La solidarietà (anonima) del Pd a Berlusconi
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La solidarietà (anonima) del Pd a Berlusconi

Dopo la condanna del Tribunale di Milano sono molti gli oppositori politici del leader del Pdl a schierarsi con lui, senza metterci la faccia

Pippo Civati, detto il «grillino» del Pd solo a tarda sera, nel day-after della condanna choc nei confronti di Silvio Berlusconi al processo detto «Ruby», decide di parlare e ovviamente contro l’ex premier:

«Basta con questa afasia del Pd. Io sono garantista, ma il fatto è grave….». E con l’aria di uno che deve compiere una difesa d’ufficio del suo antiberlusconismo si avvia verso le telecamere. Ma, se anche «Pippo» il «grillino» dei democrats fino alle 20 probabilmente non lo sa (che pesci prendere), vuol dire che quella è stata vissuta come una condanna choc anche dentro il Pd. Che ufficialmente si era affidato solo a tre striminzite righine di comunicato in cui si limitava a pronunciare la frase di rito e cioè che le sentenze si rispettano.

Solo i renziani come Deborah Serracchiani si erano spinti timidamente oltre dicendo che Berlusconi va combattuto con la politica. Ma quali sono veramente umori, pensieri e parole che circolano dentro il Pd e in ambienti più in generale di centrosinistra?
Eccoli, tutti rigorosamente anonimi, ma veri.

«Quella condanna è una porcata»; «Una vergogna»; «È stata costruita in modo tale da essere confermata negli altri gradi di giudizio». Suonano come pensieri e parole provenienti dal Pdl. E, invece, no. Vengono da ambienti dell’altra metà del «matrimonio» governativo.

Paura che l’esecutivo di larghe intese, che già incomincia a mostrare importanti crepe, salti? Paura di andare alle elezioni e non varcare più il portone di Montecitorio o di Palazzo Madama? Forse sì. Fatto sta che nel day-after della condanna choc dell’ex premier al processo detto «Ruby» si parla molto e sottovoce.

«Ma roba da matti, gli hanno dato mi sembra un anno in meno rispetto a Michele Misseri, quello del delitto di Avetrana e forse gli stessi anni se non qualcosa in più rispetto a quelli dell’omicidio di Marta Russo o allo zio che in Puglia uccise la nipote in un pozzo. Anche se certo Berlusconi visto che era così sotto tiro, sarebbe dovuto stare più attento»; «E poi…la cosa che colpisce di più è l’ipotesi ora di quel maxi processo a oltre trenta testimoni. Si ipotizza che tutti in blocco avrebbero detto il falso.
Certo, che il ministro Idem è stata proprio sfortunata, come poteva non dimettersi il giorno stesso in cui è capitata questa roba a Berlusconi?»; «Una cosa enorme…Berlusconi va combatuto politicamente, ma sia chiaro io non lo dichiaro ho già pagato prezzi per aver detto queste cose».

Il clima del day-after è surreale. Gli ex Pci-Pds-Ds e ora Pd  dalla fantasia passano alla realtà. E il finale del film di Nanni Moretti «Il Caimano», con tanto di condanna a 7 anni e interdizione perpetua dai pubblici uffici, d’improvviso diventa realtà. Li sorprende e li turba. Il cinema, le risate e i pop corn sono di colpo finiti. E il the end ora potrebbe scorrere come un titolo di coda «anche per noi». Anonimi Democrats, sia chiaro.

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Paola Sacchi

Sono giornalista politico parlamentare di Panorama. Ho lavorato fino al 2000 al quotidiano «L'Unità», con la mansione di inviato speciale di politica parlamentare. Ho intervistato per le due testate i principali leader politici del centrodestra e del centrosinistra. Sono autrice dell'unica intervista finora concessa da Silvio Berlusconi a «l'Unità» e per «Panorama» di una delle prime esclusive a Umberto Bossi dopo la malattia. Tra gli statisti esteri: interviste all'ex presidente della Repubblica del Portogallo: Mario Soares e all'afghano Hamid Karzai. Panorama.it ha pubblicato un mio lungo colloquio dal titolo «Hammamet, l'ultima intervista a Craxi», sul tema della mancata unità tra Psi e Pci.

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