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Gas di scarico: quel che c'è da sapere sul nuovo scandalo tedesco

Test sulle scimmie e anche sull'uomo. In Germania industrie automobilistiche di nuovo nella bufera dopo il Dieselgate

La nocività dei gas di scarico delle auto diesel è stata testata su 10 scimmie a cui sono stati fatti respirare quelli fuoriusciti da una vettura all'interno di una camera stagna. Se già questa immagine è sufficiente a scatenare reazioni di rabbia e disgusto nella maggior parte dei lettori, l'idea che dalle cavie animali si sia passati poi a quelle umane non può che incupire ulteriormente l'umore. Lo rivelano due quotidiani tedeschi, Seuddeutsche e Stuttgarter Zeitung. Ecco come sono andate le cose.

I test sulle scimmie

Lo scopo è sempre quello: dimostrare che un prodotto nocivo in realtà non lo è poi così tanto. Lo ha fatto per decenni l'industria del tabacco, lo fanno i big dei combustibili fossili fomentando il negazionismo climatico, hanno cercato a lungo di farlo le case automobilistiche, soprattutto per quel che riguarda le emissioni dei motori diesel, dei cui danni si è cominciato a parlare anni fa.

Siccome la miglior difesa è l'attacco, alcune aziende tedesche, desiderose di ampliare il proprio mercato negli Stati Uniti, dove le regole sulle emissioni di diossido di azoto erano più stringenti, hanno deciso che l'unica mossa furba consisteva nel dimostrare che i gas di scarico delle proprie auto non erano poi così dannosi.

Per farlo hanno creato un istituto di ricerca dal nome altisonante, European Reserach Group on Environment and Health in the Transport Sector (Eugt) e l'hanno incaricato di svolgere test che avevano lo scopo di dimostrare proprio l'innocuità dei motori diesel. Nel 2014 presso un laboratorio ad Albuquerque, negli Stati Uniti, 10 scimmie chiuse in una camera stagna, tenute impegnate pare con la visione di cartoni animati, sono state usate come cavie facendo loro respirare gas di scarico.

Il test doveva dimostrare come le nuove tecnologie impiegate dalla casa automobilistica avessero "ripulito" gli scarichi, rendendo le emissioni assai meno pericolose. La verità è che l'auto usata per le prove montava già i sistemi che sarebbero poi diventati tristemente noti per modificare le prestazioni in laboratorio senza però davvero tagliare le emissioni su strada: il nocciolo del Dieselgate.

Le scimmiette sarebbero state insomma solo una pedina nello scacchiere utilizzato dall'industria, a caccia di dati scientifici che potessero corroborare le loro affermazioni sulla sicurezza e sul rispetto dell'ambiente (e della salute dei cittadini) dei loro motori.

La Eugt, chiusa lo scorso anno, non svolgeva le ricerche in proprio, ma arruolando scienziati da impegnare in ricerche che dimostrassero che l'uso di motori diesel non presentava particolari pericoli. Il problema era soprattutto la decisione dell'Iarc, agenzia Onu per la ricerca sul cancro, di inserire le emissioni dei motori diesel tra le sostanze cancerogene.

Le prove sull'uomo

Quello che è emerso nei giorni scorsi è un passo ulteriore che le aziende sponsor dell'Eugt (Daimler, Volkswagen e BMW) avrebbero fatto, e cioè quello di testare le emissioni sull'uomo, questa volta presso l'Università di Aquisgrana, in Germania. Sono state arruolate 25 persone esposte a emissioni di diossido di azoto. Secondo l'Università che ha svolto i test i soggetti testati sarebbero stati sottoposti "a una concentrazione di gas ben inferiore rispetto a quella esistente sui posti di lavoro". Proprio a questo sarebbero servite le prove, a "tutela dei lavoratori delle fabbriche".

Commissionato nel 2012, svolto tra il 2013 e il 2014 e pubblicato nel 2016 sulla rivista International Archives of Occupational and Environmental Health, lo studio, per l'ateneo tedesco, "non ha avuto nulla a che fare con il Dieselgate", né con gli esperimenti sulle scimmie. Motivo della ricerca era solo la tutela della salute dei lavoratori. In pratica si dovevano verificare i possibili rischi per la salute di persone esposte a determinati livelli di emissioni. I partecipanti sono stati così esposti a concentrazioni di diossido di azoto pari a 0,1, 0,5 e 1,5 parti per milione, un livello inferiore a quello riscontrato all'interno delle fabbriche. Per l'Oms la sostanza comincia a provocare effetti nocivi sulla salute con l'esposizione prolungata oltre i 2 ppm. Dopo un mese sono state misurate funzionalità polmonare e poi ricercati segnali di infiammazione nel sangue, nella saliva, nel respiro e nelle secrezioni nasali dei partecipanti. Secondo l'Università nessuno ha riportato danni.

La difesa delle aziende coinvolte

Daimler ha dichiarato di "non aver inciso in alcun modo sui test" e annunciato l'apertura di un'inchiesta per capire "come si è potuto arrivare a questo". Secondo quanto dichiarato dall'azienda questi test "sono contrari ai valori del nostro gruppo". "Prendiamo espressamente le distanze dalle ricerche dell'Eugt", afferma Daimler. "Siamo sconvolti dal tipo di esami condotti. E condanniamo aspramente questi test". Anche Bmw si è detta del tutto estranea allo scandalo.

Volkswagen non ha potuto che ammettere il proprio coinvolgimento nel test sulle scimmie, pur bollandolo sulle prime come "un errore di valutazione di alcuni". Ieri ha parlato Dieter Poetsch, presidente del Consiglio di sorveglianza, che ha invece definito i test sugli animali "del tutto inaccettabili".

Le reazioni in Germania

Certo il comportamento delle aziende automobilistiche tedesche non si riflette bene sulla Germania. Angela Merkel si è affrettata, per bocca del suo portavoce Steffen Seibert, a condannare gli esperimenti sui gas di scarico: "Questi test sugli animali e perfino sulle persone non trovano alcuna giustificazione sul piano etico. L'indignazione di tante persone è assolutamente comprensibile". La Cancelliera chiede alle aziende di fare chiarezza. "Le industrie dell'auto avrebbero dovuto limitare le emissioni e non dimostrarne la presunta innocuità".

Molto arrabbiato è apparso anche Bernd Althusmann, ministro dell'Economia della Bassa Sassonia, socio di Volkswagen, che ha definito gli esperimenti sugli animali come "assurdi e imperdonabili" e ha chiesto una "indagine approfondita" e che i responsabili dei test abbiano "gravi conseguenze personali".

I rischi conosciuti

In Europa nel 2012 sono state 72.000 le morti premature dovute all'inquinamento. Contribuiscono largamente alla mattanza le missioni di diossido di azoto, provienenti soprattutto dai veicoli diesel, secondo quanto afferma un rapporto del Parlamento europeo pubblicato a marzo dello scorso anno. Il nostro continente è quello più a rischio perché da noi circolano oltre 100 milioni di auto diesel, un numero per abitante molto più elevato che nel resto del mondo.

E' stato calcolato che le emissioni reali più alte rispetto ai valori dichiarati dai produttori soprattutto delle auto con motore diesel sarebbero responsabili di almeno 5.000 morti premature. "Se le auto diesel avessero emissioni di NOx (ossidi di azoto, n.d.r.) pari ai motori a benzina le morti premature sarebbero ridotte anche dell'80%", ha dichiarato Jens Borken-Kleefeld, esperto di trasporto presso l'Istituto internazionale per l'analisi dei sistemi applicati di Vienna, in Austria, tra gli autori dello studio, apparso lo scorso anno, che ha fatto la conta dei morti causati dagli ossidi di azoto che fuoriescono dagli scarichi delle auto diesel.

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Marta Buonadonna