Se gli interessi del Paese vengono dopo quelli del Pd
Il punto politico all'indomani dell'autodifesa di Alfano in parlamento
Può succedere di tutto. È come le slavine, che cominciano piano: con un colpo di piccone sbagliato, una scarpa che tocca male il ghiaccio. E scende giù la valanga. Il governo è fragile come la neve che si scalda e si sfarina e poi slitta travolgendo tutto. Il Pdl, con Berlusconi, le sta provando tutte per tenere in vita il governo guidato da Enrico Letta. I problemi nascono nel sostrato nevoso e friabile dei democratici incalzati dalla sinistra di Sel e dai grillini, e minato all’interno dall’esuberante insofferenza di Matteo Renzi che evidentemente gioca soltanto per se stesso. Ci mancherebbe, la politica è anzitutto fare il proprio interesse (in Italia). Ma c’è un limite.
L’espulsione della moglie e della figlia di 6 anni di un oligarca nemico del presidente kazako Nazarbayev, “ostaggi” di fatto del regime, diventa così doppiamente significativa (e grave). Anzitutto per la vicenda in sé, perché anche dalla relazione del ministro Alfano in Parlamento sulla falsariga di quanto accertato dal capo della Polizia, emerge la pressione vincente dello staff dell’Ambasciata kazaka a Roma nei confronti di apparati dello Stato. In questo paese è difficile espellere un clandestino che ha commesso reati, ma si è riusciti in tre giorni a far salire su un jet privato una donna e la sua bambina la cui destinazione finale potrebbe essere un orfanotrofio.
Ma al di là di questo, c’è poi tutta una vicenda politica che riguarda i destini del governo e del paese in un momento di crisi drammatica e di necessarie riforme strutturali. Una vicenda nella quale in molti stanno giocando un ruolo che è contrario agli interessi del paese. La guerra che sta dilaniando il Pd, ormai di fatto spaccato in due e più partiti con diversi atteggiamenti nei confronti del governo, non si ferma neppure davanti a unaffaireche tocca le strategie della nostra politica estera, la credibilità dello Stato, e insidia pesantemente la tenuta dell’esecutivo e la sua immagine.
Le sorti di questa famiglia di oligarchi-oppositori kazaki sono diventate la cartina di tornasole della tenuta parlamentare della premiata ditta Letta & Co. Cioè il governo (ancora) in carica. Se ne può trarre solo una morale scoraggiante: l’Italia continua a non essere un paese consapevole del proprio ruolo e dei rischi che sta correndo.