Illusorio e sbagliato l'annuncio di 34mila nuove assunzioni nella scuola
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Illusorio e sbagliato l'annuncio di 34mila nuove assunzioni nella scuola

In un sistema ingessato da diritti acquisiti e sindacati, il piano del governo creerà solo nuovi precari e assunzioni insostenibili. Senza rispetto per gli studenti

Un pasticcio. L’annuncio del governo di 34mila assunzioni di insegnanti (11.892 docenti per i quali sarà bandito un concorso, il primo dal 1999, in settembre, 21.212 assunzioni già annunciate per il 31 agosto di personale docente e educativo, e 1213 dirigenti scolastici) è la prova di come l’Italia non abbia imparato la lezione del rigore da un lato, e della competitività dall’altro. E come ancora in questo Paese si prendano decisioni che hanno il vizio di non considerare mai l’interesse degli utenti, ma le opportunità politiche, clientelari e sindacali.

La verità che nessuno osa dire è che il Ministero della Pubblica istruzione, ingessato da accordi, regolamenti, prassi e leggi che appartengono a un orizzonte culturale antidiluviano e fuori dal mondo, non può razionalizzare la gestione degli insegnanti in relazione alle esigenze degli scolari e delle famiglie, e alle dinamiche demografiche.

Chi non ha sperimentato la follia, per esempio, di un figlio che deve cambiare supplente ogni anno per tappare la falla di un posto appannaggio di un insegnante in aspettativa o gravemente malato? È possibile o no spostare un insegnante da una scuola che registri un eccesso di corpo docente a un’altra nella quale l’accresciuto afflusso di studenti immigrati richieda un rafforzamento? Addirittura dentro la stessa città?

Come andremo a spiegare alla Commissione europea, alla Banca centrale europea e ai nostri partner più agguerriti (Germania in testa) che l’Italia, invece di perseguire un dimagrimento della pubblica amministrazione, ha varato un piano di assunzioni per 34mila insegnanti?

Certo, il governo può dire che non c’è un aggravio della spesa per lo Stato perché oltre 21mila assunti erano già precari e venivano pagati, mentre per gli altri si prospetta solo un concorso che non porta necessariamente all’assunzione. L’Anief, uno dei sindacati della scuola, ricorda che “ci sono già 250mila docenti vincitori di concorso, in lista di attesa anche da tanti anni, che hanno tutti i titoli per essere assunti”. Se, oltretutto, i candidati dovranno essere abilitati non saranno certo i giovani neo-laureati a poter concorrere. Il problema è proprio che per decenni il Ministero della Pubblica istruzione (il Miur) ha autorizzato concorsi per decine di migliaia di docenti senza garantire un autentico sbocco lavorativo. Docenti che adesso avranno qualche arma in più per fare ricorso all’Unione europea. Ma intanto si indice un nuovo concorso...!

E non basta. Mentre in Grecia l’obiettivo della Troika è quello di tagliare il 20 per cento dei dipendenti pubblici, l’Italia dà all’Europa il messaggio (per di più illusorio) di 34mila nuove assunzioni secondo il principio del “posto fisso” che è ormai del tutto anacronistico. E si mette in piedi un sistema di valutazione degli istituti scolastici farraginoso, inconsistente e tale da produrre solo ricorsi. Non bastava infatti l’Invalsi, che definisce gli standard a cui le scuole devono attenersi.

È previsto invece un percorso in tre fasi. La prima è l’autovalutazione, fondata sulla compilazione di un fascicolo elettronico che tiene conto delle assenze degli insegnanti, del tasso di “ripetenza” degli studenti, del successo dei ragazzi nel prosieguo degli studi, o dell’inserimento nel mondo del lavoro.

Ne scaturiscono un rapporto della scuola su se stessa e un piano di miglioramento. Interviene poi un “nucleo di valutazione” esterno, con un ispettore ministeriale e due esperi (scelti e pagati come?). Il Piano viene quindi discusso con dirigente e docenti, e definitivamente messo a punto. Infine, si fa una sintesi dei due rapporti (scuola e Nucleo) come base della valutazione finale del direttore generale dell’Ufficio scolastico generale. Sapendo come funzionano le cose in Italia, vi fidate di questa procedura? Io, no.

E non sono neanche sicuro che servano davvero oltre mille nuovi dirigenti scolastici o che il piano di assunzioni risponda a esigenze reali o che dietro queste decisioni vi sia una visione moderna e sovranazionale di come andrebbero modificati i piani di studio, prima dei piani di collocamento.

Esempio: tra i nuovi insegnanti ci sarà anche chi insegna il cinese, l’arabo, il russo, o vi sarà un’infornata di insegnanti (non madrelingua) di francese? E qualcuno si è preoccupato di equiparare le nostre scuole agli standard orari di quelle di quasi tutto il mondo? O di valutare l’opportunità di nuove discipline, in linea con le esigenze di competitività dell’Italia e dei nostri giovani sulla mutata scena globale?

La realtà è che il governo ha cercato di sanare in parte un ritardo di oltre vent’anni (i concorsi del ’91 e ’99 hanno prodotto solo precari), nel pieno di un momento di crisi e senza minimamente pensare di scardinare i diritti acquisiti tutelati da sindacati che difendono ormai soltanto gli “anziani”, e senza fare tesoro delle statistiche che vedono le nostre scuole e università fanalini di coda nella classifica di qualità dell’istruzione e formazione nel mondo. I provvedimenti del governo sono una buona notizia solo per le compagnie aeree che continueranno a portare, al termine degli studi o in corso d’opera, i nostri giovani cervelli in Inghilterra, Stati Uniti, Francia e Australia.

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Marco Ventura

Inviato di guerra e cronista parlamentare de Il Giornale, poi  collaboratore de La Stampa, Epoca, Il Secolo XIX, Radio Radicale, Mediaset e La7, responsabile di uffici stampa istituzionali e autore di  una decina fra saggi e romanzi. L’ultimo  "Hina, questa è la mia vita".  Da "Il Campione e il Bandito" è stata tratta la miniserie con Beppe Fiorello per la Rai vincitrice dell’Oscar Tv 2010 per la migliore  fiction televisiva. Ora è autore di "Virus", trasmissione di Rai 2

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