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Alcol: ecco perché beviamo più di quanto dovremmo

Uno studio internazionale ha trovato un'associazione tra consumi e mortalità prematura anche entro le soglie finora considerate sicure

Quanti bicchieri a settimana? Alla fine dei conti questa è la domanda alla quale è necessario rispondere quando si parla di alcol e rischi per la salute. Le linee guida applicate da noi parlano di un massimo di 7 bicchieri a settimana per le donne e di 14 per gli uomini, siano essi bicchieri di vino da 125 ml, boccali di birra da 330 ml o bicchierini di liquore da 40 ml.

Ora una ricerca che si basa sui dati riferiti a 600.000 bevitori in 19 paesi ad alto reddito, Italia inclusa, mette in guardia sul fatto che queste quantità, considerate sicure per la salute, in realtà non lo sono affatto. Gli autori hanno infatti riscontrato che un consumo settimanale superiore ai 100 grammi di alcol incide negativamente sull'aspettativa di vita. 100 grammi equivalgono a 5 o 6 bicchieri di vino o boccali di birra standard, pari a 12,5 unità alcoliche.

I limiti raccomandati in Italia, Spagna e Portogallo sono più alti di circa il 50%, mentre negli Stati Uniti il limite massimo è di circa il doppio (196 grammi a settimana, o 11 bicchieri, anche se come sempre è inferiore per le donne che dovrebbero fermarsi a 98 grammi). Rispettano il limite suggerito dallo studio, che appare sulla rivista medica The Lancet, le nuove linee guida inglesi che suggeriscono un consumo massimo di 6 bicchieri a settimana.

Cala l'aspettativa di vita

Come abbiamo detto lo studio si basa su dati riferiti a quasi 600.000 bevitori, la metà dei quali dichiarava di bere più di 100 grammi di alcol a settimana, e nell'8,4% dei casi la quantità superava i 350 grammi ogni sette giorni. Sappiamo che un robusto consumo di alcol è associato a un maggior rischio di sviluppare una serie di malattie, da quelle legate al fegato, principale organo coinvolto, a diversi tipi di tumore, fino alle malattie neurodegenerative come l'Alzheimer. Questo studio ha voluto guardare più in generale al legame tra consumo di alcol e aspettativa di vita, quindi mortalità prematura per tutte le cause.

Gli autori hanno scoperto che rispetto a quanti riferivano di bere meno di 100 g di alcol a settimana, coloro che dichiaravano di berne 100-200 g, 200-350 g o più di 350 g avevano un'aspettativa di vita stimata, a 40 anni di età, inferiore di circa 6 mesi, 1-2 anni o 4-5 anni, rispettivamente. Insomma l'alcol incide sulla salute al punto da far morire chi ne abusa anche parecchi anni prima di chi invece ne fa un consumo moderato.

Per quanto riguarda l'associazione tra consumo di alcol e diversi tipi di malattie cardiovascolari, preso in esame dagli autori del lavoro, è emerso che un più elevato consumo di alcol è associato a un più alto rischio di ictus, insufficienza cardiaca, malattia ipertensiva fatale e aneurisma aortico fatale. Al contrario l'aumento del consumo di alcol era associato a un rischio leggermente inferiore di infarto miocardico non fatale.

Problema anche italiano

"Da noi esistono ampie fasce di popolazione la cui dieta è composta per metà da etanolo", racconta a Panorama.it il professor Edoardo Casiglia, dell'Università di Padova, che ha partecipato allo studio fornendo dati sull'Italia. "Bevono molto soprattutto in Veneto, dove magari le bevande hanno un tenore di etanolo inferiore a quelle consumate in altre parti d'Italia, ma se ne bevono molte di più. Il problema è che l'etanolo è un alimento, ma è anche un tossico e alla lunga l'effetto di un consumo eccessivo si vede".

"Il nostro studio ha evidenziato che un consumo di etanolo che eccede i 100 grammi a settimana può portare a un aumento di certi eventi avversi e questo valore non è teorico, ma derivato dall'esperienza epidemiologica", spiega Casiglia. "Per non eccedere questo limite bisognerebbe bere davvero non più di un bicchiere di vino al giorno. Una volta si diceva un bicchiere a pasto, ma alla luce di questi risultati direi che è forse già troppo".

Limitare i danni

A parità di etanolo contenuto, c'è differenza in termini di impatto sulla salute tra bere vino e bere altre bevande alcoliche? "Verosimilmente non è la stessa cosa", avverte Casiglia. "prima di tutto l'etanolo non è l'unica sostanza contenuta nelle bevande. Il vino contiene anche i fenoli che sono benefici e potrebbero in parte bilanciare gli effetti dell'etanolo, anche se non sappiamo bene se e quanto lo facciano. Inoltre i liquori sono spesso ottenuti per distillazione, processo durante il quale possono prodursi altre sostanze ancora più nocive dell'etanolo come il metanolo".

Meglio il vino della grappa, quindi, "a meno di non procurarsi dei distillati di altissima qualità dove la presenza di altre sostanze pericolose viene controllata". Ma anche in quel caso c'è poi la modalità di consumo che ha un suo ruolo. "Il vino", fa notare Casiglia, "è più spesso consumato in compagnia, i liquori invece spesso si consumano da soli. In quel caso vengono meno l'aspetto conviviale, che è di per sé benefico, e anche il controllo sociale, che può aiutare a limitare il consumo".

Oltre al cosa anche il quando può incidere sugli effetti del consumo di alcol? Lo chiediamo a Casiglia che si mostra scettico per esempio sul ruolo protettivo del consumo di alcol abbinato ai pasti. "Non ci sono studi epidemiologici che dimostrino che bere ai pasti faccia di per sé meno male. Certo, mangiando l'assorbimento dell'alcol potrebbe essere più lento, tuttavia sappiamo che l'etanolo viene in parte, e in una parte forse non piccola, assorbito già prima di arrivare allo stomaco. Vi è quindi una certa quantità dell'alcol consumato che non passa nemmeno per il fegato per essere detossificato e va direttamente al cervello, causando su di esso dei danni che alla lunga risultano evidenti in chi beve molto. L'espressione 'Si è bevuto il cervello' in effetti è piuttosto corretta".

Non c'è solo la questione dell'aspettativa di vita più corta. Chi beve troppo rischia di veder deteriorare drasticamente anche la qualità della propria esistenza. "Noi amiamo dire che non vogliamo dare solo più anni alla vita ma anche più vita agli anni", conclude Casiglia. "E' bene che si viva di più e anche bene, in salute".

Tra i limiti della ricerca gli autori citano il fatto che, pur attingendo a una mole immensa di dati, si basa di fatto su quanto dichiarato dai partecipanti. "Su un argomento delicato come quello del consumo di alcol, più che su altri temi, c'è sicuramente una renitenza del soggetto a dire la verità", commenta Casiglia. "Se si chiede in Veneto a 100 persone se bevono, moltissimi risponderanno di no, se però poi si va indagare per esempio chiedendo se bevono durante i pasti, allora molti diranno di sì". Oltre a un discorso di vergogna c'è quindi anche una componente di percezione distorta dei propri consumi di alcol. I dati emersi dallo studio potrebbero quindi essere sottostimati.

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Marta Buonadonna