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Embrione uomo-pecora, perché rappresenta una svolta per i trapianti

L'annuncio degli scienziati californiani: "In 5-10 anni potremmo avere organi trapiantabili". In Italia ci sono oltre 9.000 pazienti in attesa

Far crescere organi umani nel corpo di animali per poi poterli espiantare e trapiantare in pazienti che ne hanno bisogno. In estrema sintesi è questo l'obiettivo a cui gli scienziati lavorano per oltrepassare gli enormi ostacoli legati alla necessità di trovare un donatore per ogni ricevente. I primi tentativi sono stati fatti con i maiali, la notizia di questi giorni riguarda un nuovo esperimento che ha per protagonista un embrione ibrido ottenuto inserendo cellule staminali umane adulte nell'embrione di una pecora.

Fabbriche di organi

A presentare la ricerca sono stati gli scienziati dell'Università della California Davis durante il meeting dell'American Association for the Advancement of Science di Austin, in Texas. Secondo loro è stato fatto un altro passo nella direzione della crescita di organi umani nel corpo di animali.

L'ibrido è stato fatto crescere per 21 giorni nell'utero della pecora, e per 28 giorni in totale, il limite massimo al quale gli scienziati erano stati autorizzati per la sperimentazione. In questo lasso di tempo le cellule umane di sono riprodotte. Per il momento solo una cellula su 10.000 dell'embrione creato è umana, per poter arrivare a organi compatibili, secondo gli autori, il rapporto dovrebbe essere di uno a 100. Quindi occorre lavorare ancora per aumentare la proporzione di cellule umane all'interno della chimera.

La svolta in 5-10 anni

"Anche se c'è molto da lavorare - sottolinea Pablo Ross, uno degli autori - gli organi prodotti in queste chimere interspecie potrebbero un giorno costituire un modo per soddisfare la domanda di organi, trapiantando ad esempio un pancreas ibridizzato in un paziente". Per mettere la pecora in grado di ospitare un pancreas simil-umano, però, è stato necessario ottenere embrioni che ne siano privi e per farlo si usa la tecnica di copia e incolla genetico Crispr. La speranza è che le cellule umane introdotte in quegli embrioni possano crescere per prendere il posto dell'organo mancante.

Il vantaggio di usare le pecore invece dei maiali è che sono sufficienti meno embrioni. "Per un maiale trasferiamo di solito 50 embrioni per un ricevente" ha spigato Ross. "Con le pecore ne trasferiamo solo 4". Inoltre le pecore hanno alcuni organi - come il cuore e i polmoni - che sono simili ai nostri". Come i maiali, inoltre, le pecore producono organi delle dimensioni giuste per il corpo umano.

Hiro Nakauchi della Stanford University, che ha preso parte all'esperimento, si dice ottimista sulla possibilità per i pazienti che ne hanno bisogno di ricevere un giorno organi cresciuti all'interno di animali."Potrebbero volerci cinque anni o potrebbero volerci 10 anni ma penso che alla fine saremo in grado di farlo", ha dichiarato.

Rischi e preoccupazioni

Quanto alle preoccupazioni di tipo etico, Nakauchi minimizza: "Il contributo delle cellule umane finora è molto piccolo. Non stiamo parlando di un maiale con un volto umano o un cervello umano ", ha detto. "Abbiamo pubblicato diversi documenti che mostrano che possiamo mirare a una regione precisa, in modo da evitare di differenziare le cellule umane nel cervello umano o nelle gonadi umane". Insomma gli scienziati si dicono sicuri di poter indirizzare la creazione di organi che non hanno implicazioni etiche.

Quanto al rischio che dei virus all'interno del DNA dell'ospite possano infettare le cellule umane, o che l'organo umano possa contenere vasi sanguigni composti da cellule dell'animale "ospite", i recenti sviluppi nell'editing genetico hanno permesso agli scienziati di sviluppare maialini privi di tali virus, che potrebbero rendere le cose più facili, mentre Ross osserva che le cellule umane potrebbero sostituire le cellule ospiti rimanenti dopo il trapianto.

In attesa

In Italia al momento ci sono oltre 9.000 persone in attesa di un trapianto. Nel 2016 i donatori sono stati 2488. Si capisce quindi come la possibilità di produrre organi ad hoc, magari partendo proprio dalle cellule del paziente in attesa di quell'organo, se la cosa si rivelasse fattibile e sicura, rappresenterebbe una colossale svolta. "Ancora oggi, gli organi meglio abbinati, tranne nel caso in cui provengano da gemelli identici, non durano molto a lungo perché con il tempo il sistema immunitario li attacca", ha dichiarato Ross. Esplorare delle alternative è dunque indispensabile.

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Marta Buonadonna