Si svuota il Parlamento, si riempiono le piazze
ANSA/ALESSANDRO DI MEO
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Si svuota il Parlamento, si riempiono le piazze

Altro che governabilità, con l’Italicum rischiamo di ritrovarci nel pieno di un caos totale. Eppure Renzi tira dritto nel suo delirio di onnipotenza

Iniziamo dall’Italicum, che tanto appassiona i politici e tanto fa appassire l’interesse dei cittadini. La nuova legge elettorale, imposta con una maggioranza malconcia da Matteo Renzi in spregio a ogni regola di convivenza democratica, è un pastrocchio. Costruita nella testa del premier per garantirgli la maggioranza assoluta nell’unico ramo del Parlamento destinato a sopravvivere, potrebbe diventare un clamoroso boomerang facendo precipitare il Paese in un sistema proporzionale puro degno della primissima repubblica.

La nuova legge assegna alla lista che raggiunge il 40 per cento dei voti al primo turno la maggioranza assoluta dei deputati, premio che arriva anche in caso di ballottaggio tra i primi due arrivati qualora nessuno raggiunga la soglia. Bene: facciamo un’ipotesi di scuola, al limite della fantapolitica. Che cosa impedisce a partiti e movimenti oggi all’opposizione di coalizzarsi in un’unica lista e acciuffare agevolmente il premio di maggioranza? Obiezione: ma i 5 stelle non potrebbero mai governare con Forza Italia e Lega. Certo, ma non bisogna dimenticare che ci sono da dividere 290 seggi tra i "perdenti". Quindi se 340 seggi vanno di diritto al "listone" delle attuali minoranze, che però sarebbero vincenti, e almeno 100 al Pd renziano (ipotizzando un risultato prossimo o superiore al 30 per cento) rimangono circa 200 deputati ai partitini che entreranno in Parlamento con un misero 3 per cento, ansiosi di essere aggregati per acciuffare poltrone e potere. Capite la maionese impazzita che rischia di uscire?

Altro che governabilità, con l’Italicum rischiamo di ritrovarci nel pieno di un caos totale. Eppure Renzi tira dritto nel suo delirio di onnipotenza. Fa finta di non vedere le piazze della protesta intorno a lui. Il Paese reale è quello dei pensionati gabbati dalla promessa non mantenuta degli 80 euro e con l’incubo della presa in giro dopo la sentenza della Corte costituzionale che il governo si almanacca come non applicare; di insegnanti e studenti che contestano in radice la riforma della scuola; di lavoratori illusi dalla chimera del Jobs act; di amministratori locali ormai allo stremo perché non ce la fanno ad accogliere gli immigrati che colpevolmente l’esecutivo ha dimostrato di non saper gestire nonostante i soliti proclami farlocchi dopo la tragedia di alcune settimane fa.

L’elenco potrebbe continuare a lungo: mi limito a citare i cittadini vessati da tasse locali che i sindaci sono costretti a introdurre per l’incapacità del governo di tagliare le spese centrali e le imprese umiliate da fisco, incertezza della giustizia e burocrazia. È vero, come ha trionfeggiato Renzi dopo la vittoria dell’Italicum, che "l’Italia ha bisogno di chi non dice sempre no". Ma l’Italia di oggi sta urlando una cosa diversa e semplice all’orecchio di Renzi: si rifiuta di dire "signorsì".

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Giorgio Mulè