Il virus cinese e lo scenario peggiore: 200.000 casi
Feature China/Barcroft Media Getty Images
Salute

Il virus cinese e lo scenario peggiore: 200.000 casi

Un nuovo report degli epidemiologi inglesi suggerisce che il numero dei contagiati potrebbe essere più ampio del previsto


Il nuovo coronavirus cinese che sta impanicando (e con qualche ragione) il mondo, diventerà una pandemia planetaria? È ancora difficile prevedere con certezza la sua evoluzione, ma un rapporto (Report 3) di epidemiologi dell'Imperial College di Londra e del Centro for infectious diseases modelling (che collabora con l'Oms) suggerisce che potrebbero esserci, in Cina, molti più casi di quelli ufficialmente diagnosticati, e non esclude che, se così fosse, il numero totale di contagi possa salire nella prossima settimana a 200 mila.

In questo caso, anche le restrizioni draconiane messe in atto dalle autorità cinesi avranno scarso impatto nel fermare la diffusione del virus 2019-nCoV (la sigla con cui è stato chiamato).Nel rapporto, gli scienziati indicano che il tasso di trasmissione dell'infezione, ossia quante persone può contagiare un soggetto che ha contratto il virus, è in media di 2,6 (numero emerso da calcoli al computer basati sull'attuale tasso di contagio e su potenziali proiezioni).



«In questo caso» scrivono i ricercatori «le misure di contrasto, per essere davvero efficaci, dovrebbero bloccare il 60 per cento della trasmissione. In assenza di vaccini o di antivirali, i controlli dipendono dall'individuazione tempestiva e dall'isolamento dei casi infetti. Non è chiaro, al momento, se l'epidemia possa essere contenuta dentro i confini cinesi».

Per ora i casi di coronavirus identificati al di fuori della Cina sono isolati, e si tratta quasi sempre di turisti cinesi rientrati da Wuhan (l'epicentro dell'epidemia). Ma il fatto che anche persone senza sintomi o con sintomi assai lievi sono in grado di trasmettere l'infezione rende tutto molto più complicato e incerto.

Nella proiezione ottenuta dal report, vengono fatti 3 diversi scenari: nel migliore dei tre, una persona con il virus ne contagerebbe 2,1, in quello «mediano» 2,6, nello scenario peggiore i contagiati sarebbero 3,5. Nell'ultimo caso, la pandemia appare quasi inevitabile: da qui il numero di casi che salirebbe fino a 200 mila.

«L'epidemia» concludono «rappresenta una chiara minaccia globale, e oltre a monitorarne l'evoluzione, è indispensabile capire meglio la magnitudo della minaccia. Finora abbiamo solo una comprensione limitata di quanto possano essere severi i sintomi, e stime approssimative e non ancora affidabili del tasso di mortalità».

Al momento la mortalità del nuovo coronavirus è attestata intorno al 3 per cento. Per fare un confronto, nel caso della Sars era intorno al 10 per cento, e in quello della Mers addirittura del 38 per cento. Ma queste due precedenti epidemie (la prima nel 2002-2003, la seconda nel 2012) avevano una minore velocità di contagio. E il 3 per cento di morti spalmato su grandi numeri (ammesso che il tasso di mortalità in futuro non salga) non appare più così tranquillizzante.

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Daniela Mattalia