Il Coronavirus abbatte traffico e inquinamento: i dati
Milano deserta (Ansa)
Salute

Il Coronavirus abbatte traffico e inquinamento: i dati

Autostrade e città deserte, fabbriche a ciclo ridotto; il Covid-19 aiuta a migliorare la qualità dell'aria. E può essere un bene anche per la lotta al virus

Esiste un rapporto diretto tra inquinamento atmosferico e diffusione del Coronavirus. La scoperta è stata confermata qualche giorno fa dai risultati di uno studio curato da un team di ricercatori italiani e medici della Società italiana di Medicina Ambientale (Sima). Gli studiosi hanno incrociato i dati del periodo tra il 10 e il 29 febbraio.

Da una parte del grafico hanno posto quelli provenienti dalle centraline di rilevamento delle Arpa, le agenzie regionali per la protezione ambientale, dall'altra i dati del contagio da Covid-19 riportati dalla Protezione Civile, aggiornati al 3 marzo, tenendo conto del ritardo temporale intermedio di 14 giorni pari al tempo di incubazione del virus. La conclusione è stata che si evidenzia una relazione tra i superamenti dei limiti di legge delle concentrazioni di Pm10 e PM2,5 e il numero di casi infetti da Covid-19.Se, quindi, l'inquinamento atmosferico favorisce la diffusione del contagio da Coronavirus potrebbe essere altrettanto vero che la diminuzione sensibile delle polveri sottili nell'aria faciliti la battaglia mondiale contro il Covid-19.

I nuovi dati che arrivano della missione Copernicus Sentinel-5P dell'Agenzia spaziale europea mostrano in maniera chiara come sopra la pianura padana – esattamente come accaduto in Cina – stia diminuendo in maniera sensibile la nuvola rossa di diossido di azoto. Questa è la conseguenza più evidente del rallentamento delle attività produttive e soprattutto degli spostamenti privati responsabili del 70% dell'inquinamento urbano da diossido d'azoto.

A Milano negli ultimi 10 giorni la concentrazione di PM10 nell'aria non ha mai superato la quota limite di 50 milligrammi per metro cubo, mentre a metà gennaio il livello medio giornaliero era tra i 79 e i 96 milligrammi. Nella prima metà di febbraio le cose non sono cambiate e la concentrazione diaria di polveri sottili era sempre compresa tra i 79 e i 92 mg/m3. I dati che arrivano da Arpa Lombardia attualizzati agli ultimi 10 giorni evidenziano un sensibile crollo del PM10 sotto la Madonnina. Il livello minimo è stato raggiunto il 13 marzo quando non è mai stata superata una quota media di PM10 di 17 mg/m3 e il massimo d'inquinanti atmosferici sono stati rilevati il 17 marzo quanto la centralina di Viale Marche ha segnato i 42 mg/m3. Lo stesso vale anche per altri focolai lombardi del contagio.

La qualità dell'aria di Codogno, ad esempio, tra gennaio e febbraio era pessima con livelli di PM10 costantemente sopra quota 50. Tra il 10 e il 17 marzo, invece, il livello di PM10 nell'aria ha oscillato tra i 20 mg/m3 e i 44 mg/m3. A Bergamo, nella stessa settimana, le polveri sottili hanno raggiunto un massimo di 35 mg/m3 e un minino di 14 mg/m3 e a Brescia la forbice è stata tra i 18 mg/m3 e i 44 mg/m3 del 17 marzo.

Ogni anno in Italia per le conseguenze dello smog muoiono circa 34.000 persone ovvero quasi 100 al giorno. Si tratta di decessi causati da patologie sviluppate a causa dell'inquinamento come asma, polmoniti, patologie cardiache e respiratorie. Le polveri sottili, infatti, rappresentano una sorta di autostrada per virus e batteri che trovano negli inquinanti un ottimo transfert per arrivare all'uomo e quanto accaduto col Coronavirus non fa che confermare questo. Un virus tanto potente e devastante come il Covid - 19 in ambienti saturi di ossidi di azoto e polveri sottili ha trovato l'occasione per deflagrare e diffondersi in tutta la sua potenza. In Cina in primis, e poi in pianura padana, ma anche nella regione di Madrid e in generale in tutte le zone a più alta concentrazione di inquinanti. Si tratta delle aree dove sono stati registrati i maggiori focolai nazionali di diffusione del Covid -19.

In questo senso l'arrivo della bella stagione e la drastica diminuzione dell'inquinamento globale dovuto alle misure nazionali di contenimento del contagio potrebbero favorire la vittoria della battaglia "uomo contro Coronavirus".

La diminuzione del livello di polveri sottili nell'aria è coerente e proporzionale al crollo del traffico urbano ed extraurbano in pianura padana. L'esempio di Milano è lampante.

Se nelle prime due settimane d'emergenza il traffico privato era diminuito del 15, 20% (i dati arrivano dall'Osservatorio mobilità del Comune di Milano), nella terza settimana il calo è stato del 63%. Ancora più drastica la riduzione dell'utilizzo dei mezzi pubblici che già a inizio emergenza erano stati dimezzati e ora segnano un calo del 90%.

Reggono i mezzi di servizi che, a fronte di una prima diminuzione di circolazione del 10%, tra giovedì e venerdì della scorsa settimana sono scesi al – 45%. E se il traffico nell'Aerea B di Milano è diminuito del 60% nella terza settimana di blocco, l'ingresso dei taxi nell'Area C è arrivato a scendere dell'89% nelle ore serali.Interessante osservare la variazione dell'utilizzo di mezzi di sharing o comunque alternativi a autobus, tram e metropolitane. I dati dell'Osservatorio Telepass, infatti, mostrano come a inizio emergenza, a fronte della diminuzione nell'utilizzo dei mezzi pubblici, si era vista un'impennata nell'utilizzo di forme alternative di spostamento come i monopattini elettrici o scooter e bici in sharing. Il Comune di Milano, però, ha fatto notare che, da quando il blocco agli spostamenti si è irrigidito anche i mezzi in sharing sono entrati in crisi con un calo del 78% del noleggio auto dell'85% di bici e moto e dell'89% dei monopattini.

Praticamente azzerato il mercato dei bus turistici che nelle ultime 3 settimane è arrivato a segnare un – 97%.

Diminuito drasticamente è anche il traffico extraurbano. Osservatorio Telepass sottolinea che solo il traffico merci è praticamente immutato mentre Autostrade per l'Italia, tramite la concessionaria Atlantia, fa sapere che i passaggi dai caselli nella direzione di tronco di Milano (Lombardia, più basso lodigiano e parmense) sono diminuiti nella settimana tra il 9 e il 15 marzo del 65,5%.

Autostrade per l'Italia, inoltre, ha reso noto che, solo nell'ultima settimana, il traffico autostradale sull'intero sistema nazionale è calato del 56,3% mentre la precedente era diminuito del 40% e quella ancora prima del 22,7%. Questo significa che sempre più italiani stanno rispettando l'obbligo di rimanere in casa e di non uscire salvo strette emergenze o motivi di lavoro e questo oltre a contenere il contagio migliora la qualità dell'aria e rende la vita difficile al Covid-19. Su base annua, facendo una media dei primi due mesi dell'anno, il traffico sulla rete autostradale italiana, è diminuito del 8,3%.

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Barbara Massaro