Maturità
ANSA /Alessandro Di Marco
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Ecco il doping per l'esame di maturità

Molti giovani si affidano al "Viagra della mente", una sostanza su cui ci sono dubbi dei medici dato che può provocare danni permanenti al cervello

I liceali li chiamano i «Viagra dell’intelligenza». Sono prodotti assai di moda, distribuiti con varie sigle, marche e forme, dal chewing-gum alle pillole alle polveri granulari. Nel mondo lo consumano in milioni di esemplari: soltanto nel 2015 ha superato il miliardo di euro di fatturato legale (quello illegale, incalcolabile, è a parte). Tuttavia all’inizio - parliamo di un ventennio fa - era un fenomeno di nicchia, lo usavano esclusivamente i professionisti: medici, scienziati, militari, piloti d’aereo per migliorare le loro prestazioni. Poi, negli anni, la consuetudine si è diffusa e moltiplicata, anche tra gli studenti alle prese con le interrogazioni. E siccome il 19 giugno scattano gli esami di maturità, è il caso di preoccuparsi.

Indotto indirettamente (pure) dalle pressioni dei genitori, spesso più competitivi dei loro figli, il «doping mentale» rischia di rovinare la vita a migliaia di adolescenti. Infatti, mentre la comunità scientifica si divide sull’efficacia o meno del Viagra sugli adulti, i medici sono unanimi nel denunciare i danni che arreca al cervello dei ragazzi. Le cause? Per rispondere bisogna prima seguire un ragionamento a cavallo tra storia, scienza, cronaca e miti (veri o presunti).

Le sostanze che stimolerebbero l’intelligenza sono tante ed eterogenee. Vengono tutte tecnicamente classificate quali «nootropi», cioè prodotti per il potenziamento cognitivo. Nei Paesi anglosassoni sono diffusissime col nome di «brain enhancement» ma il primo a parlarne fu un romeno, il chimico e psicologo Corneliu E. Giurgea, che alla fine degli anni Sessanta mise assieme i termini greci «noos» (mente) e «tropein» (modificare). Nella contemporaneità le grandi famiglie mediche di nootropi, al netto dei tanti prodotti intermedi, sono due. La prima concerne gli integratori naturali: estratti di erbe, legumi e in generale alimenti che favorirebbero l’attività cerebrale. Alcune aggressive campagne di marketing ne stanno alimentando il consumo, anche e soprattutto tra le élite.

Per capirci, alla prestigiosissima Università Bocconi di Milano (e non solo lì) centinaia di studenti masticano quotidianamente un popolare integratore in chewing-gum che sarebbe in grado di favorire la concentrazione. Tra l’altro, questi energizzanti sono commercializzati anche fuori dalla farmacie. Non hanno bisogno, infatti, di prescrizione medica poiché contengono ingredienti assumibili con una normale dieta bilanciata. Niente di che, quindi: siamo nel campo dell’immaginifico.

«Sono prodotti privi di azione farmacologica. Tuttavia rappresentano un segno di attenzione alla persona» sottolinea Luigi Lavorgna, neurologo della I Clinica neurologica dell’Università degli studi di Napoli Luigi Vanvitelli. «E comunque sono una buona risposta a giovani e giovanissimi che vengono a chiedermi sostanze psicostimolanti ben più invasive» aggiunge il neurologo. Per esempio, «pochi giorni fa un paziente affetto da sclerosi multipla è venuto con il figlio diciottenne. L’ha presa alla larga, mi ha spiegato che si sentiva decisamente meglio grazie al Modafinil, un farmaco che si assume per la narcolessia e sintomi secondari come l’affaticamento, tipico di molte patologie neurologiche croniche. Detto questo, è arrivato al punto vero: l’uomo temeva che il ragazzo venisse bocciato alla maturità e voleva che prescrivessi il Modafinil pure a lui. Ovviamente mi sono rifiutato. Per calmare l’ansia del ragazzo ho però consigliato gli integratori. È soltanto una scelta di buon senso: così il paziente si sente preso in carico, non abbandonato a sé stesso in un momento di difficoltà».

A proposito di Modafinil, assai più delicato è il discorso sulla seconda famiglia di nootropi. In questo caso parliamo di veri e propri farmaci usati per patologie degenerative gravi: il Parkinson, l’Alzheimer, la demenza senile, l’ipossia. Per essere acquistati serve la ricetta sanitaria, impossibile da ottenere per un giovane. Tuttavia si tratta di medicinali spesso reperibili tra le mura familiari, soprattutto quelle abitate da anziani: a un ragazzo basta aprire un cassetto per trovare ciò che cerca. Ma anche se non avesse tale disponibilità, potrebbe comunque rivolgersi al mercato clandestino, sul quale il Viagra della mente viene spacciato a cifre irrisorie, dai 4 ai 12 euro a pillola, senza peraltro correre il rischio di incorrere in sanzioni di alcun tipo. Un esempio pratico lo fornisce la cronaca italiana: la storia arriva da Rho, popoloso comune dell’hinterland milanese.

Il 15 maggio, nell’Istituto tecnico industriale «Stanislao Cannizzaro», su richiesta della (brava) dirigente scolastica Daniela Lazzati, le unità cinofile dei carabinieri hanno operato un blitz alla ricerca di droga. Ovviamente, al loro ingresso gli studenti erano tutti in classe ma l’effetto sorpresa è durato pochissimo: attraverso WhatsApp la notizia ha fatto il giro della scuola in un attimo, al punto che alcuni ragazzi sono riusciti a lanciare «cose» dalle finestre in tempo reale.

Intanto i tre cani antidroga - Denver, Santos e Ocsi - hanno fatto ciò che sapevano fare: agitarsi e ringhiare mentre individuavano nei bagni un’ottantina di grammi di marijuana e hashish, sistemati in un’intercapedine insieme a un bilancino di precisione elettronico e a materiale per confezionare le dosi. Non paghi, i carabinieri hanno condotto le bestiole all’esterno per tentare di recuperare le sostanze lanciate dagli adolescenti. Ma i cani sono rimasti fermi, anzi inerti, non hanno fiutato nulla. Evidentemente i ragazzi non si erano liberati di droghe o simili, bensì di farmaci usati impropriamente. E per questi neanche Denver, Santos e Ocsi possono qualcosa: non riescono ad annusarli. D’altronde, se pure ci riuscissero, nulla accadrebbe in sede giudiziaria: le sostanze sono legali. Tanto è vero che alcuni studenti si sono guardati bene dal buttare via le loro pillole.

In ogni caso, il problema dello spaccio di nootropi è la qualità dei farmaci. Le singole pasticche sono prive della data di scadenza né è possibile valutare lo stato di conservazione fino al momento del consumo. Il problema ulteriore è che sono passibili di taroccamento: i pusher possono vendere un prodotto con un principio chimico diverso da quello dichiarato. Infatti accade, eccome se accade...

In questo senso, la storia più preoccupante arriva da Montevarchi, in provincia di Arezzo, dove il 25 marzo la squadra mobile della Polizia guidata da Nino De Santis ha scoperto un nigeriano in possesso di 700 pillole di tramadolo cloridato, altrimenti detto «la droga dell’Isis», una sostanza oppiacea di derivazione sintetica usata in battaglia dai combattenti dello Stato islamico. I vantaggi (apparenti) del tramadolo sono vari: blocca il sonno, riduce la fame, abbassa la soglia del dolore, toglie la stanchezza, annulla lo stato d’ansia e allevia la depressione. In Italia viene impiegato come principio attivo di vari farmaci e venduto sempre dietro prescrizione medica. Pur non appartenendo alla famiglia dei «nootropi», e dando tra l’altro effetti allucinogeni, sul mercato clandestino viene spacciato (in tutti i sensi) come una forma più evoluta di Viagra dell’intelligenza. A Montevarchi, nell’Italia intera e anche su Internet.

Ecco, di quella immensa farmacia clandestina che è la Rete, giornali e tv si sono occupati spesso. Tuttavia, nel caso dei «nootropi», per acquistarli non serve nemmeno navigare il deep web, cioè le pagine profonde di Internet. No, basta scrivere «brain enhancement» su Google per ritrovarsi una sfilza di farmaci in offerta, ordinabili da decine di Paesi.

Va però detto che talune nazioni, alcune delle quali sorprendenti, hanno iniziato a combattere il fenomeno. Nazioni come gli Emirati Arabi Uniti. Il 4 maggio la dogana di Dubai ha sequestrato 5,7 milioni di pillole Captagon destinate alla vendita online, compresa l’Italia, che con gli Emirati vive una sorta di luna di miele commerciale. Peccato che il Captagon sia vietato. A base di fenetillina, venne prodotto a partire dal 1962 per trattare il disturbo da deficit di attenzione, ma negli anni Ottanta fu vietato perché dannoso per la salute, a partire dagli effetti negativi sul cervello. Tuttavia continuano le pratiche di fabbricazione illegali, soprattutto in India. Non a caso, nei luoghi d’Italia dove le comunità indiane sono più numerose, non trascorre settimana senza che si registri qualche sequestro di medicinali ai migranti. Gli ultimi in ordine di tempo sono capitati a Fondi e Terracina, nell’Agro pontino, dalle parti di Latina, dove circolano numerosi farmaci vietati, spesso (ma non solo) a base di tramadolo e fenetillina, poi venduti porta a porta a Napoli e a Roma.

È chiaro come in un contesto siffatto di spaccio - scolastico, online e porta a porta - i soggetti più esposti al pericolo siano proprio gli adolescenti, soprattutto gli studenti delle superiori in cerca della pillola magica per superare interrogazioni ed esami. Purtroppo per loro, talvolta incappano anche in sostanze di altro tipo, correndo rischi ancora più seri. Sono registrati decine di casi di ragazzi andati fuori di testa e per i quali è complicatissimo, nell’immediato, diagnosticare la patologia. Difatti, mentre medici e infermieri hanno ormai maturato una preparazione straordinaria sulle droghe tradizionali (dalla cocaina in giù), spesso arrancano davanti ai farmaci fuorilegge, tanti, troppi, non individuabili a occhio nudo. «Bisogna aiutare i sanitari di primo soccorso a riconoscere gli effetti di queste sostanze per favorire una diagnosi corretta» avverte Gaetano Di Chiara, professore emerito di Farmacologia a Cagliari. Come? «Dotando i laboratori di apparecchiature in grado di fare una rapida analisi nei liquidi biologici». Anche perché, aggiunge Lavorgna, «queste schifezze, contrabbandate soprattutto su Internet, sono sostanze pericolosissime a base di amfetamine, piene di effetti collaterali gravissimi. Io non mi sognerei di prescriverle nemmeno a uno psicotico: dopo la loro assunzione non hai più freni, ti disinibiscono, perciò cominci a dare di matto».

Per raccontare soltanto un caso, la sera del 17 aprile, a Roma, l’intero rione Delle Vittorie è stato sconvolto dalle ricerche di un liceale 18enne di ottima famiglia che aveva ingerito uno di questi presunti Viagra per l’intelligenza. Era riuscito a sorprendere il personale sanitario, a lanciarsi dall’autombulanza in piena corsa, a uscirne illeso e a brandire un palo di ferro contro chiunque gli passasse davanti. Domanda: gli sarebbe capitato lo stesso anche con una pillola legale?

Per capirlo, bisogna partire dagli adulti. Nonostante il consumo planetario di pasticche esistenti e gli investimenti miliardari nella Silicon Valley nel tentativo di far evolvere i nootropi, gli studi sono limitati, mancano evidenze scientifiche per stabilire se sono davvero efficaci. «Non c’è nessuno studio che attesti la capacità degli psicostimolatori a rendere più intelligenti le persone» sottolinea Lavorgna. E quando l’evidenza manca, i contrari hanno (legittimamente) vita facile a rimarcare che sono superflui o, addirittura, dannosi.

Uno dei farmaci più diffusi anche in Italia si chiama Adderall ed è indicato per la narcolessia e i disturbi dell’attenzione ma viene prescritto anche per migliorare la concentrazione. Proprio per questo è tra più usati dagli studenti. Sull’Adderall l’autorevole periodico americano Biological Psychiatry Journal ha prodotto una approfondita ricerca nel 2015. Sintetizzando al massimo, il BPJ sostiene che a basse dosi il farmaco ha effetti certi, seppur limitati, di miglioramento della memoria negli adulti sani.

Ma gli oppositori, altrettanto autorevoli - tra i quali l’International Journal of Drug Policy - hanno confutato tale tesi. Intanto, appellandosi all’effetto placebo. Poi ricordando che dosi eccessive di amfetamine (che nell’Adderall ci sono) riducono le capacità cognitive e inducono dipendenza. Infine, ed è questo il punto più importante, i critici sottolineano che nel medio o lungo periodo una sostanza di questo tipo provoca danni permanenti.

I neurotrasmettitori si basano su un equilibrio assai delicato e proprio l’International Journal of Drug Policy spiega «che gli scompensi indotti dai farmaci possono manifestarsi in qualsiasi momento, subito come a distanza di anni». Fatto sta che su una sola cosa le idee di favorevoli e contrari coincidono alla perfezione: il no assoluto ai nootropi per i ragazzi fino a 20 anni, cioè su organismi ancora in formazione, quindi sensibili alle sollecitazioni del doping mentale. Insomma, è sicuro che ad adolescenti e post-adolescenti il Viagra dell’intelligenza fa male, anzi malissimo: può danneggiare, se non devastare, nervi e cervelli. Tale è, per esempio, l’opinione del professore Di Chiara: «Il problema principale dei nootropi è che nell’uomo e anche negli animali da esperimento hanno effetti gratificanti. Sono farmaci psicostimolanti e quindi possono, in soggetti sensibili, produrre dipendenza e favorire un’escalation verso la cocaina e le amfetamine.

Sia il metilfenidato sia il Modafinil - sul cui uso responsabile come supporto allo studio in vista degli esami si sono dichiarati favorevoli alcuni ricercatori dell’Università di Cambridge - sono ormai diventati droghe ricreazionali per molti studenti dei college americani. Non a caso il Modafinil è tra i farmaci sperimentati come surrogati della cocaina nei soggetti dipendenti da questa sostanza. Potremmo dire che il modafinil sta alla cocaina come il metadone sta all’eroina». Insomma, coi nootropi quasi sicuramente non si diventa più intelligenti ma certo si corre il rischio di diventare drogati.

Tanto è vero che la principale istituzione scientifica del Regno Unito, l’Accademia inglese delle Scienze mediche, coordinata da un luminare di neuroscienze, sir Gabriel Horn, ha lanciato al governo inglese - che la sta valutando - una (relativa) provocazione, la seguente: «Serve praticare obbligatoriamente i test antidoping agli studenti di ogni ordine e grado». Perché è meglio ottenere il diploma con un voto più basso che compromettere una vita intera. È questione di maturità. Anche dei genitori. 

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