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Salute

Epatite acuta pediatrica; sappiamo poco e fa tanta paura

Per il Ministero della Salute il numero dei casi non preoccupa ma a spaventare è la totale mancanza di conoscenza di questa patologia

L'epatite acuta pediatrica partita in Inghilterra e che si sta diffondendo tra i bambini è una malattia sconosciuta. Ad oggi infatti nessuno sa di cosa si tratti e perché colpisca soltanto i bambini. L’Oms ha segnalato 190 casi, tra questi tre sono stati accertati anche in Italia e un bambino di 11 anni a causa della gravità delle epatite è stato sottoposto ad un trapianto di fegato a Bergamo.

Le epatite accertate sul territorio nazionale anche se per ora non sembrano destare preoccupazione potrebbero aumentare, ci sono infatti decine di segnalazioni.

Una situazione monitorata dal Ministero della Salute che in una circolare del 23 aprile "Casi di epatite acuta a eziologia sconosciuta in età pediatrica" ha riportato le azioni intraprese a livello nazionale, le indicazioni per la segnalazione dei casi e le raccomandazioni per la loro gestione. Mentre la Pediatria di Famiglia ha attivato una rete di sorveglianza in tutte le regioni per i casi di epatite che si dovessero verificare.

«Questa epidemia di epatite acuta che è stata osservata per la prima volta nel Regno Unito interessa i bambini sotto i 10 anni. È particolarmente severa, ci sono stati dei trapianti e i casi accertati sono stati riscontrati con una frequenza insolita in un lasso di tempo breve che è preoccupante»- ci spiega Francesco Negro della divisone di gastroenterologia ed epatologia dell'ospedale universitario di Ginevra.

Qual è origine delle epatite?

«Non si conosce l’origine. In alcuni casi ci sono state delle situazione in cui è stato riscontrato l’adenovirus che è molto frequente in età infantile ma normalmente può dare una faringite o una congiuntivite ma l’epatite acuta o grave da adenovirus, è eccezionale e rara e avviene nei pazienti immunodepressi. La gran parte dei casi resta senza spiegazione. Non è una reazione vaccinale perché i bambini non erano vaccinati. Potrebbe essere una reazione subacuta al coronavirus ma per il momento non si può dire».

Che ne pensa dei casi italiani?

«In Italia so che c’è stato almeno un trapianto a Bergamo ed è in corso l’analisi patologica dell’espianto. Mentre per gli altri casi si possono solo fare delle ipotesi. Ad esempio potrebbe esserci un virus che circola ma non è una cosa frequente. La mia idea è che se c’è un agente infettivo che circola probabilmente richiede un coofattore qualcosa che facilita il decorso fulminante come una variante genetica del bambino per esempio».

Perché colpisce solo i bambini di quell’età?

«Non si capisce infatti quale sia il motivo, siamo purtroppo nella nebbia totale. Non abbiamo neanche la certezza che possa essere trasmesso agli adulti».

Quali sono i sintomi?

«Sono quelli di tutte le epatiti ossia nausea, inappetenza, fatica molto intensa, ittero e transaminasi superiori a 500 unità».

Cosa consiglia?

«Una sorveglianza stretta che raccolga più analisi possibile e tutti i contatti. Insomma tutte le misure che vengono adottate per una malattia di origine sconosciuta».
Anche Gianpiero D’Offizi Primario epatologo dell’Istituto per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani si mantiene cauto sull’origine delle epatite.

«Dell’epatite acuta ad eziologia sconosciuta in pazienti pediatrici non si conosce l’origine e nulla è stato escluso. In alcuni casi in Uk è stata individuata una presenza di adenovirus in circa il 77% dei casi. Però non può essere considerata la vera causa. Secondo me occorrono ancora studi abbastanza approfonditi e capire sono responsabili dei virus ma potrebbero esserlo anche delle tossine. Quello che è certo è che sono stati esclusi i virus epatotropi maggiori che sono l’A,B,C,D,E da tutti i bambini»

Cosa ne pensa delle cause delle epatite è che i bambini con il lockdown hanno sviluppato meno anticorpi?

«È un’ipotesi suggestiva quella di considerare il periodo di lockdown come causa. Vede il nostro organismo matura ad ogni variante e ad ogni mutazione una risposta immunitaria specifica. Il fatto che questi bambini non siano stati a contatto con altri coetanei a causa delle restrizioni potrebbe aver diseducato il loro sistema immunitario. Ma dobbiamo accertare ancora la causa che potrebbe essere una tossina o una condizione ambientale o un patogeno nuovo. Ci sono diverse ipotesi di lavoro che sono al vaglio. Sicuramente si può escludere che ci sia una correlazione con la vaccinazione da Sars”

Cosa può dirci di questa epatite?

«È chiaro che è una forma di epatite importante dal punto di vista clinico con una danno epatico che si realizza con la distribuzione degli epatociti che liberano le transaminasi (alt e ast) che possono aumentare in maniera significativa come nel caso di questi bambini. Il risultato è un danno massiccio al livello del fegato infatti per una discreta parte di questi bambini è stato necessario il trapianto di fegato perché il danno è stato irreversibile. I bambini che presentano sintomi tali da far ipotizzare questo tipo di epatite vanno ospedalizzati ma per il momento non c’è da allarmarsi perché i casi sono pochissimi».

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Linda Di Benedetto