Usa il microbiota per aiutare il tuo sistema immunitario
Salute

Usa il microbiota per aiutare il tuo sistema immunitario

La popolazione di batteri che «ospitiamo» può potenziare le nostre difese. La scienziata Maria Rescigno ci spiega come fare

Davvero, come dice il titolo di questo libro, abbiamo nel nostro organismo un'arma efficace per potenziare il nostro sistema immunitario? E come possiamo imparare a utilizzarla, mentre aspettiamo (con infinita pazienza) il nostro turno per essere vaccinati contro il Covid? Microbiota, arma segreta del sistema immunitario (Vallardi, 224 pp., 16,90 euro) è il saggio scritto da Maria Rescigno, biologa e docente di Patologia generale all'Humanitas University (dove dirige il laboratoriodi Immunologia delle mucose e Microbiota ed è prorettore vicario con delega alla ricerca).

Leggerlo equivale ad apprendere che cos'è il microbiota, ossia l'insieme di tutti i microrganismi che «abitano» nel nostro intestino, un microcosmo di cui, negli ultimi anni, si sta scoprendo il ruolo chiave per regolare la nostra salute. Se il nostro microbiota è in condizioni di armonia, se cioè i batteri «buoni» (i simbionti) sono in equilibrio con quelli «cattivi» (i patobionti) allora la nostra salute ha un ottimo alleato. Quando l'equilibrio si spezza, e il microbiota è alterato, corriamo diversi rischi, almeno potenzialmente: danni a carico della barriera intestinale , fegato grasso, diabete, fino a malattie come Alzheimer e Parkinson, o all'insorgere di alcuni tumori.

Mantenere in armonia il microbiota che portiamo dentro potenzia anche il buon funzionamento del sistema immunitario, così importante in tempi di pandemia. E dunque, c'è un modo per «mantenerlo in buona forma»? Ce lo siamo fatto spiegare dall'autrice, Maria Rescigno (che, peraltro, nel 2016 ha fondato Postbiotica, una start-up sul microbiota).

Come facciamo a sapere se il nostro microbiota è a posto?

«E possibile fare analisi specifiche?No, al momento l'analisi del microbiota a livello individuale, non dà risultati che è possibile interpretare. Mi spiego meglio: alcuni centri eseguono indagini di questo tipo, ma gli esiti non hanno molto senso per due motivi: primo, l'analisi può essere inquinata da fattori confondenti per esempio cosa si è mangiato il giorno prima; secondo, è difficile calare l'analisi di un individuo singolo in quella di una popolazione. Insomma, ci sono strutture che millantano questo tipo di test, addirittura inviano in risposta una tabella del rischio di infiammazione, ma, come ripeto, non sono risposte affidabili. Nel nostro istituto nell'ambito di studi clinici sottoponiamo ai partecipanti una particolare dieta, uno due giorni prima di effettuare l'analisi del microbiota, per escludere la variabile cibo».

Allora come capire se la popolazione dei batteri nostri inquilini è in armonia?

«Ci sono una serie di segnali che ce lo dicono. Lo stato della pelle, se il nostro intestino è regolare, se la pancia per esempio è sempre gonfia... Anche condizioni come emicrania, mal di schiena, problemi di stomaco e di digestione, tensioni muscolari, tachicardia, insonnia, stanchezza cronica spesso sono legati al malessere del microbiota».

Dobbiamo imparare a «leggerci» dentro da soli?

«Proprio così, è una sorta di analisi introspettiva. Dobbiamo far diventare il nostro organismo un po' un laboratorio sperimentale e vedere se, cambiando qualcosa, le cose migliorano.

Per esempio? Cosa faccio che sospetto di avere un microbiota che funziona male?

«Davanti a sintomi persistenti, è sempre utile parlare con il medico di fiducia. Se non ci sono condizioni patologiche in atto nell'intestino, la persona è sana e ha solo qualche piccolo disturbo, è possibile sperimentare: nel libro mostro una tabella di probiotici, ossia batteri «buoni» - i simbionti - la cui assunzione è legata alla possibile soluzione di un determinato disturbo di salute. Così, se per dire soffro di stipsi, oppure ho problemi di pelle, assumerò nella mia alimentazione quel ceppo di probiotici indicati per quel problema, e così via. Se la cosa funziona, vuol dire che la sperimentazione che ho fatto nel mio organismo era corretta. Anche perché ognuno ha reazioni individuali e uniche, difficile applicare a tutti soluzioni standard».

E come li assumo? Sotto forma di integratori?

«Più che acquistare integratori generici, sui quali non c'è un'evidenza scientifica certificata, è meglio acquistare in farmacia il tipo di probiotico indicato, contenente cioè quel batterio specifico, e con il latte fabbricare uno yogurt casalingo personalizzato».

Va bene anche mettere il probiotico in uno yogurt già pronto?

«No, perché lo yogurt si genera a partire da quel batterio durante la fermentazione del latte, portando alla formazione di prodotti metabolici che mediano le interazioni con l'organismo».

Ma in che modo i batteri potenziano le nostre difese immunitarie?

«Alcuni batteri stimolano la risposta immunitaria e l'espansione di linfociti, altri invece spengono la reazione infiammatoria, quando cioè il sistema immunitario è sempre «acceso», il che è una condizione potenzialmente pericolosa. Inoltre, durante i processi di fermentazione dei cibi, i probiotici rilasciano molecole, dette metaboliti o postbiotici, che includono proteine, peptidi, acidi grassi, lipidi, vitamine...»

E loro che cosa fanno?

«Sono molecole abbastanza piccole da raggiungere le cellule epiteliali - quelle che costituiscono il rivestimento interno ed esterno della maggior parte delle superfici corporee - per poi proseguire verso l'interno del nostro organismo, dove dialogheranno con le cellule del sistema immunitario favorendone il lavoro».

Seguire la dieta mediterranea va sempre bene, giusto?

«La dieta mediterranea va benissimo, meglio ancora se integrata con lo yogurt fatto in casa, appunto, o alimenti come il miso o il kimchi, prodotti fermentati della cucina orientale che hanno effetti positivi sul nostro organismo».

Nel libro lei indica anche il digiuno occasionale o alternato, in quale delle tante formule in cui viene proposto però?

«Anche in questo caso si tratta di un metodo molto personalizzato, il concetto è sempre che occorre trovare il proprio equilibrio, ricorrendo ove serve al medico di fiducia. Si possono assumere, per due giorni la settimana, fino a 500 calorie, io però non ci riuscirei perché è impegnativo. Consiglio piuttosto di distanziare due pasti di circa 14 ore: se alla sera mangio alle 9, la colazione il giorno dopo sarà non prima delle 11, dando così tempo all'organismo di cambiare il suo metabolismo».

Anche fare esercizio fisico aiuta le nostre difese naturali?

«Assolutamente sì. E anziché fare due ore di palestra la settimana, che adesso sono pure chiuse, meglio 10 minuti tutti giorni. E molto più efficace, e anche più semplice».

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Daniela Mattalia