«Torniamo a respirare dopo la pandemia con l'attività aerobica»
Salute

«Torniamo a respirare dopo la pandemia con l'attività aerobica»

Nella settima puntata della serie «Come rimettersi in movimento dopo il lockdown», realizzata in collaborazione con l'Associazione italiana di fisioterapia, intervista alla dottoressa Marta Lazzerisu come far ripartire l'apparato respiratorio dopo un anno e mezzo di inattività fisica.

«Dopo la pandemia, facciamo esercizio per allenare anche il respiro». Marta Lazzeri, fisioterapista respiratoria all'ospedale Niguarda di Milano, spiega che per tornare in forma non bisogna trascurare l'apparato respiratorio. Perché, come spiega la dottoressa Lazzeri, che presiede l'associazione ArIR (Associazione riabilitatori dell'insufficienza respiratoria), chi ha contratto il Covid ha avuto danni respiratori più o meno gravi. Ma anche chi non si è ammalato ha subito conseguenze a causa della sedentarietà.

Che effetti ha avuto il Covid sull'apparato respiratorio?

«Il Covid può dare origine a una polmonite. E se l'interessamento del polmone è ampio, si ha una vera e propria condizione di insufficienza respiratoria, vale a dire che il paziente non è più in grado di ossigenare adeguatamente il sangue».

Quindi la respirazione è stata colpita pesantemente dal?

«Sì. In maniera duplice: da una parte con danni polmonari, dall'altra con danni vascolari. Su certi pazienti è stato molto pesante. In certi pazienti si formano delle vere e proprie cicatrici a livello del polmone, che non è più una spugna leggerissima perché riempita di aria ma ci sono parti dure e fibrose».

I medici dicevano che con il Covid il polmone diventava come di cartone.

«In effetti abbiamo visto delle Tac e delle immagini di polmone con l'architettura veramente sconvolta. Purtroppo sì».

A prescindere dei malati di Covid, che cosa consiglia dal punto di vista respiratorio a chi vuole rimettersi in moto dopo la pandemia?

«A livello respiratorio ci sono tutta una serie di equivoci da chiarire. Quando non ci sono alterazioni importanti, la ginnastica respiratoria deve consistere nell'allenamento a carichi progressivamente crescenti».

Quindi se vogliamo allenare il mio respiro, cosa dobbiamo fare?

«Andare a correre, andare a nuotare, camminare... Questo è un intervento aspecifico per chi fortunatamente per chi non ha compromissioni importanti. Vale a dire per tutte quelle persone che in questo periodo di blocco più meno totale ha adottato uno stile di vita sedentario».

Quindi gran parte degli italiani dovrebbe in qualche modo recuperare la funzionalità respiratoria?

«Sì, soprattutto nei fumatori, anche se per fortuna ci vuole tempo prima che la funzionalità respiratoria si intacchi. La mancanza di respiro comincia a essere tangibile con il tempo».

E nel caso del Covid?

«In questo caso, chi avverte una mancanza di respiro che prima non aveva, può essere che questa sia dovuta a un periodo di inattività oppure potrebbe anche essere che il Covid abbia lasciato delle sequele a livello respiratorio. In qual caso non deve mettere in atto un intervento aspecifico, come "Mi metto a correre" o "Mi metto a camminare". In quel caso è bene che vada a fare una valutazione specialista da uno pneumologo, in modo da appurare la presenza e l'eventuale del danno. Un esame che può essere molto utile, oltre alla spirometria, può essere il test del cammino dei sei minuti».

In che cosa consiste?

«Si tratta di un test usato in tantissimi ambiti perché ci dice, utilizzando una finzione semplice e banale come quella di camminare, se la nostra capacità di sostenere uno sforzo fisico è nella norma o se è ridotta. In sei minuti un soggetto cercando di camminare con passo abbastanza brillante, dovrebbe fare almeno 400-500 metri».

Se percorre meno metri, è un brutto segnale?

«I motivi possono essere tanti. Può essere perché magari ha un impedimento di tipo neuro-muscolare. Ma può avere anche una problematica di tipo cardio-respiratorio».

In mancanza di un impedimento evidente, bisogna preoccuparsi?

«Diciamo che è un'indicazione che ci sono da fare una serie di valutazioni e approfondimenti».

Quando invece è tutto sotto controllo, che consigli dà per recuperare bene il respiro?

«Bisogna fare attività fisica. La nostra capacità di fare uno sforzo, di fare esercizio, dev'essere immaginata come un ingranaggio, in cui all'aumentare di quelle che sono le richieste si risponde incrementando la ventilazione (quindi il respiro diventa più ampio e profondo) e il cuore aumenta la gittata, la frequenza e il volume che mette in circolo».

Quali attività suggerisce?

«Camminare, correre, nuotare... Tutte quelle attività che coinvolgono grosse masse muscolari e che danno un forte stimolo cardio-respiratorio. E questo serve anche per tutta la muscolatura. Se non si è particolarmente allenati, partire con una modalità di questo tipo può avere effetti deleteri. Quindi si può iniziare con attività aerobiche ma magari con un dosaggio a minore intensità: può essere la camminata veloce o tutta una serie di attività a corpo libero da fare in casa o all'aperto. Tutto questo fa parte di un intervento di tipo aspecifico che va progressivamente a dare una stimolazione a tutta la catena del sistema respiratorio, cardio-circolatorio e muscolare. Nelle persone anziane può essere utile un lavoro che vada a migliorare anche la forza. Quindi non bisogna solo lavorare solo sulla resistenza, sull'endurance training, ma anche sul mantenimento della forza. Facendo un lavoro più breve, ma intenso, utilizzando il peso del corpo per fare resistenza o usando dei piccoli pesi. Invece per chi ha una patologia respiratoria già diagnosticata il consiglio è di rivolgersi a un fisioterapista specializzato in ambito respiratorio, per un programma mirato e personalizzato alle specifiche condizioni cliniche».

In conclusione, che indicazioni specifiche dà alle persone sane?

«Riprendere gradualmente a compiere in particolar modo attività aerobica, cioè quell'attività che va a stimolare la catena che parte dal polmone, include il cuore, il sistema circolatorio e arriva ai muscoli. Questo vale soprattutto per i soggetti a rischio (i fumatori, per esempio) e per tutti coloro che già prima avevano uno stile di vita sedentario. Anche perché un recentissimo studio condotto da ricercatori dell'università del Colorado ha mostrato che l'allenamento alla forza dei muscoli inspiratori ad alta intensità (30 respiri al giorno per sei giorni a settimana) ha dimostrato effetti benefici sul controllo della pressione sanguigna».






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Elisabetta Burba