operazione chirurgica bomba nel petto soldato ucraino
(Ukraine Mediacal Force Command)
Salute

In sala operatoria con l’artificiere e il chirurgo

Questa è la sorte toccata a un soldato ucraino sottoposto a quello che diverrà un caso esemplare citato nei manuali di chirurgia generale.

Il 9 gennaio 2023, la viceministro della difesa dell’Ucraina Hanna Maljar postava su Facebook la radiografia di un militare ucraino in cui si vedeva una cosiddetta granata VOG inesplosa alloggiata dentro il petto e vicino al cuore. Questi piccoli ordigni di dimensioni di circa quattro centimetri vengono sparati in serie con il lanciagranate GP-25 in dotazione all’esercito russo, arma che ha l’aspetto di un fucile ed è efficace a partire dai 400 metri di distanza dal bersaglio.

L’intervento, perfettamente riuscito, è stata effettuato in un clima di estrema tensione, data la possibilità di esplosione durante la rimozione della granata. È stato incaricato di eseguirla uno dei più esperti chirurghi di guerra ucraini, Andrii Verba, che ha dovuto operare in stretta collaborazione con due artificieri per proteggere il personale medico ed evitare danni al cuore del paziente. Una delle difficoltà che hanno dovuto superare i dottori è stata quella che era impossibile usare l’elettrocoagulazione, una tecnica che usa la corrente elettrica per bruciare i bordi dei vasi e cauterizzare l’incisione. Proprio la circolazione della corrente elettrica, infatti, avrebbe potuto far esplodere la granata.

Tutti con il fiato sospeso, dunque, finché Anton Jurijovyč Geraščenko, consigliere del Ministro degliinterni molto attivo sui social, non ha postato una foto del chirurgo Verba con i guanti ancorainsanguinati e la granata ancora inesplosa nel palmo della mano. Il commento era: «Granata estratta appena sotto il cuore, non esplosa ma ancora esplosiva. Mai successo nella storia della medicina di dover effettuare una tale operazione».

Di fatto, su Pubmed si trova un articolo sulla rivista Military Medicine del 1999 che racconta di 36 casi simili nel corso della Seconda Guerra Mondiale, quattro dei quali finiti tragicamente. Dopo la grande guerra si contano solo due altri casi. Uno nel 2006 che ha visto protagonista un soldato americano colpito in Afghanistan all’addome e un altro nel 2014 sempre in Afghanistan, per salvare una donna in cinta di 23 anni colpita in testa.

In quest’ultimo caso si scoprì solo dopo che l’oggetto rimosso non era una granata ma una pallottola di metallo. Tuttavia i medici militari americani operarono nella zona craniofacciale con precauzioni identiche a quelle prese alcuni giorni fa in Ucraina. Il resoconto di quell’operazione, che non faceva uso di elettrocoagulazione, uscì sul Journal of Neurosurgery. L’articolo faceva notare che non esistevano in letteratura sufficienti informazioni per valutare se l’oggetto era una pallottola o una granata. Suggerivano quindi, per il futuro, di basarsi su alcune caratteristiche quali le dimensioni leggermente più grandi delle parti di granata rispetto alle pallottole, le alterazioni in densità e la forma dell’incavo. Il caso ucraino farà scuola perché la granata era vicinissima al cuore.

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Luca Sciortino