra nel villaggio di Al-Eis, situato nei pressi dell’autostrada che collega Damasco ad Aleppo.

Ginevra ospita un nuovo round dei colloqui di pace mediati dall’ONU: la missione di Staffan De Mistura appare ancora una volta destinata a non centrare gli obiettivi prefissati

In questo scenario, sempre nella giornata di oggi, Ginevra ospita un nuovo round dei colloqui di pace mediati dall’ONU. Come nelle precedenti occasioni, la missione di Staffan De Mistura appare ancora una volta destinata a non centrare gli obiettivi prefissati. Prima di spostarsi in Svizzera, il responsabili dei negoziati ha incontrato a Teheran il vice ministro degli Esteri iraniano, Hossein Amir Abdollahian, nel tentativo di accorciare le distanze che separano Assad dalla comunità internazionale. I presupposti per sperare nell’inizio di una nuova fase delle trattative al momento però non ci sono. L’incontro tra i gruppi di opposizione, riuniti nella coalizione HNC (High Negotiations Committee), e i rappresentanti del governo di Damasco non si terrà prima di venerdì 15 aprile, dopo che si conosceranno i risultati del voto. Dalla road map disegnata da De Mistura – accordo per la formazione di un esecutivo di transizione, approvazione di una nuova Costituzione e nuove elezioni generali – emerge pertanto un percorso accidentato in cui Assad, con le elezioni di oggi, si è messo ancora una volta di traverso rispendendo al mittente la richiesta di farsi da parte per dare un futuro a quello che della Siria sopravviverà al termine di questa lunga guerra.

Foto da Damasco al voto

JOSEPH EID/AFP/Getty Images
Damasco

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