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Siria: come salvare Aleppo dalla distruzione

L’ultima escalation ha bloccato i negoziati per la ricerca di una soluzione politica. Solo un nuovo accordo tra Russia e USA potrà fermare la guerra

Per Lookout news


Dopo oltre una settimana di intensi bombardamenti da parte delle forze armate fedeli al regime di Damasco, la situazione nella città di Aleppo, occupata in parte dai ribelli del Free Siryan Army e in parte dalle milizie islamiste di Jabhat Al Nusra, rimane drammatica. Negli ultimi nove giorni, stando ai dati forniti dall’Osservatorio Siriano per i diritti umani, circa 250 civili sarebbero rimasti uccisi durante i combattimenti che hanno messo in serio pericolo la tregua, siglata a Ginevra il 27 febbraio scorso, tra il governo di Bashar Al Assad e circa 30 gruppi di opposizione non islamisti. L’offensiva di Aleppo ha bloccato di fatto i negoziati per la ricerca di una “soluzione politica” alla guerra civile e riportato le speranze di pace in alto mare.

Vivere ad Aleppo con l'Isis alle porte

Siria, Assad vuole riprendere Aleppo


 Per tentare di trovare una via di uscita all’impasse, domenica 1 maggio il segretario di Stato americano, John Kerry, si è recato a Ginevra per colloqui con l’inviato speciale dell’ONU, Staffan De Mistura, che alla fine della scorsa settimana aveva chiesto con forza l’intervento diretto di USA e Russia per mettere fine ai combattimenti. “Siamo vicini a una fase di mutua comprensione” ha dichiarato Kerry al suo arrivo a Ginevra ma, ha aggiunto, “tutte le parti in causa, sia il regime che l’opposizione, hanno contribuito a questo caos e dobbiamo lavorare con impegno per tentare di ottenere una cessazione delle ostilità”.

 Dopo una conference call tra il segratario di Stato e il suo collega russo Sergei Lavrov, nel corso della quale i due diplomatici si sono accordati per esercitare pressioni sui rispettivi alleati sul campo, l’esercito di Damasco ha accettato di rispettare il cessate il fuoco nel’area della capitale siriana e di attenuare l’offensiva militare ad Aleppo, dove la situazione è più complicata perché alcuni quartieri sono sotto il controllo del Free Syrian Armymentre altri sono occupati dai miliziani islamisti esclusi dalla tregua.

  Per tentare di risolvere la situazione, russi e americani stanno tracciando in gran segreto delle mappe dettagliate della città per definire delle zone di sicurezza nelle quali far trasferire i civili e i combattenti dei gruppi non islamisti, tenendoli al riparo dagli attacchi delle forze lealiste che intendono proseguire nel tentativo di “liberare Aleppo dai terroristi”.

 

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Secondo un diplomatico americano che ha accettato di parlare con l’agenzia Reuters in condizioni di anonimato, si tratterebbe di tracciare delle linee di confine tra zone “sicure” e quartieri ancora in mano ai jihadisti contro i quali l’offensiva potrebbe continuare. “Sono ore critiche” ha detto Kerry a Ginevra, “cerchiamo la cooperazione della Russia e speriamo che il regime (di Assad, ndr) ascolti la Russia”. Il portavoce del Free Syrian Army, parlando a nome di oltre 30 gruppi di opposizione al regime, ha comunque rigettato la proposta, definita di “cessate il fuoco parziale”, con un secco comunicato: “Noi gruppi armati di tutta la Siria formeremo un blocco unico. Ogni offensiva in un’area in cui sono presenti nostre unità sarà considerata come un attacco a tutte le nostre forze presenti sul territorio, al quale ci riserviamo il diritto di rispondere militarmente”. Nonostante queste battagliere dichiarazioni, secondo il Russian Center For Reconciliation In Syria, impegnato in colloqui a Ginevra per sostenere gli sforzi negoziali delle Nazioni Unite, negli ultimi due giorni sarebbe stato raggiunto un accordo per risparmiare dai combattimenti due quartieri di Aleppo.

 

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Intanto, a testimonianza di una situazione sempre intricata di guerra di tutti contro tutti, il primo maggio la Turchia, dopo aver segretamente sostenuto per anni con armi ed equipaggiamenti ISIS in Siria, ha bombardato le truppe del Califfato stanziate ai suoi confini, con artiglieria e droni armati forniti dagli americani. Nell’attacco, contro la cittadina siriana di Kilis, sarebbero stati uccisi, secondo fonti turche, 34 miliziani dello Stato Islamico. Come si vede, forse il dramma di Aleppo è prossimo a una soluzione, ma lo stesso non può dirsi della guerra civile siriana che dopo cinque anni di combattimenti e 250.000 vittime, sembra ancora lontana da quella “soluzione politica” che il tardivo impegno americano e il sostegno incondizionato di Mosca al regime di Assad rendono molto difficile.

Scene di guerra ad Aleppo

AMEER ALHALBI/AFP/Getty Images
Aleppo bombardata

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Alfredo Mantici