Il Centro nella tenaglia tra Forza Italia e Pd
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Il Centro nella tenaglia tra Forza Italia e Pd

L’accordo tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi forma infatti una tenaglia che non lascia al Centro – e in genere ai piccoli partiti – alcuno spazio di manovra

L’annuncio di Pier Ferdinando Casini di tornare nel centrodestra e quello dell’ala prevalente di Scelta civica di avvicinarsi al Partito democratico è una non notizia. L’accordo tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi forma infatti una tenaglia che non lascia al Centro – e in genere ai piccoli partiti – alcuno spazio di manovra. Le elezioni politiche sono lontane, mentre le Europee si celebrano tra poco più di cento giorni. Questo può spiegare la fretta di Casini di tornare nella casa del Padre. Da mesi il leader dell’Udc spingeva perché Angelino Alfano formasse con lui una lista comune che consentisse al partito centrista di superare il 4 per cento per entrare a Strasburgo e in prospettiva il quattro e mezzo per tornare alla Camera. Alfano nicchiava, consapevole che il Cavaliere gli avrebbe scagliato addosso il micidiale anatema: "Stai facendo un centrino!".

Anatema mortale dopo il fallimento politico dell’iniziativa di Mario Monti e la clamorosa uscita di scena di Gianfranco Fini, fino al giorno precedente le elezioni presidente della Camera assai corteggiato e pieno di sé. Il ritorno organico di Casini nel centrodestra il cui leader indiscusso – piaccia o no – resta l’"impresentabile" Berlusconi consente ad Alfano di accogliere Casini formando una seconda cordata di centrodestra alleata con Forza Italia in tutte le elezioni di qui alle politiche, garantendo a se stesso e all’Udc una solida base e spuntando le armi dell’ala estremista di Forza Italia che intendeva fare al Nuovo centrodestra una guerra totale puntando a escluderlo dal parlamento di Strasburgo. Lo stesso Berlusconi, con intelligenza, ha tagliato le unghie agli avanguardisti del suo movimento dando il bentornato dopo otto anni a un uomo col quale non aveva in realtà mai rotto il rapporto personale. Era altrettanto scontato che l’ala dominante di Scelta civica (dal segretario Stefania Giannini ad Andrea Romano) si orientasse subito sul partito riformista di Matteo Renzi.

Per Monti, lontano sia da Berlusconi che dal Pd, non c’è più spazio in Italia: le sue ambizioni europee diventano una necessità di collocazione. L’ala cattolica di Scelta civica (a cominciare da Lorenzo Dellai) entrerà verosimilmente nel Pd, ma senza poter contrattare alcuna contropartita. I Popolari di Mario Mauro sventoleranno ancora la bandiera del centro, ma è chiaro che senza l’alleanza con Forza Italia alle politiche non avranno possibilità di sopravvivenza. La saggia decisione di Renzi di iscrivere il Pd al Partito socialista europeo farà assomigliare finalmente il nostro sistema a quello continentale in cui popolari e socialisti si confrontano apertamente senza i contorcimenti legati agli ultimi eredi, di qua e di là, del Muro di Berlino.

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Bruno Vespa