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ANSA/ETTORE FERRARI
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Marino senza poteri e romani senza sindaco

Roma questa mattina si sveglia commissariata, senza sindaco e con un municipio sciolto per mafia. Con i maxi poteri al Prefetto Gabrielli, il Pd scongiura le elezioni anticipate che ora sarebbero un disastro

Roma questa mattina si sveglia "sotto tutela", senza sindaco e con un municipio sciolto per mafia.

Peggio di così non poteva andare, eppure Ignazio Marino, che quando è stato eletto aveva giubilato di aver fatto il cappottone al centro destra, rimane in vacanza e si dice contento. Non c'è da dubitare che le sua affermazione sia sincera, perchè in questi anni si è rivelato talmente alieno alla macchina amministrativa, alla sua cittadinanza, da non aver mai dimostrato di aver capito Roma e la sua complessità, fatta anche di periferie come Ostia, Tor Bella Monaca, Tuscolana.

Secondo l'ex sindaco di Roma, Francesco Rutelli chiamato a commentare a Rainews24 le decisioni del governo "a Roma dopo duemila anni è tornato il consolato – aggiungendo che -  sono stati persi sei mesi per il Giubileo, solo ieri è stato varato piano straordinario e tra bandi ed espletamento delle gare, non si farà in tempo per dicembre". Marino bocciato anche dai suoi predecessori quindi. Per molti mesi è stato ribattezzato il sindaco del centro storico, quello che come obiettivo primario ha messo la pedonalizzazione dei Fori Imperiali, mentre il resto della città andava allo sbando.

A Marino le forbici e la fascia tricolore
Al suo ritorno, Marino si troverà affiancato da due gendarmi, il Prefetto Gabrielli e l'assessore alla legalità Sabella che vaglieranno ogni singolo atto amministrativo relativo ad appalti ed opere pubbliche in vista del prossimo Giubileo. Inoltre, l'ex assessore al Bilancio Silvia Scozzese uscita dalla giunta capitolina per le "incomprensioni" con il primo cittadino, rientra per volontà del governo come commissario al debito. Al Sindaco rimane così solo la fascia tricolore e le forbici per andare a tagliare qualche nastro e per le cerimonie ufficiali. E' poco più di un frontman in attesa delle prossime elezioni.

Per il governo, Roma è una grana
Sciogliere Roma per mafia avrebbe esposto l'Italia intera ad un'attenzione mediatica mondiale che ora il governo e il Paese non possono permettersi.

Perchè questo è l'anno di Expo che si sta rivelando un successo e perchè Renzi da mesi cerca di riportare il nostro Paese tra quelli di cui gli investitori stranieri possono fidarsi. Il tempo guadagnato con la mezza misura del commissariamento mascherato, serve al Pd per ricostruire il consenso sul territorio perchè negli ultimi otto mesi Orfini & C. Hanno pensato di trattare i circoli come dei bubboni oscuri, stilando liste di proscrizione, chiamando uno ad uno gli iscritti. Una cosa che ha fatto infuriare soprattutto i fedelissimi che dopo la delusione di Mafia Capitale, si sono sentiti trattati come conniventi. Se si votasse oggi non ci sarebbe speranza di vittoria per il PD su Roma.

Quel che è certo è che Renzi non vorrà andare ad elezioni in tandem con le amministrative di Roma dopo la fallimentare esperienza della giunta romana, oramai inzeppata di suoi uomini di fiducia. Il premier sempre poco interessato alle vicende capitoline se ne tiene alla larga, già troppo impegnato a traghettare il suo governo verso il 2018.

Roma è salva, ma i romani?
Marino ha messo d'accordo i romani, che ogni volta che incontrano qualche disservizio, affermano all'unisono che è colpa sua. Ogni giorno sui mezzi pubblici va in scena un coro di lamentele dirette al primo cittadino e così via per una strada chiusa, le strade sporche. Anche quando in effetti la colpa sarebbe da un'altra parte.

Ma il sentimento di sfiducia è tale che anche questa decisione del commissariamento non appare altro che un accanimento terapeutico verso un'esperienza che si è conclusa già da tempo. I funerali in gran stile dei Casamonica, hanno dimostrato che riempire la giunta di Prefetti ed ex magistrati non ha dotato la città di maggiori anticorpi rispetto ai rischi della malavita.

I romani abituati alla politica più di chiunque altro, hanno la piena consapevolezza che anche questo commissariamento è l'ennesima operazione di facciata con il solo obiettivo di evitare le elezioni anticipate, che probabilmente sarebbero vinte dal Movimento 5 stelle o dall'imprenditore Alfio Marchini. Ma che sia il sindaco, un commissario od un Prefetto quello che manca alle misure del governo è un piano per Roma.

Si tira a campare senza che nessuno abbia parlato di opere, punti di programma per la città, cose concrete da fare. Quelle poche cose di cui ogni città ha bisogno per funzionare. Anche stavolta abbiamo salvato Roma e dimenticato i romani. A proposito, quando torna il Sindaco?

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Sara Dellabella