Novità nella ricerca alla cura per il Covid-19
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Salute

Novità nella ricerca alla cura per il Covid-19

decine i laboratori impegnati e le sperimentazioni in corso. Ecco le novità di Virostatic che studia combinazioni di farmaci già esistenti

Il COVID-19 rappresenta un'emergenza sanitaria globale e che richiede un'azione terapeutica immediata. Sono decine, anzi centinaia i laboratori in tutto il mondo impegnati nella ricerca ed in una corsa contro il tempo per trovare un vaccino o una cura utilizzando combinazioni tra farmaci già esistenti.

Alcuni di questi, antivirali, hanno dimostrato di inibire il Coronavirus ma non sembrano essere molto potenti. Il gruppo di ricerca della ViroStatics è stato il primo a dimostrare, nell'ambito della lotta all'HIV, che i farmaci anti-HIV usati singolarmente risultano non ottimali ma che possono essere combinati in modo tale da ottenere una sinergia potente (come dimostrato con la pubblicazione scientifica del Prof. Franco Lori su Science nel 1994 e portarono al primo caso di cura funzionale del virus HIV, come descritto nella pubblicazione sul New England Journal of Medicine, nel 1999 e intitolata The Berlin Patient).


Il Prof. Franco Lori(Virostatics)


In molti ospedali si stanno sperimentando cure contro il Covid-19. Voi state puntando su alcuni farmaci studiati anni fa contro l'HIV. A che punto è la situazione dei vostri studi?

«In realtà stiamo puntando a combinare diversi farmaci che derivano da famiglie farmacologiche a cui appartengono anche farmaci usati i passato contro l'HIV. È probabile che tra questi già ne esistano alcuni che siano efficaci se usati in combinazione. Il concetto di combinazione è estremamente importante e può essere testato su molti farmaci contemporaneamente solo in laboratorio. Gli esperimenti clinici che ha citato sono altrettanto importanti, ma non è possibile testare allo stesso tempo altrettanti farmaci e combinazioni direttamente sui pazienti. Occorrerebbero anni. In laboratorio occorrono settimane. Le migliori combinazioni (e solo queste) andrebbero poi testate dai clinici per conferma. La fortuna vuole che i risultati ottenuti in laboratorio con antivirali spesso si traducono in efficacia anche nella clinica. Il nostro gruppo ha personale attrezzato, esperienza decennale, e strutture a contenimento biologico BL3 necessarie per compiere gli esperimenti. Ci stiamo attrezzando per mettere a punto la coltivazione del COVID-19 generosamente donatoci da diversi ospedali che li hanno isolati. Sarà infatti necessario testare diversi isolati virali, per essere certi che le combinazioni si comportino in modo omogeneo. Per tutto questo occorrono ulteriori risorse finanziarie di cui al momento non disponiamo. Abbiamo lanciato un appello per una raccolta di fondi al fine di reperire tali risorse, attraverso la società non-profit RIGHT (Research Institute for Genetic and Human Therapy o Istituto di Ricerca per la Terapia Genica Umana ) che ha sede in USA e in Italia. RIGHT ha accesso diretto ai laboratori e un legame diretto con ViroStatics. Per ulteriori informazioni rimandiamo al sito www.rightinstitute.net».


(Virostatics)


Come agiscono i vostri farmaci o le vostre combinazioni?

«Esistono diversi meccanismi di azione su cui possiamo agire. Solo a titolo di esempio: farmaci tipo clorochina che inibiscono l'ingresso del virus nella cellula dopo che il virus si è "ancorato" sulla sua superficie; farmaci tipo analoghi nucleotidici che "avvelenano" il virus mentre questo sta costruendo il proprio materiale genetico (RNA) per riprodursi; farmaci tipo inibitori delle proteasi che distruggono la "costruzione della navicella" che il virus utilizza per andare ad infettare ulteriori cellule. Ho citato questi esempi perchè i tre farmaci oggi più comunemente utilizzati nella clinica appartengono a queste tre famiglie. E anche perchè le stesse famiglie sono state impiegate in passato con successo contro l'HIV. Ma ognuna di queste famiglie ha diversi analoghi. Per esempio i clinici in questo momento stanno usando il Kaletra perchè qualcuno ha suggerito che potrebbe funzionare, ma gli inibitori delle proteasi approvati per HIV sono 10. Chi mi dice che fra questi non ce ne sia uno o più di uno che funzionano meglio? Lo stesso vale per le altre famiglie. Si può capire che le combinazioni possibili di questi farmaci diventano centinaia, e perciò testabili solo in laboratorio».



(Virostatics)


In tutto il mondo sono decine i laboratori in questo momento alla ricerca di una cura e di un vaccino. Siete in contatto con alcune di queste? E, soprattutto, si può fare una previsione sui tempi in cui potremo avere una cura efficace?

«Per fortuna, aggiungo io, siamo in tanti, ma non ancora abbastanza. Il tasso di fallimento di sviluppo farmaci è altissimo, perciò più laboratori ci lavorano meglio è. Il nostro credo è: riempiamo i laboratori per svuotare gli ospedali. E siamo in pochi soprattutto in Italia. Perchè non è detto che il ceppo virale che sta "girando" in Italia non sia diverso dagli altri e quindi necessiti di terapie adattate. Tanto per cominciare è mortale in 8 casi su cento mentre nel resto del mondo la mortalità non supera il 4 per cento. Riguardo alle tempistiche qui sta il netto vantaggio della nostra strategia: a noi occorrerebbero settimane per identificare le prime combinazioni da testare nella clinica, poiché testeremmo solo farmaci già approvati. Chi sviluppa nuovi vaccini e nuovi farmaci potrebbe avere bisogno di anni per ottenere l'approvazione all'uso».

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Andrea Soglio