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15.000 litri d’acqua per un chilo di carne? Una bufala. Ecco perché

Federico Marcorato assessore all'agricoltura di un comune veneto (e autore di un post preciso e tecnico) smonta punto per punto la famosa fake news. E a Panorama.it spiega come queste false notizie siano molto dannose per un intero settore.

E’ vero che l’essere umano ha uno stile di vita impattante sull’ambiente, ma è altrettanto vero che demonizzare una categoria produttiva rispetto ad altre e diffondere notizie false e tendenziose è deletereo e confonde l’opione pubblica.

E’ quanto sostiene Federico Marcorato che oltre a essere Assessore all’agricoltura del comune di Santa Giustina in Colle (PD) è anche agronomo ed esperto in alimentazione bovina. E’ lui l’autore di un post diventato virale su Facebook nel quale smonta punto per punto l’ormai celebre bufala sui 15.000 litri d’acqua necessari per produrre un chilo di carne. Si tratta di una falsa notizia divenuta virale e rimbalzata prima sulle pagine social di alcune rappresentanze dell’ambiente animalista e ambientalista e poi diffusasi a macchia di leopardo in tutto il web fino a tornare (perché di un ritorno si tratta) agli onori della cronaca. Però, come spiega a Panorama.it, Federico Marconato, quella sull’acqua necessaria per produrre la carne bovina è una fake news frutto di tanta ignoranza e di sillogismi dalla premessa sbagliata con l’evidente conclusione errata.

«Un fondo di verità nella storia della bufala sull’acqua c’è» precisa Marcorato «perché sempre di acqua stiamo parlando però bisogna capire di che acqua si tratta. Chi non è addetto ai lavori, infatti, non può capire che i 15.000 litri d’acqua non sono 15.000 di bottiglie di acqua da bere rubata al supermercato, ma è l’insieme di un ciclo dell’acqua che è molto complesso. Di quell’acqua lì la grandissima parte è quella che va a soddisfare l’esigenze del foraggio che poi, attraverso l’alimentazione, va, a sua volta, a soddisfare le esigenze delle mucche. Sappiamo benissimo che la maggior parte dell’acqua impiegata dalle piante non sarebbe disponibile per l’uomo. Primo perché è acqua superficiale (piovana o di falde) quella assorbita dalle radici poi perché quella che viene portata per le irrigazioni è sempre acqua di canalizzazione o ancora una volta acqua superficiale che non va a concorrere con il computo dell’acqua potabile. Diverso, per esempio, il metodo di irrigazione per i vegetali (verdura e frutta, base dell’alimentazione vegetariana di ambientalisti o animalisti ndr) che vanno annaffiati con acqua potabile perché il loro ciclo vitale è molto breve e dovendo essere consumati dall’uomo devono essere bagnati con acqua potabile. Invece le colture destinate ai bovini hanno una capacità di sopportazione agli inquinanti molto maggiore dei vegetali destinati all’uomo».

Quindi il tema non è quanta acqua serve, ma quale acqua viene utilizzata?

Esatto. L’unica acqua potabile che viene in realtà consumata per produrre il famoso chilo di carne è quella che l’animale beve nella sua vita, ma è altrettanto vero che la grande quantità di quell’acqua ritorna nel ciclo vita sotto forma di materiale organico e fertilizzante. Un bovino da carne beve circa 60 litri d’acqua al giorno, ma il 60% si trasforma in concime organico che viene riportato in campagna. Quindi sono 10, 15 litri al giorno quelli che l’animale consuma realmente. In un anno, quindi, attorno ai 1000 litri e da un animale non ricava, ovviamente, solo un chilo di carne.

L’acqua nel ciclo dell’acqua non è solo quella potabile e non tutte le acque sono uguali; da qui nasce la famosa bufala dei 15.000 litri d’acqua per un chilo di carne.

Esistono sostanzialmente 3 tipi di acque – ci spiega l’agronomo - L’acqua blu è quella che noi beviamo e con cui ci laviamo o cuciniamo; poi c’è l’acqua verde cioè l’acqua contenuta nelle piante che viene reimmessa in forma di liquido negli animali (compreso l’uomo) tramite l’alimentazione. Se un animale, per esempio, ha bisogno di 100 litri d’acqua al giorno per vivere è pur vero che se gli dò 20 chili di un foraggio che è a sua volta umido, lui una parte di quell’acqua necessaria per vivere la prenderà dal foraggio e l’acqua verde (quella all’interno delle piante) non va in concorrenza con l’acqua blu (ovvero quella da bere); l’acqua grigia, infine, è quell’acqua che serve per rigenerare gli inquinanti che ci sono nel terreno. Se io immetto nell’ambiente un litro di acqua inquinata quanta acqua serve per tornare al ciclo iniziale? Ecco, la differenza è l’acqua grigia. Quindi nel ciclo produttivo del bovino solo una minima parte è acqua blu, un 30% è acqua verde e tutto il resto è acqua grigia quindi liquidi che servono per ripristinare il ciclo vitale.

In un anno di siccità e di allarme idrico come quello che stiamo attraversando sicuramente il tema legato all’acqua è particolarmente attuale e forse questo spiega la recrudescenza della fake news?

La questione è molto delicata e l’agricoltura deve fare molto per l’ambiente e lo sviluppo sostenibile, questo sia chiaro. Oggi l’agricoltura che lo si voglia o no è uno dei pochissimi settori che riutilizza l’acqua; perchè solo la coltivazione di un campo determina la messa in atto di un circolo di fitodepurazione e ci consente di riattivare le falde. La domanda chiave che bisogna porsi è “A cosa si è disposti a rinunciare per migliorare l’ambiente?” Abbiamo uno stile di vita che è molto impattante sull’ambiente che esso passi attraverso il consumo di carne o meno quella è la punta dell’iceberg. Quello che dobbiamo chiederci è: “siamo pronti a rinunciare a qualcosa per il bene di tutti?” Il problema non è consumare più verdure o meno carne, il ragionamento è molto più ampio e non va demonizzato un settore che, anzi, contribuisce all’ambiente. Un’azienda media italiana coltiva circa 10 ettari di terreno e 10 ettari di terreno producono l’ossigeno di 30 ettari di bosco perché le piante coltivate sono molto più efficienti delle piante selvatiche perché dietro c’è tutto uno studio e millenni di selezione di colture

Putroppo in Italia c’è pochissima istruzione nel settore dell’agricoltura e questo favorisce il proliferare di bufale come quella dell’acqua per la carne. Tutti devono avere coscienza che se non si sa una cosa è pericoloso diffondere notizie non verificate che possono essere mal interpretate e moltiplicate dal web che sì ci da moltissimi impulsi, ma fare copia e incolla di cose che non conoscono fa solo grandi danni. Il web deve servire a miglioraci, non a distruggerci l’uno con l’altro.

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Barbara Massaro